Agents of S.H.I.E.L.D. – La recensione del settimo episodio: The Writing on the Wall

Agents of S.H.I.E.L.D. – La recensione del settimo episodio: The Writing on the Wall

Di Lorenzo Pedrazzi

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The Writing on the Wall, settimo episodio della seconda stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., risolve il mistero della scrittura aliena, e apre idealmente una nuova fase della serie Marvel

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER.

Il misterioso uomo tatuato (Brian Van Holt) uccide una pittrice che nei suoi quadri dipingeva lo stesso linguaggio alieno di Coulson (Clark Gregg), e glielo incide sulla pelle. L’omicidio attira l’attenzione del neo direttore dello S.H.I.E.L.D., che comincia a indagare con l’aiuto di Skye (Chloe Bennett). Intanto, Bobbi Morse (Adrianne Palicki), Melinda May (Ming-Na Wen) e Lance Hunter (Nick Blood) e Triplett (B.J. Britt) hanno trovato Ward (Brett Dalton), ma non possono attaccarlo perché indossa un giubbetto imbottito di esplosivo C4. Dopo aver seminato Triplett e Bobbi, Ward dà appuntamento a Bakshi (Simon Kassianides) in una taverna dell’Hydra, poi neutralizza le sue guardie e lo lega a una sedia, ferito e malmenato. Gli agenti lo trovano così, con un bavaglio su cui c’è scritto “per Coulson”.
Parallelamente, lo stesso Coulson chiede a Skye e Simmons (Elizabeth Hernstridge) di sottoporlo alla macchina che, attraverso le onde tetha, permette di far riemergere i segreti del subconscio. Coulson rivive così il periodo di sperimentazione del farmaco GH-325, i cui primi pazienti – tutti agenti S.H.I.E.L.D. – soffrirono delle stesse crisi di ipergrafia: il DNA alieno, infatti, sovrappone la sua traccia mnemonica su quella dei “riceventi”, e i suoi ricordi comprendono quella misteriosa scrittura. L’unico modo per evitare le crisi fu quello di cancellare la memoria dei pazienti e innestare dei ricordi fasulli: per questo, essi hanno cominciato a vivere un vita nuova, senza sapere nulla della loro precedente attività come agenti S.H.I.E.L.D.. L’uomo tatuato, che si chiama Sebastian Van Holt, era proprio uno di loro, e ora li sta prendendo di mira per farsi rivelare i loro pezzi del puzzle (ogni paziente ne condivide una parte diversa). Coulson sa che, tra le potenziali vittime, rimane solo Hank Thompson (Joel Gretsch), ma Skye e gli altri vogliono chiuderlo nella cella sotterranea finché non avrà ritrovato il suo equilibrio. Il direttore riesce però a fuggire dopo aver rinchiuso Skye al suo posto, raggiunge Hank e lo minaccia con una pistola per farsi svelare la sua parte del linguaggio alieno. Interviene Sebastian, che li cattura entrambi e li lega nel garage di Hank. L’assassino dice che il dolore lo aiuta a ricordare, per questo ha inciso su se stesso i simboli alieni (e li incide sui corpi delle sue vittime: spera che li aiutino a ricordare a loro volta). Hank riesce a slegarsi, e il vecchio istinto da agente segreto gli permette di difendersi da Sebastian e liberare Coulson, che affronta l’assassino e scopre la verità: Hank, nel suo garage, ha costruito un plastico per il trenino di suo figlio che riproduce il linguaggio alieno, ma in formato tridimensionale; non si tratta di una mappa, ma del progetto di una città a cui evidentemente l’alieno blu era diretto. L’ossessione di Coulson svanisce, Sebastian viene consegnato alle autorità, e Hank può tornare alla sua vita felice, con sua moglie e suo figlio. Coulson mostra alla squadra la riproduzione olografica della città, e dice che dovranno trovarla prima dell’Hydra.
Alla fine, Ward si taglia barba e capelli, e telefona a Skye attraverso il telefono di Bakshi: le dice che quello è stato un regalo, e ne arriveranno altri. Poi interrompe la comunicazione e parte per andare a prendere suo fratello.

