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The Walking Dead, la recensione del 14° episodio: Spend

Pubblicato il 17 marzo 2015 di Lorenzo Pedrazzi

Spend, quattordicesimo episodio della quinta stagione di The Walking Dead, cambia nettamente marcia rispetto alle puntate precedenti, e non lesina alcuni scioccanti risvolti splatter…

Attenzione: l’articolo contiene SPOILER.

Noah chiede a Reg, marito di Deanna, di insegnargli le basi dell’architettura per poter rafforzare la barriera. Reg accetta, e gli consegna anche un quaderno su cui dovrà registrare la storia di Alexandria.
Intanto, l’impianto elettrico della città si è guastato, quindi Noah si unisce a Aiden, Nicholas, Glenn e Tara per recarsi in un magazzino dove recuperare alcuni pezzi di ricambio. A loro si aggiunge anche un recalcitrante Eugene, poco propenso a rischiare la vita, ma obbligato ad andare con gli altri per scegliere le apparecchiature necessarie. La porta principale del magazzino è affollata di morti viventi, ma il gruppo trova un ingresso secondario ed entra nell’edificio. Ci sono alcuni erranti anche all’interno, intrappolati dietro una recinzione, ma uno di essi – vestito con una corazza antisommossa, completa di granate sul giubbetto – è a piede libero e si dirige verso Aiden, che gli spara senza attenzione. Purtroppo, uno dei proiettili colpisce una granata, facendola esplodere: Aiden finisce impalato su una trave sporgente, ancora vivo, mentre Tara resta a terra con un grave trauma cranico. I morti viventi escono dalla recinzione.
Intanto, Abraham si trova nel cantiere del centro commerciale insieme agli operai di Alexandria, con l’intento di recuperare i pezzi necessari a rafforzare la barriera. I morti viventi attaccano, Francine cade dalla sua postazione sopraelevata e resta in balia dei mostri. Tobin, il caposquadra, decide di scappare con i suoi uomini, ma Abraham non è d’accordo, e si lancia al salvataggio della ragazza. Il suo coraggio induce gli altri a non abbandonarli. Sbaragliati gli erranti, Abraham e Francine decidono di restare per continuare il lavoro, mentre Tobin dice a Deanna che dovrebbe affidare il ruolo di leader al nuovo arrivato. Deanna accetta, ma fa presente a Maggie di non esserne entusiasta, poiché Abraham è già il secondo membro del loro gruppo a ricevere una posizione di potere (dopo Rick, diventato il capo della vigilanza).
Sam, il figlio di Jessie, va da Carol per chiederle altri biscotti. La risolutezza del bambino la spinge ad assecondarlo, controvoglia. Ben presto, però, Carol realizza che c’è sotto qualcos’altro: Sam vorrebbe una pistola, ma non le dice perché. Dopo una visita a casa sua, capisce che suo padre, Pete, è un alcolizzato, e picchia sia Jessie sia Sam. Lo dice a Rick, mettendo in chiaro che l’unica soluzione è di ucciderlo.
Nel frattempo, al magazzino, Tara viene affidata alle cure di Eugene, mentre Glenn, Noah e Nicholas cercano di liberare Aiden. Non ci riescono (perché Nicholas fugge), e Aiden viene mangiato vivo dai morti viventi dopo aver confessato a Glenn che lui e Nicholas hanno abbandonato alcuni loro compagni, in passato. Parallelamente, Eugene sa che Tara rischia di non sopravvivere. Lei è l’unica con cui abbia stretto amicizia, l’unica che abbia cercato di spronarlo e di essergli amica, quindi Eugene si fa coraggio, la prende in spalla e la porta fuori, liberandosi degli erranti che lo attaccano. Nicholas viene bloccato dai mostri all’ingresso principale, ed è costretto a ripararsi nella porta girevole, dove si rifugiano anche Glenn e Noah. Eugene, a bordo del furgone, attira l’attenzione dei mostri e libera l’ingresso. Glenn cerca di sfondare il vetro con il calcio del fucile, ma Nicholas dimostra ancora una volta la sua codardia: spinge la porta girevole per poter fuggire, esponendo quindi Noah all’aggressione degli erranti. Glenn cerca di salvarlo, ma non può fare nulla: Noah viene trascinato via, e Glenn è costretto ad assistere all’orrendo spettacolo dei mostri che lo sbranano vivo. Nicholas raggiunge Eugene e cerca di obbligarlo a lasciargli il posto di guida per scappare, ma Eugene reagisce perché non vuole abbandonare i suoi amici. Interviene Glenn, che colpisce Nicholas e lo mette nel furgone. I tre uomini, insieme a Tara ancora svenuta, partono a razzo.
Ad Alexandria, poco prima del loro ritorno, Deanna riceve la visita di padre Gabriel, che l’avverte di non fidarsi del gruppo di Rick: sostiene che siano il demonio sotto mentite spoglie, e che abbiano commesso azioni orribili non perché costretti a farlo, ma perché tali comportamenti facciano parte della loro natura. Deanna, un po’ diffidente, gli dice che ci rifletterà sopra. Maggie, però, ha sentito tutto…

