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Torino 2014 – A proposito di For Some Inexplicable Reason, The Babadook e The Editor

Pubblicato il 27 novembre 2014 di Filippo Magnifico

For Some Inexplicable Reason di Gábor Reisz (sezione Torino 32)

Alla soglia dei trent’anni, Áron viene scaricato dalla fidanzata. La sua vita gli sembra tutta da rifare; se in coppia vivere alla giornata o non avere un lavoro fisso poteva stargli bene, di colpo le cose cambiano e partire per l’estero non è solo più un’ipotesi. Oppresso da questi pensieri, dal ricordo ossessivo della ex e dall’ansia di una madre onnipresente, Áron arriva a prenotare un viaggio per il Portogallo all’insaputa dei genitori, approfittando della loro carta di credito e dell’incoscienza offerta dall’alcol. Prima di partire, però, fa un incontro che potrebbe essere decisivo: peccato che ritrovare quella persona non sia così semplice.

Cosa conosciamo del cinema ungherese? Poco e se dobbiamo dar retta alle parole del regista Gábor Reisz non ci perdiamo poi molto. Siamo sicuri che il suo film si allontani, o perlomeno cerchi di farlo, dal resto ma questo sforzo non è ripagato del tutto. C’è chi ha paragonato For Some Inexplicable Reason alle opere di registi come Woody Allen o Michel Gondry, cosa vera ma questo paragone vale anche in senso negativo: le intuizioni ci sono, i momenti divertenti e onirici anche. Ma il più delle volte l’atmosfera è svogliate e l’impressione è di trovarsi di fronte ad una brutta imitazione del cinema indipendente americano, che molto spesso è una brutta imitazione a sua volta.

The Babadook di Jennifer Kent (sezione Torino 32)

Sei anni dopo la morte violenta del marito, Amelia non è ancora riuscita a superare il trauma. A complicare le cose, il difficile rapporto con il figlio Samuel, bambino irrequieto tormentato da incubi popolati da creature mostruose. La comparsa in casa di un inquietante libro intitolato The Babadook rende Samuel incontrollabile: per lui il mostro che lo perseguita è proprio il protagonista che dà il nome al libro. Per Amelia l’unica soluzione è far curare il bambino con sedativi. Ma qualcosa la sta mettendo a dura prova: qualcosa di pauroso e inspiegabile.

Non può che far piacere vedere un horror tra i titoli in concorso, soprattutto se si tratta di un film particolarmente valido come quello diretto da Jennifer Kent. The Babadook è un’opera old school nel vero senso della parola, che regala brividi in abbondanza puntando tutto sugli ambienti e sull’atmosfera. Non a caso tra le numerosi citazioni inserite nella pellicola troviamo I tre volti della paura di Mario Bava. Jennifer Kent ha imparato dai grandi maestri l’arte del brivido e la cosa si vede. Il suo esordio al lungometraggio è ansiogeno al punto giusto e caratterizzato da un lieto(?) fine decisamente originale.

The Editor di Adam Brooks e Matthew Kennedy (sezione After Hours)

Un tempo montatore tra i più apprezzati, Rey Ciso non se la passa troppo bene: per sbarcare il lunario è costretto a montare filmacci di serie B dopo che un sanguinoso incidente l’ha lasciato con quattro dita di legno. Quando nel suo studio vengono ritrovati i cadaveri dei protagonisti della pellicola a cui sta lavorando, diviene il principale indiziato. Ma la verità è un’altra e molto più inquietante: spetterà a lui svelarla.

Adam Brooks e Matthew Kennedy, fondatori del collettivo indipendente Astron-6, sono dei veri e propri fanatici del cinema di genere italiano. La cosa ovviamente non può che farci piacere, ed è messa in evidenza da questo film volutamente sopra le righe e pieno zeppo di citazioni a grandi nomi come Lucio Fulci, Dario Argento e Mario Bava. Il problema? È che a lungo andare il gioco stanca e dopo un iniziale entusiasmo sono gli sbadigli a dominare incontrastati in questo divertito esperimento cinefilo. Godibile lo è sicuramente, ma mezzora di meno non avrebbe guastato.

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