Crossed, settimo episodio della quinta iterazione di The Walking Dead, alterna quattro narrazioni parallele per costruire il prossimo finale di metà stagione.
Attenzione: l’articolo contiene SPOILER.
Eugene è ancora a terra privo di sensi, vittima dei pugni di Abraham. Quest’ultimo, inginocchiato sull’asfalto, si rifiuta di bere. Poiché l’acqua sta per finire, Glenn, Rosita e Tara si recano a un vicino ruscello per fare scorta, mentre Maggie resta con Abraham. Tara si concede un po’ di umorismo per affrontare la difficoltà della situazione, ma inizialmente Rosita non gradisce. Al ruscello, i tre scoprono che l’acqua è sporca: Rosita, però, conosce un sistema efficace per filtrarla, e intanto racconta di aver incontrato Abraham quando si trovava con un altro gruppo, e di essersi unita alla sua missione perché lui apprezzava le sue capacità. Glenn le chiede se ora starà dalla loro parte, e Rosita risponde di sì. Tara trova uno yo-yo in un vecchio zaino lurido. Nel frattempo, Eugene si risveglia, e Abraham decide finalmente di accettare l’acqua.
Al Grady Memorial Hospital, uno degli agenti suggerisce di staccare i macchinari che tengono in vita Carol per non sprecare energia elettrica inutilmente, e Dawn glielo permette, nonostante le proteste di Beth. Dawn, però, vede in lei una forza di cui non sospettava nulla, e le affida la chiave dell’armadietto delle medicine per darle la possibilità di salvare Carol. Beth chiede a Steven cosa le somministrerebbe per svegliarla, e il medico suggerisce una flebo di epinefrina, ma al contempo le dice che Dawn non può averle affidato la chiave per semplice buon cuore. Con uno stratagemma, Beth distrae le guardie, sottrae la flebo dall’armadietto e la somministra a Carol, sperando che si svegli presto.
Alla chiesa, dopo la partenza di Rick, Daryl, Sasha, Tyreese e Noah per salvare Beth e Carol, Michonne resta con Carl, Judith e Gabriel. Carl offre a Gabriel una serie di armi fra cui scegliere, poiché deve imparare a difendersi dagli erranti: il prete, recalcitrante, sceglie il machete, ma poi si nasconde nel suo ufficio per riposarsi. In realtà, Gabriel non sopporta l’idea di usare violenza, e inoltre è frustrato dal fatto che la sua chiesa sia stata parzialmente smantellata (le canne estratte dall’organo, le panche distrutte) per scopi difensivi. Dopo aver divelto alcune assi dal pavimento, il prete striscia sotto all’edificio e fugge nel bosco, dove viene aggredito da una donna trasformata in morto vivente; Gabriel riesce a gettarla a terra ma, prima di ucciderla con una pietra, nota la croce che porta appesa al collo, e rinuncia.
Ad Atlanta, Rick sta studiando un piano per prendere d’assalto il Grady e recuperare Beth e Carol, ma Tyreese suggerisce che potrebbero soltanto rapire due loro agenti e sfruttarli come merce di scambio, in modo da non spargere sangue. Daryl è d’accordo. Sparando un colpo di pistola, il gruppo riesce ad attirare all’esterno il sergente Lamson e l’agente Shepherd, ma i due vengono subito salvati da Licari, che li seguiva in macchina a breve distanza. Sasha spara alle gomme dell’auto, che si schianta in uno spiazzo affollato di erranti fusi nell’asfalto (a causa di un precedente incendio). Licari aggredisce Daryl e riesce quasi a sopraffarlo, ma il cacciatore afferra la testa di un morto vivente, la stacca e la usa per colpire l’avversario. Gli altri catturano Lamson e Shepherd, mentre Daryl persuade Rick a non uccidere Licari: gli ostaggi, quindi, diventano tre. Lamson capisce che Rick era un poliziotto, e gli dice che ha intenzione di collaborare al loro piano, poiché anche lui e Shepherd progettavano di rovesciare il dominio di Dawn. Perché lo scambio abbia buon esito, però, Rick dovrà parlare direttamente con lei: Dawn, infatti, sostiene di non voler mai scendere a compromessi, ma in realtà lo fa continuamente. Rick e gli altri partono per il Grady, mentre Sasha resta di guardia. Lamson le racconta che fra gli erranti fusi nell’asfalto c’è un suo vecchio partner a cui vorrebbe concedere la pace, e Sasha si offre di farlo al posto suo… ma, non appena prende la mira con il fucile per sparargli, Lamson la colpisce alle spalle e fugge via.
