Tra i protagonisti del primo episodio di Innumerevoli Ombre, la webserie scritta e prodotta da Antonio Micciulli (Tempo di Reazione), troviamo Isabella Tedesco, interprete silenziosa di un dramma in bilico tra reale e fantastico. ScreenWEEK.it ha avuto il piacere di intervistare quest’attrice, che sul curriculum vanta una lunga esperienza teatrale.
Vi ricordiamo che QUI trovate il primo episodio della webserie
Quello delle webserie è un universo in continua espansione e sta diventando sempre più importante con il passare degli anni. Un fenomeno che per certi versi sta cambiando le regole del Cinema, soprattutto per quanto riguarda la sua fruizione. Cosa ti affascina di questo mondo?
Mi affascina la sua semplicità e straordinaria democrazia.
Io, come alcuni miei amici e colleghi esordienti che desiderano fare questo mestiere, non sempre trovo delle opportunità per entrare a far parte di certi meccanismi cinematografici o anche teatrali. In questo modo invece anche le piccole produzioni hanno l’occasione di esprimersi, di avere visibilità, arrivando più facilmente all’attenzione del pubblico.
Che atmosfera si respirava sul set?
Abbiamo girato in agosto, faceva molto caldo, ma non lo avvertivamo perché c’era un’aria fortemente attiva, di grande collaborazione e voglia di riuscita.
Eravamo immersi nella campagna, tra ulivi secolari e terra rossa a poca distanza dal mare, tra albe e tramonti che scandivano le nostre giornate, insomma un’atmosfera antica, onirica. Mi vengono in mente un paio di episodi che mi riguardano… C’è una scena in cui dovevo tirar su dell’acqua da un pozzo, ma non riuscivo con la corda a dare l’effetto giusto al secchio per piegarsi e riempirsi. Ho dovuto fare un corso accelerato per riuscire nell’impresa! E poi l’incontro con Ulisse, il bellissimo asinello del nostro episodio. All’inizio ero intimorita perché lo immaginavo più piccino, ma lui poverino era più intimorito di me. Su consiglio dello stalliere gli ho dato qualche carruba di cui era ghiotto e siamo diventati amici.
Il tuo personaggio vive soprattutto di silenzi, una sfida maggiore perché hai dovuto esprimere i tuoi stati d’animo con la fisicità. Come ti sei preparata per questo ruolo?
Credo che delle volte le parole siano solo rumore, se non sono il risultato e l’espressione di una verità, di un pensiero, di una temperatura fisica ed emotiva reale. Serve sensibilità di ascolto, perché se c’è tutto questo, anche un’azione piccola e semplice ha peso e ha il potere di raccontare molto più di tante parole.
Ho cercato segnali ovunque, in me stessa e in quello che mi circondava, un odore, un suono, una luce, facendoli miei, “sporcandoli” con la mia personalità, cercando di creare anche qualcosa che non mi è solito, che non mi appartiene, tentando alla fine di restituire tutto con autenticità.
Ci sono molti momenti “forti” nella storia. C’è stata qualche scena che ti ha procurato particolare imbarazzo?
Si, ho avuto le mie difficoltà. Però poi ho pensato che nel percorso e nella crescita di questo mestiere si incontrano ed affrontano scene o emozioni che ci creano perplessità, fa parte del gioco, è una continua sfida. Anche questo è il bello.
Se dovessi chiederti di descrivere Innumerevoli Ombre usando i primi tre aggettivi che ti vengono in mente?
Misterioso, emozionante e onirico.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla serie?
Una riflessione sull’essere umano, sulla sua complessità, sui rapporti che ci legano gli uni agli altri. Uno sguardo primitivo e metafisico dell’uomo nella natura, che lo ospita, che lo definisce, che lo aiuta. Ma lo schiaccia anche, con la sua imponente eternità. Un essere umano assetato di compiacere i propri bisogni e desideri, anche scendendo a compromessi con la propria umanità, cercando di farsi luce o semplicemente andando avanti senza voltarsi, per non vedere e sfuggire alle proprie innumerevoli ombre.
Il titolo Innumerevoli Ombre è un omaggio al racconto “Inviti Superflui” di Dino Buzzati e mette in evidenza lo spirito di questo progetto, che attraverso quattro episodi, ambientati nell’Italia contadina di fine 800, cercherà di analizzare un sentimento unico: la distanza rispetto agli altri e la mancanza di empatia, che si traduce in egoismo ed egocentrismo. La serie si interroga sugli effetti che questa distanza produce quando si riversa nei confronti di un coniuge, dei familiari o quando è rivolta a tutti quelli che vivono nello stesso ambiente, il tutto avvolto da una suggestiva atmosfera fantastica.
I quattro episodi che compongo la serie, ognuno parlato in un dialetto (Pugliese, Friulano, Marchigiano, Veneto), sono stati diretti da giovani registi emergenti, nello specifico Dario Di Viesto, Federico Spiazzi, Federico Scargiali e Luca Simon Biccheri. Nel cast troviamo Fulvio Falzarano (Benvenuti al Sud, Benvenuti al Nord), Fabrizio Buompastore (Distretto di Polizia, Raccontami), Diego Pagotto (Bella Addormentata, L’Uomo che Verrà).
Per maggiori informazioni vi invitiamo ad iscrivervi al Canale YouTube della serie a e anche al profilo facebook ufficiale.