Torino 2014 – A proposito di What We Do in the Shadows e The Homesman

Torino 2014 – A proposito di What We Do in the Shadows e The Homesman

Di Filippo Magnifico

What We Do in the Shadows   Cerca con Google

What We Do in the Shadows di Taika Waititi e Jemaine Clement (sezione Torino 32)

Quattro amici dividono una villa a Wellington. La convivenza è piuttosto pacifica e ogni sera in casa c’è una festa. Peccato che si tratti di party che finiscono sempre con spargimenti di sangue: i quattro sono infatti vampiri di diverse età, o per meglio dire secoli, alla costante ricerca di nuove vergini che possano appagare i loro appetiti. E quando la prospettiva è quella della vita eterna sono in pochi a non porgere il collo.

Se ci aveva fatto piacere la presenza tra i film in concorso di The Babadook, non possiamo che gioire ulteriormente di fronte ad un progetto così divertente e interessante come What We Do in the Shadows. Tra i registi troviamo Jemaine Clement, attore, regista, produttore nonché membro dei Flight of the Conchords. Il film è un finto documentario, incentrato sulla vita di un gruppo di vampiri di diversa età (il più giovane ha poco più di un secolo) che convivono nello stesso appartamento. Le telecamere li seguono nella (non) vita di tutti giorni, caratterizzata dalle consuete discussioni tra coinquilini e da scorribande notturne in cerca di vittime. Il tutto è condito da una buona dose di umorismo intelligente. È bello scoprire opere del genere, in grado di giocare con i canoni tipici del genere rimanendo profondamente rispettose allo stesso tempo.

The_Homesman_trailer

The Homesman di Tommy Lee Jones (sezione Festa Mobile)

Un carro attraversa i territori selvaggi del Nebraska. Alla guida c’è Mary Bee Cuddy, zitella dal cuore generoso; con lei, tre donne rese folli dalla durezza della vita di frontiera. La loro destinazione è una chiesa nello Iowa, dove le aspetta la moglie del reverendo locale, che si prenderà cura delle povere ammalate. A proteggerle lungo il pericoloso tragitto, un vecchio sbandato che sostiene di chiamarsi George Briggs, in debito con Mary Bee. Li attendono quattrocento miglia: il ritorno alla civiltà

Tratto dall’omonimo romanzo scritto da Glendon Swarthout, The Homesman è il secondo film da Regista di Tommy Lee Jones, dopo l’ottimo Le Tre Sepolture. Anche in questo caso il genere di riferimento è il western e la struttura è molto classica. Questo non vuol dire che la pellicoa non riservi sorprese, tra cui un improvviso (ma più che mai efficace) cambio di rotta. Jones dimostra ancora una volta una profonda padronanza del genere, gioca con i grandi spazi, con la dura vita dei pionieri, e ci regala una toccante e profonda storia di maturazione.

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