CSI: Cyber è il nuovo spin-off della celebre serie investigativa prodotta da Jerry Bruckheimer, e vanta un cast guidato dalla neo-premio Oscar Patricia Arquette e da James Van Der Beek: stavolta non abbiamo a che fare con scienziati forensi, ma con una squadra di esperti in crimini cibernetici…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER.
L’agente speciale Avery Ryan (Patricia Arquette), capo della Divisione Crimini Cibernetici dell’FBI, è una psicologa comportamentale che ha deciso di lavorare sui cybercrimini dopo aver subìto l’assalto informatico di un misterioso individuo, che ha rubato tutta la sua documentazione e provocato la morte di un suo paziente. Ora, Avery guida una squadra composta da Elijah Mundo (James Van Der Beek), Daniel Grummitz (Charley Koontz), Raven Ramirez (Hayley Kiyoko) e Brody Nelson (Bow Wow), quest’ultimo appena unitosi al team: è un ex hacker che, per evitare la galera, ha accettato di lavorare con l’FBI.
La squadra deve intervenire quando un neonato viene rapito dalla sua culla, a Baltimora. Esaminando il baby monitor, gli agenti scoprono che qualcuno ha utilizzato un trojan per spiare il bambino e tenere sotto sorveglianza le abitudini dei genitori, ma il pericolo è più esteso di quanto pensassero: esiste infatti un’organizzazione criminale che sfrutta una falla nella sicurezza dei baby monitor per sequestrare i bambini, poi venduti all’asta da una “clientela” internazionale. Grazie all’intuito di Avery, all’esperienza di Brody, all’arguzia di Daniel e alla prontezza di Elijah, uomo d’azione del gruppo, la squadra riesce e salvare i neonati e smascherare l’organizzazione.
Cyber Scene Investigation
Il modus operandi non è così diverso: si esaminano gli indizi lasciati sul luogo del delitto, ovviamente senza contaminarli, e poi – attraverso il ragionamento deduttivo – si traggono le dovute conclusioni sulle modalità del crimine, sul movente e sul potenziale colpevole. La differenza, però, è che i protagonisti di CSI: Cyber non maneggiano cadaveri, tracce ematiche, fori di uscita e armi del delitto, bensì le apparecchiature elettroniche e informatiche con cui i malviventi si fanno strada nell’intimità delle loro vittime, poco importa che si tratti di intimità familiare, finanziaria o professionale. Computer, cellulari, baby monitor e altri dispositivi celano la chiave per sciogliere l’enigma, sono il codice da decifrare per la soluzione del caso. Peccato però che CSI: Cyber non sia affatto elegante nella rappresentazione di questo microcosmo investigativo: per rendere ancor più chiare le sue ascendenze digitali (come se ce ne fosse bisogno…), lo show si diverte a sporcare l’immagine con transizioni e manipolazioni che sembrano uscite da un film cyberpunk degli anni Novanta, ottenendo spesso un effetto stucchevole, superfluo e persino un po’ ingenuo. Questo discutibile approccio visivo si accompagna a dialoghi macchinosi ed estremamente didascalici, in cui i personaggi si mettono a spiegare pazientemente ciò che per loro – ma non per lo spettatore – dovrebbe essere già ovvio: si noti, in tal senso, il dialogo che introduce il personaggio di Brody Nelson, o qualunque comunicazione tra Grummitz, Ryan e gli altri protagonisti quando esaminano uno dei reperti. Un minimo di didascalismo è inevitabile, considerando il tema, ma qui sembra che ogni battuta sia diretta allo spettatore, per istruirlo e informarlo.
L’episodio in sé, Sequestro 2.0, parte da una matrice telematica per sviluppare una trama più variegata, senza mai escludere la possibilità che James Van Der Beek – piuttosto credibile in un ruolo drammatico – entri in azione, anche se le sequenze più movimentate sono abbastanza gratuite, e talvolta un po’ goffe (il neonato salvato dall’annegamento è un bambolotto talmente artificioso da far impallidire quello di American Sniper). Il ritmo però è sempre molto sostenuto, come nella tradizione di Jerry Bruckheimer e, in particolare, del franchise di CSI.
D’altra parte, i personaggi sono sin troppo anonimi per favorire un seppur minimo coinvolgimento emotivo, e la stessa Patricia Arquette ha ben poco su cui lavorare: soltanto nell’epilogo viene adombrato un conflitto irrisolto che potrebbe affiorare dal suo passato, ma è tutto molto convenzionale. Stesso discorso per la struttura del racconto, rigidissima e un po’ anacronistica, da classico procedural con trama verticale ed episodi autoconclusivi. L’impressione è che questo franchise tenda a fagocitare se stesso, reiterando i soliti schemi in un ambiente narrativo diverso, ma approntando ben pochi cambiamenti sostanziali. Chissà, forse il pubblico della CBS si accontenta di questo.
La citazione: «Impara il lavoro, fa’ domande, ascolta risposte intelligenti.»
Ho apprezzato: il buon ritmo della narrazione; James Van Der Beek in un ruolo drammatico.
Non ho apprezzato: l’approccio visivo; i dialoghi troppo didascalici; i personaggi anonimi; la reiterazione dei soliti schemi, ormai un po’ vetusti.
Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di CSI: Cyber sul nostro Episode39 a questo LINK.