Agent Carter, la recensione del terzo episodio: Time and Tide

Agent Carter, la recensione del terzo episodio: Time and Tide

Di Lorenzo Pedrazzi

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Time and Tide, terzo episodio di Agent Carter, aggiunge qualche nuovo tassello alle indagini di Peggy (Hayley Atwell), sempre più costretta ad agire nell’ombra…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER.

Peggy Carter (Hayley Atwell) si sta adattando a vivere nella lussuosa pensione femminile dove abita la sua amica Angie Martinelli (Lyndsy Fonseca), anche se le regole del posto sono molto rigide, e Angie si offende quando Peggy rifiuta di confidarsi con lei.
Intanto, l’agente Jack Thompson (Chad Michael Murray) ha scoperto che il vero Leet Brennis è morto due anni prima… quindi chi è l’uomo che ha cercato di uccidere Peggy? Non si sa, ma l’autopsia rivela che gli è stata asportata la laringe. Parallelamente, Daniel Sousa (Enver Gjokaj) risale al proprietario della targa che è stata trovata sul luogo dell’implosione del Nitromene: si tratta di Howard Stark (Dominic Cooper), attualmente in fuga oltreoceano. Gli agenti si rivolgono quindi a Jarvis (James D’Arcy) per interrogarlo, e Thompson minaccia di rimpatriare lui e sua moglie in Inghilterra se non gli dirà la verità. Peggy – con uno stratagemma che provoca le ire del capo Roger Dooley (Shea Whigham) e la mette in cattiva luce davanti a tutto il dipartimento – riesce a salvarlo, e poi si fa aiutare da lui per ricostruire il percorso del ladro che ha sottratto le tecnologie di Stark dal suo caveau. Le invenzioni vengono ritrovate a bordo di una nave, protetta da una guardia che Peggy e Jarvis mettono faticosamente k.o.; in seguito, il maggiordomo fa una soffiata anonima all’SSR, che interviene per recuperare i marchingegni. Durante il tragitto verso la centrale, però, un killer misterioso uccide la suddetta guardia (che aveva identificato Peggy) e l’agente Krzeminski.
Alla fine, Peggy si reca nella tavola calda di Angie, le racconta del collega deceduto – ovviamente senza scendere nei particolari – e si riconcilia con lei.

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Se considerassimo Time and Tide esclusivamente nell’ottica della trama orizzontale, senza dubbio ci apparirebbe come un episodio transitorio: il suo contributo alla linea narrativa di questa stagione è infatti minimo, e si concentra tutto nel finale, quando la protagonista ritrova le invenzioni di Stark e l’agente Krzeminski viene ucciso da un killer misterioso. Eppure, in una prospettiva più intimista, emergono alcune interessanti sfaccettature che rafforzano la caratterizzazione di Peggy, cui giova anche l’efficace performance di Hayley Atwell. Pur con i suoi risvolti avventurosi e spettacolari, Agent Carter sembra funzionare ancora meglio quando mette in luce i contrasti fra Peggy e il suo ambiente socio-professionale, dove emergono alcuni paradossi molto significativi: Peggy è perennemente costretta a sminuire se stessa – finge di commettere degli errori, non si prende il merito dei suoi successi – per conseguire obiettivi più grandi, alla ricerca di quel “bene comune” che dovrebbe essere lo scopo ultimo di ogni funzionario pubblico. La differenza tra lei e gli altri agenti, però, è che Peggy è una donna, e dunque non le è “permesso” di sfoggiare le sue capacità, o di prendersi le soddisfazioni che meriterebbe: deve agire nell’ombra, sfruttando la sua intelligenza e il suo talento all’insaputa degli altri, mentre stringe i denti davanti alle umiliazioni e all’arroganza dei colleghi (escluso Daniel Sousa, unico che dimostri umiltà e rispetto). Divisa tra la sfera del maschile e quella del femminile – due mondi che all’epoca parevano inconciliabili – Peggy incontra parecchi ostacoli anche nelle dinamiche della “sorellanza” quotidiana, finendo per allontanarsi persino da chi, come Angie, vuole esserle solidale, e trovando poi una riconciliazione solo dopo il trauma per la morte di Krzeminski. La protagonista vive quindi a metà tra due dimensioni opposte, e incarna l’avanguardia di un cambiamento che si sarebbe concretizzato un paio di decenni più tardi.

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L’omicidio del collega, similmente a quello di Colleen nel primo episodio, evidenzia la disparità fra Agent Carter e Agents of S.H.I.E.L.D. nel trattare gli sviluppi narrativi: in questo caso, le azioni della protagonista hanno conseguenze concrete, spesso gravi, che si ripercuotono sulle persone che la circondano, provocando conflitti morali e sensi di colpa che si coagulano sul suo volto, segnandolo. Di fronte a tutto questo, la trama “fanta-spionistica” sembra quasi accessoria, e avrebbe bisogno di una brusca accelerata per catturare realmente l’interesse del pubblico (anche perché gli episodi sono soltanto sette). Time and Tide, in effetti, è un po’ carente sul piano spettacolare, ma cura piuttosto bene i risvolti psicologici di Peggy e Jarvis, mentre si lascia impreziosire da dialoghi vivaci e di buona fattura.

La citazione: «A dire il vero, il raggio della morte sappiamo dove si trova. In Nevada, credo.»

Ho apprezzato: lo spirito altruistico di Peggy; l’interpretazione di Hayley Atwell; il conflitto tra Peggy e l’ambiente dell’epoca.

Non ho apprezzato: i pochi sviluppi nella trama orizzontale.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Agent Carter sul nostro Episode39 a questo LINK.

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