Era forse inevitabile che, dopo sei puntate di buona fattura, la quinta stagione di The Walking Dead incappasse in un episodio decisamente più debole sul piano della tensione e dell’intrattenimento, scivolando in quei difetti endemici che finora era riuscita a evitare. Crossed svolge infatti una funzione puramente strumentale: raccoglie i fili della trama e li annoda in una narrazione alternata che, pur garantendo varietà di personaggi e situazioni, congela il racconto per quasi tutta la sua durata, limitandosi a costruire le premesse per l’imminente mid season finale. L’episodio si trascina quindi per inerzia, limitando gli sviluppi narrativi ad alcuni piccoli eventi isolati (il risveglio di Eugene, la missione di Beth, la prevedibile fuga di Lamson) che non sortiscono effetti immediati, ma solo in relazione al futuro più o meno prossimo della serie. In tale contesto, le vicende di Rick hanno sicuramente un peso maggiore sulla storia, e approfondiscono svariati conflitti che angustiano i personaggi: lo stesso Rick deve mediare tra il suo istinto di sopravvivenza (che lo spinge a risolvere i problemi in modo brutale, con l’omicidio) e gli ultimi residui della sua umanità, cui fanno appello Tyreese e Daryl quando lo persuadono ad adottare la diplomazia per salvare Beth e Carol. Sasha, al contempo, è in piena elaborazione del lutto per la morte di Bob, e affronta una fase delicata che la porta a cadere nel tranello di Lamson; mentre Daryl, come dimostrano le sue prese di posizione, dà prova di essere ormai più maturo ed equilibrato rispetto agli inizi, e forse persino più ragionevole di Rick.
Per il resto, assistiamo alle reazioni di personaggi il cui mondo viene fatto a pezzi. Gabriel è affranto e incredulo di fronte alla leggerezza con cui il gruppo demolisce la chiesa (ulteriore sussulto antiretorico da parte dello show), e non riesce ad accettare l’idea di usare la violenza per sopravvivere, al punto da fuggire in segreto e rifiutarsi di uccidere un morto vivente che l’aveva aggredito. Intanto, Abraham punisce se stesso per aver massacrato Eugene, e resta inginocchiato sull’asfalto senza bere, come in un rituale di autoflagellazione; soltanto il risveglio del suo ex protetto lo induce a riprendersi, forse desideroso di fare ammenda. Glenn, Rosita e Tara sembrano invece aver già superato lo shock delle menzogne di Eugene, e scoprono una certa intesa basata sulla comunione d’intenti. Parallelamente, al Grady Memorial Hospital si verifica un’inatteso slancio di compassione da parte di Dawn, che affida a Beth le chiavi delle medicine per salvare Carol… a meno che, come sostiene Steven, non ci sia qualcosa sotto (anche se Dawn potrebbe semplicemente essere rimasta impressionata dalla determinazione di Beth). Insomma, nonostante alcune interessanti sfumature emotive, Crossed ha il difetto di girare a vuoto in gran parte delle sue sequenze, e ripropone i soliti discorsi ripetitivi sull’elaborazione del lutto e il senso di colpa. Vedremo se il finale di metà stagione riuscirà a tornare sul livello degli altri episodi.
La citazione: «Pensavo fossi debole. Mi hai dimostrato che mi sbagliavo.»
Ho apprezzato: la ragionevolezza di Daryl; la complicità fra Tara, Glenn e Rosita; l’incredulità di Gabriel di fronte allo smantellamento della chiesa.
Non ho apprezzato: l’assenza di sviluppi narrativi fondamentali; le scene che girano a vuoto; i soliti discorsi sull’elaborazione del lutto e la sopravvivenza.
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