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La recensione di Dragon Blade, il nuovo film di Jackie Chan

Pubblicato il 25 aprile 2015 di Marlen Vazzoler

Jackie Chan: ‘Voglio essere un vero attore’

Dragon Blade sembra avere tutte le carte in tavola per diventare un altro capolavoro storico diretto da Daniel Lee, alla stregua di 14 Blades e Three Kingdoms: Resurrection of the Dragon. La pellicola è ambientata durante la dinastia Han e racconta l’improbabile amicizia tra il comandante Huo An (Jackie Chan) della Squadra di Protezione della Via della Seta e un generale romano Lucius (John Cusack) fuggito in oriente con la sua legione, per salvare il piccolo Publius dalle grinfie mortali del malvagio fratello maggiore, Tiberius (Adrien Brody).
Ma nonostante alcune scene d’azione, qualche movimento di macchina davvero ispirato e le interpretazioni dei tre protagonisti, il film non riesce mai a raggiungere le vette che si era preposto.

Huo An ha il difficile compito di mantenere la pace tra i 36 popoli che abitano lungo la Via della Seta, il suo motto è ‘trasforma il nemico in amico e pace per tutte le razze’, ma non tutti condividono il suo pensiero. Un giorno viene incastrato con i suoi uomini con l’accusa di aver contrabbandato dell’oro e viene spedito ai lavori forzati nella città di frontiera Wild Geese Gate, dove prova a diffondere il suo credo. Ma la città viene presa di mira da un generale romano che sta cercando di salvare il figlio del console dall’assassinio ordito dal fratello, geloso per non essere stato scelto dal padre come suo nuovo successore.
Tra Huo e Lucius sboccia una profonda amicizia che sfocia in un bromance mai forzato, creando alcune delle scene più belle del film grazie all’interpretazione di Cusack e Chan. Ma il tradimento di uno degli uomini fidati di Huo causerà morte e sofferenza.

Brody ruba spesso la scena con la sua interpretazione, mai completamente fuori luogo. Non si può fare a meno di notare quanto l’attore si stia divertendo, in particolare durante il confronto con Lucius. Ma il buonismo che permea il film spesso cade nel cliché, in particolare nelle scene tra Cusack e il piccolo Jozef Waite che in alcuni momenti raggiungono delle vette quasi melodrammatiche.

Per Lee, Chan crea delle scene d’azione ben coreografate e coinvolgenti, e si ritaglia qualche piccolo momento in cui mette in risalto le capacità del suo personaggio, senza mai dimenticare i suoi comprimari. Sono particolarmente degni di nota il combattimento iniziale tra Chan e Li Peng, in cui vediamo l’usuale connubbio tra commedia e arti marziali, il timbro di fabbrica dell’artista. E l’addestramento della Squadra di protezione e della legione, tramite il quale viene creato uno dei rapporti più importanti del film.

Per contro, la grande battaglia finale da l’impressione di non essere all’altezza degli altri stunt presenti nel film, lasciandoti l’amaro in bocca.

Il film è stato presentato in anteprima alla diciasettesima edizione del Far East Film Festival.