Torino 2014 – Wild, la recensione del film con Reese Witherspoon

Into the Wild ha ora la sua controparte femminile: Wild. Dietro la macchina da presa troviamo Jean-Marc Vallée, reduce dal grande successo di Dallas Buyers Club e, stando ai pronostici, pronto a gareggiare nuovamente per gli Oscar. La sceneggiatura è firmata da un autore del calibro di Nick Hornby (Alta Fedeltà).

La storia, anche in questo caso vera, è quella di Cheryl Strayed (Reese Witherspoon) una donna dal passato turbolento che decide di fare un viaggio alla scoperta di se stessa, percorrendo a piedi in solitaria 1100 miglia attraversando la Pacific Crest Trail, dal deserto del Mojave attraverso la California e l’Oregon fino allo Stato di Washington.

Il paragone con Into the Wild, come già detto all’inizio è scontato, ma è anche vero che le pellicole si differenziamo molto per lo stile. A differenza di Sean Penn, infatti, Jean-Marc Vallée ha puntato su una regia silenziosa ma tutto sommato efficace, lasciando ampio spazio ad una storia che di cose da dire ne ha molte, soprattutto quando affronta il passato della protagonista attraverso una serie di flashback, che ci permettono di comporre la sua vita come se fosse un puzzle.

L’impegno di Reese Witherspoon è evidente, l’attrice riesce a reggere tranquillamente l’intera storia, proponendoci un’interpretazione che fonde forza e fragilità. Non rimane sola sullo schermo per l’intera durata del film, è vero, ma innegabile il fatto che il peso grava tutto sulle sue spalle.

Quello che manca veramente è un pizzico in più di pathos, che avrebbe trasformato questo film da piacevole a eccezionale. Storie del genere dovrebbero rimanerti dentro anche molto tempo dopo averle viste, ma non è questo il caso.

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