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Arrow, la recensione dell’ottavo episodio: The Brave and the Bold

Pubblicato il 05 dicembre 2014 di Lorenzo Pedrazzi

The Brave and the Bold, ottavo episodio della terza stagione di Arrow, costituisce anche la seconda parte del cross-over con The Flash: i due supereroi uniscono le forze a Starling City per combattere l’agguerrito Captain Boomerang

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Oliver/Arrow (Stephen Amell) e Roy/Arsenal (Colton Haynes) sono sulle tracce del misterioso killer armato di boomerang che ha ucciso un uomo a Starling City, e individuano il suo nascondiglio: nella casa, però, non trovano nessuno, a parte una squadra dell’A.R.G.U.S. che evidentemente è interessata allo stesso obiettivo. Nel frattempo, in città arrivano Caitlin Snow (Danielle Panabaker) e Cisco Ramon (Carlos Valdes), che approfittano di qualche giorno di vacanza per far visita ai loro amici ed effettuare le analisi sulla freccia che ha ucciso Sara. Cisco è entusiasta di visitare la Arrow Cave, mentre Diggle (David Ramsey) si reca alla sede dell’A.R.G.U.S. e chiede a Lyla (Audry Marie Anderson) per quale motivo l’agenzia sia così interessata al killer. Quest’ultimo irrompe nell’edificio e sbaraglia le guardie, ma Arrow e Arsenal intervengono per affrontarlo; a loro si aggiunge presto anche Flash (Grant Gustin), arrivato da Central City per dare una mano. Il Velocista Scarlatto salva Arrow da due boomerang che stavano per colpirlo, ma il killer fugge grazie a una bomba fumogena.
A questo punto, Lyla vuota il sacco: l’assassino si chiama Digger Harkness (Nick Tarabay), un ex agente dell’A.R.G.U.S. che ha intrapreso l’attività di mercenario. Arrestato, fu inserito nella Suicide Squad, ma la missione della sua squadra fallì e Lyla diede l’ordine di eliminarne i membri facendo esplodere le microbombe impiantate nelle loro teste. Harkness sopravvisse grazie a un malfunzionamento dell’ordigno, e ora le sta dando la caccia per vendicarsi. Barry vuole aiutare Oliver ad acciuffare il killer: Oliver lo avverte che Starling City è un posto pericoloso e violento, ma Barry insiste. Cisco, esaminando i boomerang, deduce che sono stati costruiti da Klaus Marcos (Adam Lolacher), che fu arrestato da Quentin Lance (Paul Blackthorne). Grazie all’aiuto di quest’ultimo, Arrow, Arsenal, Flash e Diggle riescono a trovarlo: Flash neutralizza le guardie con la sua ipervelocità, mentre Arrow tortura Marcos per ottenere informazioni, nonostante l’opposizione di Barry. Arrow riesce a ottenere un cellulare criptato che Harkness aveva consegnato a Marcos, ma Barry mette in dubbio i suoi metodi, e lo accusa di utilizzare le sue tragedie personali come scusa per scendere allo stesso livello dei criminali; Oliver, invece, critica il suo punto di vista “irrealistico” e troppo tenero.
Grazie al cellulare, Felicity (Emily Bett Rickards) individua la posizione di Harkness, all’interno di un magazzino, ma sul posto Arrow e Flash trovano solo una gang che era stata pagata per distrarli. Harkness, infatti, ha seguito il segnale del suddetto cellulare fino alla Arrow Cave, dove trova Lyla, Felicity e Caitlin. Lyla lo affronta e viene ferita gravemente da un boomerang, ma Felicity riesce a mettere in fuga Harkness con una freccia esplosiva. Caitlin si prende cura di Lyla e ferma l’emorragia, poi Flash la porta in ospedale. Oliver si sente in colpa per quanto accaduto ed è convinto di perdere brandelli di umanità ogni volta che compie un’azione violenta, ma Barry gli dice che, al contrario, è stata proprio la sua umanità a tenerlo in vita. Felicity ottiene un riconoscimento facciale di Harkness attraverso una telecamera, e scopre che si trova alla stazione ferroviaria: Arrow e Flash si recano sul posto, ma Harkness dice di aver piazzato cinque bombe in cinque punti diversi della città, e le farà esplodere contemporaneamente. Cisco e Felicity riescono a trovarle grazie al segnale radio del detonatore, ma le bombe devono essere disattivate contemporaneamente perché non esplodano. Flash porta Cisco, Felicity, Caitlin e Roy davanti agli ordigni, e i cinque amici riescono a disinnescarle in sincronia. Nel frattempo, Arrow fronteggia Harkness e, dopo un combattimento, lo intrappola a una colonna della stazione.
Parallelamente, nei flashback a Hong Kong, scopriamo che Amanda Waller (Cynthia Addai-Robinson) costrinse Oliver a interrogare un uomo per scoprire la posizione di una bomba, ma Oliver non riuscì a torturarlo e la bomba scoppiò, uccidendo molte persone. Amanda decise quindi di metterlo alla prova con un altro criminale che lavorava per China White, e fu in quel momento che Oliver abbandonò le sue ritrosie.
Alla fine, Diggle chiede a Lyla di sposarlo. Cisco, Caitlin e Barry ripartono per Central City, ma prima Cisco regala a Oliver una versione potenziata del suo costume, più leggera, resistente e capiente. Barry e Oliver si confrontano un’altra volta – ma in modo amichevole – per scoprire chi sia il più forte.