Orrore e sentimento
Era forse prevedibile che, dopo due episodi fondamentalmente statici e riflessivi, The Walking Dead avrebbe piazzato il proverbiale colpo “sotto alla cintura”, imprimendo un brusco cambio di marcia al ritmo della narrazione: al contrario delle puntate precedenti, Spend si regge sui tempi dell’azione e della tensione, ed è scandito da un’alternanza di scenari disperati che ribaltano continuamente le aspettative, spesso con esiti tragici. Sul piano della suspense, ci troviamo di fronte all’episodio migliore dell’intera quinta stagione, nonché il più brutale ed efferato. Sadico, persino. Laddove i decessi di Bob, Beth e Tyreese erano resi più “digeribili” dall’assenza di un compiacimento splatter (Beth) o da un’accettazione placida e graduale del trapasso (Bob e Tyreese), la fine del povero Noah viene mostrata in tutta la sua mostruosità sanguinaria, mentre Glenn la osserva dal vetro della porta girevole come se fosse davanti a uno schermo. La violenza dell’effetto gore è ulteriormente amplificata dalla simpatia che stavamo cominciando a provare per il personaggio, proprio quando il marito di Deanna gli aveva affidato il compito di registrare la storia di Alexandria e imparare le basi dell’architettura per rafforzare la barriera: un tranello empatico in cui siamo cascati tutti, coerente con la tradizione di una serie che, allo scopo di spiazzare il pubblico, gioca spesso sui paradossi emotivi. La stessa sorte – essere mangiato vivo – capita anche ad Aiden, ma il nostro coinvolgimento è minore, se non addirittura nullo: in tal caso, il disgusto dello splatter, lo shock delle viscere esposte e straziate dai morti viventi, ottiene il risultato opposto, quello di porre una distanza fra noi e la rappresentazione, rendendola più “sopportabile” dal punto di vista psicologico; senza dimenticare, inoltre, che Aiden confessa di aver abbandonato vilmente i suoi compagni in altre situazioni di pericolo, e il suo decesso è quindi vissuto (da lui e dal pubblico) come una punizione per i suoi peccati.

Quella di lasciare i propri compagni in balia degli erranti è una pratica comune, ad Alexandria. Anche Tobin e i suoi operai sono sul punto di abbandonare Francine, ma l’intervento di Abraham salva la situazione, e gli permette di ottenere – su suggerimento dello stesso Tobin – il ruolo di leader. Ammorbiditi dalle comodità borghesi, i cittadini di Alexandria sono soggetti alla paura, all’egoismo, alla codardia. Non sono realmente in grado di ragionare come una famiglia, al contrario di Rick e degli altri. Forse, se i nostri “eroi” prendessero il comando della città, non sarebbe un male. Gabriel però non è d’accordo, ma le sue parole apocalittiche faranno davvero breccia nella fiducia di Deanna? Ora che ha perso un figlio, il suo atteggiamento potrebbe cambiare, e magari deciderà di ricorrere a soluzioni molto meno accomodanti.

La sequenza del magazzino, tesissima e disturbante, agevola inoltre il riscatto di Eugene, finalmente decisivo ed eroico: anche lui dimostra di aver assimilato quel concetto di “famiglia” che Rick va propagandando da tempo, e che prevede una solidarietà incondizionata anche nelle circostanze più critiche. Una famiglia potenzialmente “deviata”, invece, è quella di Pete, il medico ubriacone che picchia la moglie e forse anche il figlio Sam, con cui Carol condivide un momento molto ambiguo: dietro alla bramosia dei biscotti c’è una richiesta d’aiuto che lei, donna vittima di abusi, riesce presto a intuire, rivelando poi i suoi timori a Rick e chiedendogli di uccidere l’uomo violento. Per lei, indurita da esperienze indicibili, è l’unico rimedio valido. Vedremo se la legge del taglione arriverà anche ad Alexandria, ma nel frattempo le sue fondamenta di pace e tranquillità stanno giù scricchiolando…

La citazione: «Satana… si maschera da angelo della luce.»

Ho apprezzato: la tensione della sequenza nel magazzino; la scena della porta girevole; l’eroismo di Abraham; il riscatto di Eugene; l’impiego massiccio (e coraggioso) dello splatter.

Non ho apprezzato: nulla di rilevante.

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