Nel nuovo film di Paul Thomas Anderson, Vizio di Forma, è l’investigatore privato forse più naif e “fumato” che si sia visto in un noir ambientato negli antri oscuri della Città degli Angeli. Nella vita Joaquin Phoenix si conferma un interprete di altissimo spessore e dalla personalità eccentrica, che scalpita negli incontri ufficiali con la stampa e non cede mai alle risposte facili o ai pro forma. Eppure qualche risposta interessante siamo riusciti a strappargliela, oggi, in occasione della sua visita a Roma dove è giunto per presentare il film insieme al regista del film. Ecco la nostra intervista.
Joaquin Phoenix, è vero che il suo personaggio è molto ispirato a Neil Young? Le piace particolarmente questo cantante?
Mi piace molto, però bisogna dire che è stato più che altro un riferimento visivo che mi ha dato all’inizio il regista. Quando abbiamo cominciato a lavorare sul film mi ha fatto vedere una foto di Neil Young per mostrarmi come sarebbe stato l’aspetto del personaggio ma, insieme a quella, Paul aveva una pletora di libri e immagini dell’epoca da cui trarre ispirazione, per cui non saprei dare nemmeno un riferimento preciso sulle influenze che sono confluite su Doc Sportello. Certo, le basette sono proprio di Young, ma abbiamo fatto anche molte altre prove col costumista. Fa tutto parte di un processo organico che è durato un paio di mesi.
Questo è il secondo film con Paul Thomas Anderson e come in The Master si tratta di un’interpretazione molto fisica. Fa parte del suo approccio a un personaggio?
In The Master volevo proprio che il livello esteriore diventasse espressione di ciò che si agitava dentro al personaggio, che il suo tormento fosse anche fisico, data la sua particolarità. In questo caso invece ho rubato molto dai film e dalle serie di quel periodo, soprattutto da tutte le espressioni buffe che facevano gli attori all’epoca. Volevo che a tratti sembrasse quasi un cartone animato, ma ci sono anche momenti in cui Doc diventa molto riflessivo e desideravo si notasse questo tipo di contrasto.
Conosceva già il romanzo di Thomas Pynchon prima di cominciare a girare? Ha trovato delle somiglianze con un cult come Il Grande Lebowski?
Non avevo letto il libro, l’ho conosciuto quando me l’ha proposto Paul e lavorando sull’adattamento sinceramente non ho mai pensato al possibile collegamento con Il Grande Lebowski, anche se devo ammettere che non è la prima volta che me lo fanno notare.
Nella sua carriera è stato anche regista di videoclip: ha dato qualche suggerimento a Paul Thomas Anderson? E quanto ha messo di suo nel personaggio?
Beh prima di tutto faccio le mie scuse a chi ha visto quei videoclip, non mi considero un regista e non ho mai neppure pensato di dare suggerimenti a Paul su come dirigere il film. Con lui mi sono invece confrontato a lungo per creare il personaggio e questa è stata la principale fonte di ispirazione, oltre ovviamente alla grande quantità di materiale presente nel libro. Certamente il modo in cui ho interpretato Doc è diverso da quello che avrebbe avuto qualcun altro, c’è di sicuro qualcosa di personale nella mia performance ma non ho mai intesto mettere “parti di me” nel personaggio o voluto che rispecchiasse in qualche modo le mie caratteristiche personali.
In Vizio di Forma recita accanto a molti grandi attori ma con Josh Brolin sembra essere scattata un’alchimia particolare. Vi è capitato magari di improvvisare sul set?
No, non abbiamo improvvisato che io ricordi, al limite nella preparazione di qualche scena ma non con l’intenzione di portare quelle prove sullo schermo. La relazione tra i due personaggi è molto forte nel libro e con Josh è stato molto facile metterla in scena. Ci siamo molto divertiti anche se ogni volta è stato diverso. Ci sono giorni sul set in cui tutto arriva con facilità e altri in cui non sai esattamente cosa stai cercando di raggiungere. In quel caso si lavora insieme per capire dove andare.
E come è stato invece ritrovare sul set Reese Whiterspoon dopo Walk the Line?
Adoro lavoro con Reese, è una tipa che non si perde in chiacchiere, va dritta al punto e sono sempre contento di parlare lei. È difficile articolare cosa ti piace di qualcuno, posso dire solo che è una persona molto alla mano e molto diretta e questo lo apprezzo tantissimo.
Nei suoi ultimi film l’abbiamo vista per lo più in epoche passate o in un ipotetico futuro. È così difficile immaginarla o immaginarsi nei panni di un personaggio del giorno d’oggi?
Oddio, non ci avevo mai pensato in questi termini ma in effetti è vero. Non so cosa rispondere ma spero che non sia così difficile e, in caso, di essere in grado di interpretarlo al meglio.
La cultura, la musica, i vestiti, l’intera epoca hippie possiedono un grande fascino per molte persone. Ha avuto modo di conoscerla meglio preparandosi per questo film?
In realtà quando faccio ricerche per un personaggio finisco sempre per raccogliere conferme di ciò che già penso e di quello che vorrei fare. Non ho mai davvero l’impressione di imparare chissà cosa di nuovo o di uscire più “illuminato” su un periodo o un contesto particolare. Forse anche perché mi dimentico subito tutto, e non sto scherzando. Ho uno scatolone per ogni film che preparo dove metto tutto ciò che mi può servire per quel personaggio e a volte, quando li riapro, riscopro libri che avevo completamente scordato di aver letto o film che non ricordavo di aver visto. È come quando fai un esame: ti prepari al massimo e una volta che l’hai passato fai piazza pulita per pensare a quello successivo.
Cosa può dirci della sua collaborazione al prossimo film di WoodyAllen?
Non posso dirvi ancora niente di Woody, tranne che lo scatolone di questo film è già impacchettato e ci sono dentro molti libri di filosofia.
Candidato a due premi oscar, Vizio di forma uscirà il 26 febbraio nelle sale italiane, distribuito da Warner Bros. Nel cast anche Owen Wilson, Benicio Del Toro, Martin Short e Jena Malone. Per maggiori informazioni potete consultare la scheda del film sul sito della Warner Bros.