La seconda parte del cross-over tra Arrow e The Flash si rivela anche la peggiore, rispecchiando così la differenza qualitativa tra le due serie (differenza che, al momento, è a favore del Velocista Scarlatto). The Brave and the Bold prende il titolo dall’omonima collana della DC Comics che generalmente pubblica i team-up fra i suoi più celebri supereroi (come Flash e Lanterna Verde, o quest’ultimo insieme a Batman), e attinge alla stessa tradizione di alleanze e contrasti caratteriali, mettendoli in scena attraverso le ben note divergenze che erano emerse nella prima metà di questo evento. Stavolta, però, l’accento è posto sui metodi brutali di Oliver Queen e sulla diversa formazione dei due supereroi: il percorso di Oliver è stato infatti più avventuroso e accidentato, e lo ha costretto a forgiare il suo carattere nel fuoco della violenza, della tortura e della vendetta, adattandosi così ai sistemi di un sottobosco criminale che non conosce pietà o buone maniere; al contrario, Barry Allen ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza interiorizzando il dolore per l’omicidio di sua madre, crescendo a contatto con le istituzioni legali (Joe, suo padre adottivo, è un detective) ed entrando lui stesso in polizia come scienziato forense. È quindi inevitabile che la loro idea di giustizia – e dei mezzi necessari a ottenerla – sia piuttosto antitetica. Differenti, però, sono anche i contesti in cui agiscono, e infatti Arrow combatte in una città oscura e criminosa, mentre Flash corre alla luce del sole di Central City e affronta criminali bizzarri cui attribuisce «stupidi nomi in codice». Non c’è una vera e propria soluzione a questo binomio, ma i due eroi trovano un terreno comune nella solidarietà tra “pari” e nell’amicizia virile, dove le rispettive personalità (Oliver duro e serioso, Barry lieve e giocoso) sembrano compensarsi a vicenda.

Non è quindi sul piano tematico che affiorano i limiti di The Brave and the Bold. Piuttosto, sono le forzature narrative a suscitare un effetto straniante che rovina a tratti la godibilità dell’episodio: Capitan Boomerang non costituisce una vera sfida per le forze congiunte di Flash e Freccia Verde, dunque le scene d’azione appaiono inverosimili, con gli agenti dell’A.R.G.U.S. che si fanno sterminare senza sparare un colpo, il killer che fugge con una facilità disarmante, e Barry che evita accuratamente di usare la sua ipervelocità proprio quando sarebbe utile per chiudere la questione in anticipo. Al contrario della prima parte, insomma, l’abilità dell’Arciere e i poteri del Velocista non riescono a integrarsi adeguatamente, anzi, paiono quasi ostacolarsi a vicenda, come se l’esistenza dei superpoteri di Flash non fosse compatibile con l’idea di un vigilante che pattuglia la sua città armato di arco e frecce (è la stessa ragione per cui Christopher Nolan non ha voluto altri supereroi, o tantomeno superpoteri, nella trilogia del Cavaliere Oscuro). Gratuite e forzate sono anche le apparizioni di Quentin Lance e soprattutto Laurel, che infatti restano in secondo piano, mentre desta qualche fastidio il ricorso eccessivo di trucchi informatici, triangolazioni radio o altri espedienti tecnici che vengono sovrasfruttati per sbloccare la trama. Completamente assurda è poi la strategia, nei flashback, di affidare a un novellino il compito si scoprire la posizione di una bomba.

Il divertimento complessivo è comunque assicurato da alcune scene piuttosto spettacolari (gli effetti visivi sono sempre validi rispetto ai budget del piccolo schermo), oltre che dalla vivacità di certi dialoghi, soprattutto quando Cisco si fa portavoce di ogni fanboy e si esalta per la Arrow Cave, i costumi o altri “giocattoli”. È inoltre chiaro l’intento di esaltare il pubblico nerd con svariati riferimenti “casuali”, come Quentin che saluta Barry chiamandolo «Bart Allen» (il quarto Flash dei fumetti) o Lyla che lo soprannomina «Speedy» (che in realtà è il nome della “spalla” di Freccia Verde, poi evolutosi in Arsenale e Red Arrow). Gli autori ci sanno fare con gli easter egg, ma servirebbe anche una maggior cura nella gestione del racconto.

La citazione: «Barry, tu vivi a Central City, dove c’è sempre il sole e i tuoi nemici ricevono dei soprannomi carini. Qui non sei a Central City.»

Ho apprezzato: il contrasto fra i due supereroi; la spettacolarità di alcune scene; Cisco che si comporta da fanboy.

Non ho apprezzato: l’inverosimiglianza delle scene d’azione; l’eccessivo ricorso a trucchi tecnici o informatici; le forzature narrative, soprattutto in relazione ai poteri di Flash; l’assurdità del flashback.

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