Felicity Jones, che prossimamente vedremo in La Teoria del Tutto, il film ispirato alla vita di Stephen Hawking, sarebbe in trattative per entrare a far parte del cast di Inferno, il nuovo film ispirato ispirato alle opere dello scrittore bestseller Dan Brown (autore del Codice Da Vinci e di Angeli e Demoni, da cui sono sempre state tratte due trasposizioni cinematografiche). Non si conoscono al momento dettagli sul suo ruolo ma sembra che sia molto importante. Ovviamente vi terremo aggiornati su ogni sviluppo.
Nel cast artistico sono stati confermati i ritorni di Ron Howard alla regia e di Tom Hanks nei panni del protagonista, il Professor Robert Langdon. Anche lo sceneggiatore David Koepp (Angeli e Demoni) è tornato a lavorare sul progetto occupandosi dello script di questo terzo capitolo della serie cinematografica.
Inferno ci porterà a Firenze e vedrà Langdon indagare sui misteri che circondano la Divina Commedia di Dante Alighieri. Ancora una volta c’è un’organizzazione segreta da svelare e combattere (il Consortium) proprio come gli Illuminati e i Massoni nei precedenti episodi. Ancora una volta, intrighi e misteri in stile caccia al tesoro.
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Il profilo inconfondibile di Dante che ci guarda dalla copertina è il motore mobile di un thriller che di “infernale” ha molto. Il ritmo, prima di tutto, e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi che conducono a un esito raro per i romanzi d’azione: instillare nel lettore il fascino del male, addirittura la sua salvifica necessità. Non è affatto sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante, anzi. È naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse in forme solenni e oscure la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. E quindi è normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il David e piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare, una costellazione culturale e affettiva ben diversa dal palcoscenico turistico percorso in tutti i sensi di marcia da legioni di visitatori. Ma ora è tutto diverso, non c’è niente di normale, nulla che possa rievocare una dolce abitudine. Questa volta è un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d’ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda infatti a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose che ricordano la Morte Nera che flagellò l’Europa medievale e simboli criptici connessi alla prima cantica del Divino poema, le labbra capaci di articolare, nel delirio dell’anestetico, soltanto un incongruo ” very sorry “, il professore deve scappare. E, aiutato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all’uomo in cui schieramenti avversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra: un’organizzazione chiamata Consortium è ambigua tanto quanto un movimento detto Transumanesimo e uno scienziato come Bertrand Zobrist può elaborare teorie che oscillano tra utopia e aberrazione. Alla fine di un’avventura che raggiunge momenti di insostenibile tensione, Dan Brown ci rivela come nel nostro mondo la distanza tra il bene e il male sia breve in maniera davvero inquietante, catastrofe e salvezza possano essere questione di punti di vista e anche da una laguna a cielo coperto si possa uscire a riveder le stelle.
Fonte: Empire