The Duke of Burgundy di Peter Strickland (sezione Torino 32)
Curata ed elegante, Cynthia porta bene i suoi cinquant’anni: l’atteggiamento algido e imperioso, insieme con la differenza di età, fanno sì che tra lei e la trentenne Evelyn esista un rapporto squilibrato, dove la donna più matura domina la più giovane, che ne diventa la umile servitrice. Ma quella che potrebbe sembrare una dinamica di sudditanza e passività, è in realtà per Evelyn un gioco erotico che desidera portare avanti in ogni modo, anche a costo di sacrificare la relazione con la sua amante.
Sofisticato, raffinato e raffinato nel raccontare la quotidianità di un folle amore omosessuale. Peter Strickland ha un indubbio talento visivo e il mondo da lui orchestrato – popolato solo ed esclusivamente da donne, qualche metaforico manichino, e un’infinità di insetti imbalsamati – sembra voler prendere in giro non solo le perversioni che ogni coppia si concede quando è chiusa tra le mura domestiche, ma il mondo del cinema in generale. Questo è messo bene in evidenza dalla prima parte del film, che ci propone un gioco degli inganni che riguarda i protagonisti ma prima di tutto lo spettatore. Purtroppo la pellicola si perde nel finale, o per meglio dire nei numerosi finali che si susseguono nell’ultima mezzora. Ne sarebbe bastato uno.
It Follows di David Robert Mitchell (sezione After Hours)
La diciannovenne Jay conduce una vita serena: gli studi, gli amici, le gite al lago nel week-end. Con lei c’è il fidanzato Hugh, di cui è innamorata. Dopo il loro primo rapporto sessuale, però, qualcosa sembra cambiare per la ragazza: strane visioni iniziano a perseguitarla, così come l’inesplicabile e opprimente sensazione che qualcuno, o qualcosa, la segua. Jay capisce presto come l’orrore, irrazionale e inarrestabile, possa celarsi a pochi passi da lei e da chi le sta intorno, minando ogni sicurezza.
Da molti considerato l’horror dell’anno. In realtà è un discreto film di genere che attinge a piene mani (e molto bene) da altri titoli del passato, come Halloween e Nightmare. La prima parte è molto buona, la seconda un po’ meno. La sensazione è che l’idea alla base del film non venga sfruttata al meglio, dato che avrebbe permesso al regista di trascinare lo spettatore in un gioco degli inganni di carpentiana memoria. Invece di far questo It Follows punta al concreto, eliminando del tutto l’alone di mistero che avvolge la storia e proponendoci un finale che non è assolutamente soddisfacente. Apprezzabile il ribaltamento dei canoni tipici del genere dato che in questa storia chi fa sesso non muore: è l’unico modo per sopravvivere.
Cold in July di Jim Mickle (sezione After Hours – Jim Mickle)
Texas, 1989. Nel buio di una notte come tante Richard Dane avverte una presenza in casa: il tempo di prendere la pistola e sparare e un uomo giace morto. La polizia sostiene che si tratti del ricercato Freddy Russell. Qualche giorno dopo compare in città suo padre Ben, in cerca di vendetta. Tra i due è subito guerra aperta, ma quando scoprono che non è stato Richard a uccidere Freddy, ma si è trattato di uno scambio di persona ordito dalla polizia, nascerà un’inattesa alleanza, in grado di svelare crimini e connivenze fino allora inimmaginabili.
Adattare per il grande schermo un romanzo di Lansdale non è certo cosa facile, dato che stiamo parlando di veri e propri film scritti. Jim Mickle non ci è riuscito, perlomeno non del tutto, ma il suo film è decisamente godibile. Quello che manca sul serio è l’approfondimento dei personaggi, a cominciare dal protagonista Michael C. Hall. La sua è un’evoluzione troppo forzata e apparentemente senza senso. Mickle però conferma ancora una volta il suo talento narrativo.
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