Paul Thomas Anderson difende i film di supereroi: i detrattori dovrebbero «farsi una vita»

Paul Thomas Anderson difende i film di supereroi: i detrattori dovrebbero «farsi una vita»

Di Lorenzo Pedrazzi

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Paul Thomas Anderson è certamente uno dei migliori registi americani contemporanei, e la sua filmografia – da Boogie Nights a Punch Drunk Love, da There Will Be Blood e The Master – lo ha consacrato come un fine indagatore dell’animo statunitense, abilissimo a illuminarne i coni d’ombra attraverso una combinazione di sarcasmo, grandeur, cinismo e lucidità critica.

Mentre attendiamo il suo Vizio di forma (nelle sale italiane dal 26 febbraio), Anderson ha chiacchierato con Rolling Stone a proposito del film, e gli è stato domandato cosa pensasse dell’attuale condizione del cinema americano, con particolare riferimento alle polemiche sulla sovrabbondanza di film supereroistici. Ebbene, la risposta di Anderson – autore ben lontano dalle logiche dei blockbuster – potrebbe sorprendervi:

Ah, quelle polemiche sono proprio un mucchio di cazzate. Non riesco a ricordare un anno, nella memoria recente, in cui ci siano state meno lamentele sulla qualità dei film. E cosa c’è di male nei film di supereroi? Non lo so proprio. Stai parlando con qualcuno a cui piace vederli, quei film. La gente deve farsi una vita, se sente il bisogno di alimentare certe polemiche [ride]. Quei film hanno una cattiva reputazione.

Considerando la posizione di altri registi (si pensi a Iñárritu e al suo Birdman, che critica fortemente l’invasione dei cinecomic), fa piacere che un autore come Anderson dimostri di avere un punto di vista più “aperto” e scanzonato, rivelando così una sua sincera passione di spettatore. In fondo, i cinecomic sono ormai un genere a se stante, e Hollywood ha sempre coltivato le mode o tendenze del momento: oggi sono i supereroi, in passato erano i film catastrofici, i fantasy o le space opera, mentre in futuro ci sarà qualcos’altro. Il problema non risiede certo nei film supereroistici, ma in quelle logiche produttive che Hollywood ha cominciato a perseguire negli anni Settanta, privilegiando le dinamiche dei blockbuster e dell’intrattenimento disimpegnato; eppure, finché ci sarà spazio per opere come Vizio di forma e per registi come Paul Thomas Anderson, la varietà dell’offerta sarà indubbiamente garantita.

Fonte: Indiewire

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