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Stop alla fornitura di armi ad uso scenico nelle produzioni italiane – Update

Pubblicato il 09 novembre 2014 di Marlen Vazzoler

L’ultima direttiva ministeriale voluta dal ministro degli interni Alfano renderà molto difficile la produzione di serie televisive e film in Italia in cui è richiesta la presenza di armi da fuoco inertizzate, ovvero a salve.

Qui il testo:

“Ed ancora, per quanto attiene alle modifiche apportate all’articolo 22, la novella, in relazione alle esigenze di coordinamento riferite alle nuove attribuzioni del Banco nazionale di prova, prevede che le armi ad uso scenico vengano sottoposte a verifica (degli accorgimenti tecnici sulle stesse eseguiti) da parte del Banco stesso, il quale vi apporrà specifico punzone. Sono fatte salve, ovviamente, le armi per uso scenico già valutate e punzonate dal BNP.
Tuttavia, sì rappresenta che l’art. 6, comma 1, del d. lgs 121/2013 in argomento, prevede, per le armi ad uso scenico, l’obbligo di sottoposizione alla verifica del Banco di prova, a spese dell’interessato, entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto medesimo (4 novembre 2014). Tale ente stabilirà, caso per caso, gli accorgimenti tecnici ritenuti idonei, anche avvalendosi, laddove tale ente lo ritenga opportuno, delle indicazioni fornite da questo Ufficio con circolare n. 50.3Q2/10.C.NC.77, dei 7 luglio 2011.”

Con la nuova legge entrata in vigore questa settimana non è più possibile approvare le modifiche apportate alle armi da fuoco, per farle sparare a salve, e quindi ottenere una certificazione dalle armerie. Senza la certificazione le armi non possono essere usate sui set e così è cominciato il blocco alle forniture di armi da fuoco in tutte le riprese televisive e cinematografiche.

Di seguito il comunicato stampa congiunto dell’ANICA dell’Apt (associazione dei produttori televisivi):

A partire da oggi ogni fornitura di armi ad uso scenico si ferma, e con essa si fermano tutti i set cinematografici e di fiction d’azione.
Le perdite economico/produttive che ne deriveranno al settore si annunciano ingenti.
Gli sforzi delle Film Commission, e le finalità delle politiche di incentivazione, volte ad attrarre sul territorio del nostro Paese le produzioni cine audiovisive d’azione, saranno vanificate.
Tutto ciò a causa della Legge che regolamenta la detenzione e l’uso delle armi a uso scenico, che ne stabilisce i requisiti tecnici e che indica le procedure per il relativo riconoscimento, ma con norme tecnicamente opinabili, oggettivamente inapplicabili e per di più con termini di attuazione perentori giunti oggi a scadenza.
Al momento siamo arrivati solo alla mera stesura, da parte dei competenti Dicasteri, di un testo contenente la proroga dei termini, ma fermo da un mese nel suo iter promulgativo.
Risultato: stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività.
Il passo del gambero.

Roma, 7 novembre 2014

Il produttore Pietro Valsecchi ha dichiarato al corriere:

“Mi sono affrettato a girare tante scene di sparatorie delle fiction che ho attualmente in produzione – Squadra mobile e Squadra antimafia – perché non so che farò da domani. Se la situazione non si risolverà sarò costretto ad andare all’estero”.

Il problema è dovuto dall’uso di armi vere sui set italiani. Spiega Valsecchi:

“Come accade in tutta Europa si spara con armi vere, modificate ovviamente. Le stesse fabbriche d’armi applicavano le modifiche necessarie affinché le pallottole non potessero uscire dalla canna. E certificavano che la pistola sparava a salve. Da qualche tempo una commissione del Ministero degli Interni stava lavorando per cambiare le cose. Che sono appunto cambiate da venerdì. Ma secondo le armerie queste nuove modifiche non vanno bene e dunque le armi non possono essere certificate. Da qui il blocco totale”.

La produzione italiana ha sempre avuto una spiccata propensione per le storie poliziesche, pensiamo a una fiction come Don Matteo dove il buonismo regna sovrano, ma in cui compaiono delle armi da fuoco, o alle varie produzioni sulla mafia, il ris, la polizia, i carabinieri e via così.
Nei prossimi mesi sarebbero dovute partire le riprese di diverse fiction: Montalbano, Suburra, Squadra antimafia Catturandi, Il commissario Rex 8, Un passo dal cielo 3, ma se questa legge non verrà modificata, se le armi non potranno essere certificate e quindi usate, questi prodotti rischiano di non entrare più in produzione.

Un’alternativa sarebbe l’uso di armi giocattolo ma spiega Valsecchi:

“…Si vedrebbe. È una questione anche di peso, del rapporto che l’attore/gangster/killer instaura in quel momento con l’arma. Con il giocattolo non si crea. Spero davvero che ci si incontri e che il problema venga risolto. La Taodue (società di produzione di Valsecchi, ndr) dà lavoro a 15mila persone all’anno. E io voglio continuare a produrre e mantenere l’industria qui, in Italia. Ma se non mi mettono più nelle condizioni di girare un film d’azione che devo fare?”.

A questo punto c’è da chiedersi come reagiranno le varie produzioni internazionali che hanno scelto il nostro paese per girare delle sequenze in cui è richiesto l’uso delle armi da fuoco. Avengers: Age of Ultron e Point Break fortunatamente hanno scampato questo pericolo, ma la Eon Productions come reagirà? Cancellerà le riprese nel nostro paese? Oppure ricorrerà a dalle armi finte? O riuscirà a procurarsi delle armi in grado di ottenere la certificazione italiana? Ricordiamo che a febbraio sono previste a Roma le riprese di Bond 24 e se questa legge non verrà cambiata, Sam Mendes si troverà una bella gatta da pelare.

Fonti anica, il secolo xix, corriere