ELIZABETH HENSTRIDGE

The Writing on the Wall dimostra che Agents of S.H.I.E.L.D. non è sempre timido nei suoi legami con l’universo Marvel, poiché stavolta punta in alto: la città di cui si parla nell’episodio è infatti Attilan, dimora ancestrale degli Inumani, stirpe nata migliaia di anni fa da una sperimentazione genetica degli alieni Kree sui terrestri. Gli Inumani, peraltro, saranno protagonisti di un film che uscirà il 2 novembre 2018, e questo suscita alcuni dubbi sull’effettiva possibilità che Attilan compaia già in Agents of S.H.I.E.L.D., anche perché sembra un’ambizione francamente eccessiva per i budget del piccolo schermo (oltre che per il ruolo dello show nell’universo cinematografico Marvel). In ogni caso, fa piacere che la serie alzi la posta in gioco, pur rischiando di assumersi responsabilità che forse non saprà soddisfare, soprattutto se consideriamo la sua scarsa presa sul pubblico americano: lo show, al momento, cammina sul margine sottile tra la cancellazione e il rinnovo, pendendo maggiormente verso la prima.

IAIN DE CAESTECKER, HENRY SIMMONS

C’è comunque un ulteriore merito che si deve riconoscere a The Writing on the Wall: quello di aver preso una trama abbastanza confusa (l’alieno blu, il GH-325, il linguaggio misterioso, il killer tatuato) e di averne riannodato i fili in modo coerente, fornendo una giustificazione – puramente fantastica, è ovvio – a molti dettagli che parevano assurdi o inspiegabili. Ora i legami di causa-effetto sono più chiari, e l’episodio li dipana in una narrazione ben ritmata e abbastanza tesa, giocata sull’alternanza fra le due storie parallele. Le avventure di Ward fanno da contrappunto all’indagine di Coulson, e confermano la sua ambiguità: l’ex agente è disposto a tutto per fuggire e non farsi catturare, eppure è anche deciso a redimersi, lavorando clandestinamente per lo S.H.I.E.L.D. come una scheggia impazzita; delude, però, vedere la Bobbi Morse di Adrianne Palicki ridotta a un ruolo secondario, e persino gabbata da Ward come fosse l’ultima delle reclute. Mockingbird, l’unica vera supereroina della serie, merita maggiore attenzione.

3

L’epilogo trascura le conseguenze delle azioni di Coulson e ristabilisce lo status quo come nulla fosse, nonostante il direttore abbia agito senza controllo per almeno metà della puntata: evidentemente si dà per scontato che, superata l’ossessione per il linguaggio alieno e le crisi di ipergrafia, abbia ritrovato il suo equilibrio. Per ora, sembra che la sottotrama della sua “resurrezione” sia chiusa, ed è meglio così.
Piccoli bonus per i lettori Marvel: Ward cita il Barone Von Strucker, che sarà uno degli antagonisti di Avengers: Age of Ultron. Inoltre, Skye parla di un suo contatto, Micro, altrimenti noto come Microchip, leggendario hacker che lavora con il Punitore. Vedremo mai Frank Castle nell’universo cine-televisivo della Casa delle Idee? Si dice che abbia già agito nell’ombra in Captain America: The Winter Soldier, quindi chissà…

La citazione: «Tutto ciò che abbiamo fatto ci ha condotto a questo. Il nostro lavoro è arrivarci prima di chiunque altro.»

Ho apprezzato: la spiegazione della trama riguardante il GH-325; la citazione di Attilan; la discreta tensione dell’episodio; l’ambiguità di Ward.

Non ho apprezzato: le semplificazioni del finale; il ruolo trascurato di Bobbi Morse.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Agents of S.H.I.E.L.D. sul nostro Episode39 a questo LINK.

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