Recensione di Giuseppe Benincasa
L’appuntamento annuale con il cinema di Woody Allen si chiama Magic in the Moonlight. E ogni anno si tratta di un evento che segna sempre un passo importante nella cinematografia “Alleniana” e in quella mondiale. Woody Allen, infatti, resta uno dei pochi veri autori ancora in circolazione lontano da stereotipi, blockbuster, remake e sequel.
Dopo Midnight in Paris si torna in Francia e specificatamente nel Sud della patria della Torre Eiffel, alla fine degli anni venti. Protagonisti della storia sono due personaggi appartenenti a due mondi opposti: Stanley (Colin Firth), un illusionista che crede fermamente nella scienza e vive esclusivamente di certezze tangibili e Sophie (Emma Stone) che viene presentata come una seducente sensitiva che deve essere proprio smascherata dal personaggio interpretato da Colin Firth.
Su tutte, l’abile mossa di Woody Allen, in una sceneggiatura praticamente perfetta, è quella di riuscire a porre lo spettatore nei panni di Stanley facendogli vivere le stesse inquietudini e le stesse perplessità su Sophie e sulla vita. L’opera è un rincorrersi di domande e di risposte che lo spettatore può o non può darsi. Un continuo montare e smontare conclusioni mentre spesso si vieni avvolti dall’incertezza e dallo stupore. È decisamente un film nuovo nel panorama di Woody Allen. Magic in the Moonlight è “aperto” a tante prospettive: può essere visto con l’occhio della diffidenza o con il cuore della speranza; è un’opera di grande spessore e dai dialoghi meravigliosamente illuminanti.
Più che una riga deve essere riempita per Colin Firth che più della bellezza solare di Emma Stone rapisce e ipnotizza lo spettatore con una bravura fuori dal comune e con una parlantina degna dei migliori personaggi creati da Woody Allen.
Magic in the Moonlight è un film per tutti: è una commedia romantica, è un giallo, è una poesia filosofica sulla vita, sull’aldilà, sulle positività, sulle negatività e sulle incertezze di tutti i giorni. Un film completo che verrà amato dai fan di Woody Allen perché riconosceranno in ogni battuta l’uomo dietro la macchina da presa e sorrideranno anche quando gli altri non lo faranno. Un gioiello, una gemma, un capolavoro da aggiungere a una straordinaria filmografia.
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