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Gotham, la recensione del secondo episodio: Selina Kyle

Pubblicato il 01 ottobre 2014 di Lorenzo Pedrazzi

Selina Kyle, secondo episodio di Gotham, introduce una nuova trama nella serie di Bruno Heller, e assegna un ruolo più centrale alla giovane Catwoman

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Selina Kyle (Camren Bicondova) è nuovamente testimone di un crimine: alcuni ragazzi di strada, suoi amici, vengono narcotizzati e rapiti da un uomo e una donna che si fingono volontari, e che li rinchiudono in una cella per ragioni sconosciute. James Gordon (Ben McKenzie) e Harvey Bullock (Donal Logue) interrogano un ragazzo che è riuscito a fuggire, e scoprono che i rapitori utilizzano una sostanza chiamata ATP, un tempo utilizzata dal manicomio di Arkham, che fa perdere i sensi all’istante. I due detective chiedono lumi a Fish Mooney (Jada Pinkett Smith), che li informa della presenza di un misterioso “compratore” d’oltreoceano, interessato a qualunque giovane in buona salute. I rapitori lo chiamano “Fabbricante di Bambole” (“The Dollmaker”, in originale). Jim e Bullock restringono la ricerca ai laboratori che vendono ancora l’ATP, e trovano quello giusto: i ragazzi sono prigionieri nel magazzino e vengono liberati, ma i rapitori riescono a scappare.
Intanto, Fish Mooney trama per rovesciare il dominio di Carmine Falcone, mentre Oswald Cobblepot (Robin Lord Taylor) trova un passaggio fuori città, ma rapisce il giovane conducente dell’auto e lo nasconde in una roulotte, per chiederne il riscatto alla madre. Quest’ultima, però, crede sia soltanto uno stratagemma di suo figlio per ottenere dei soldi, e non gli dà ascolto. Parallelamente, Bruce Wayne (David Mazouz) continua a testare i limiti del suo corpo e della sua paura, causando preoccupazione in Alfred (Sean Pertwee), che chiede a Jim di parlargli.
Il sindaco, nel frattempo, ordina che i ragazzi di strada vengano prelevati e trasferiti al nord, dove saranno ospitati da un riformatorio. Uno dei pullman – su cui viaggia anche Selina – viene dirottato dai rapitori e condotto presso la sede della Trident Intercontinental Shipping. I ragazzi vengono chiusi in un container, ma Selina riesce a sfuggire alle guardie, e infine viene salvata da Jim, che ha riconosciuto il logo della Trident dalla descrizione del proprietario del laboratorio. I rapitori vengono arrestati, e la ragazzina propone a Jim un accordo: se lui la lascerà libera, lei gli rivelerà chi ha ucciso i coniugi Wayne…

Se l’episodio pilota di Gotham ha avuto una funzione eminentemente introduttiva, Selina Kyle getta invece le basi per una trama orizzontale che potrebbe attraversare l’intera stagione, accennando a un misterioso antagonista (il “Fabbricante di Bambole”) che approfitta della vulnerabilità dei ragazzi di strada per compiere i suoi scopi arcani. In tal modo, la giovane Catwoman può assumere un ruolo più attivo rispetto a quello di mera spettatrice, sfoggiando un misto di astuzia, opportunismo e buon cuore che rende la sua personalità velatamente ambigua. Bisogna dire che, a livello generale, i personaggi secondari sono caratterizzati bene: che si tratti del proprietario del laboratorio chimico o dell’odiosa rapitrice interpretata da Lili Taylor, le figure di contorno hanno spesso un tic, una peculiarità fisica o un’inflessione vocale in grado di renderli riconoscibili, facendoli emergere dall’ombra dell’anonimato. Ben gestito è anche il rapporto tra Alfred e Bruce Wayne, impegnato nel progressivo abbattimento dei suoi limiti fisici e psicologici, come nella scena in cui si sforza di tenere il palmo della mano sulla fiamma di una candela. Nelle precedenti trasposizioni di Batman si è sempre dato per scontato che Alfred abbia cresciuto Bruce come un figlio, senza mai citare le possibili difficoltà di un uomo che, invece, di figli non ne ha mai avuti, e in alcune circostanze non sa come comportarsi: ebbene, Bruno Heller presta attenzione a questo risvolto emotivo, e ci mostra un Alfred dubbioso e fallibile, incapace di gestire gli impulsi “sperimentali” del ragazzo. Jim interviene proprio in questo frangente, atteggiandosi a padre putativo e offrendosi come un potenziale modello maschile.

Il ritmo della puntata non mostra alcun calo, e si avverte sempre l’impressione che Gotham, di episodio in episodio, ambisca a costruire qualcosa di grande, misurandosi con un universo narrativo alquanto vasto, e di cui vuole raccontare le premesse. Certo, le forzature non mancano: i gradi di separazione tra i futuri supercriminali (o altri personaggi) sono sempre troppo pochi, e le connessioni logiche nella trama sono piuttosto elementari. Il cast, però, si conferma molto valido: non solo Ben McKenzie, Donal Logue, Robin Lord Taylor e David Mazouz, già apprezzati nel pilot, ma anche Carol Kane, che interpreta una splendida e decadente Gertrud Kapelput, madre del Pinguino, chiusa in una dimora funerea da cui traspaiono solo le antiche vestigia di un passato glorioso. I personaggi di contorno sono davvero uno dei maggiori punti di forza della serie, e finora si sono dimostrati più incisivi anche rispetto alle trame.

La citazione: «Non perdo mai il sonno per i miei nemici. Sono i miei amici che mi tengono sveglio.»

Ho apprezzato: la bravura degli interpreti; Carol Kane nel ruolo di Gertrud Kapelput; il buon ritmo narrativo; la qualità della fotografia; il rapporto fra Bruce e Alfred; la caratterizzazione dei personaggi secondari.

Non ho apprezzato: alcune forzature nell’accorpamento dei personaggi e nelle connessioni logiche.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Gotham sul nostro Episode39 a questo LINK.