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Escobar: Paradise Lost – Josh Hutcherson e Benicio DelToro presentano il film a Roma

Pubblicato il 19 ottobre 2014 di Leotruman

Giornata ricca di star al Festival Internazionale del Film di Roma. Sono venuti oggi a presentare il loro film un premio Oscar e una delle giovani star più popolari al mondo: la pellicola in questione è Escobar – Paradise Lost, mentre i due attori sono Benicio Del Toro (Traffic) e Josh Hutcherson (Hunger Games)

Il film è l’opera prima dell’attore italiano Andrea di Stefano, riuscito nell’impresa di far realizzare ad Hollywood questa sorta di biopic (25 milioni il budget) sul ben noto narcotrafficante colombiano Pablo Escobar che costruì uno dei più grandi imperi criminali della storia, prima di essere ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia nel 1993. Più che essere un vero biopic, il film è un thriller romantico che ha per protagonista un giovane surfista (Hutcherson) che si reca in Colombia in vacanza e lì incontra la bellissima Maria (Claudia Traisac, attuale fidanzata di Josh). L’amore a prima vista lascia spazio a dubbi e drammi quando Nick scopre che lo zio della sua ragazza è proprio il “re della coca”, il criminale e trafficante di droga più famoso di sempre.

Andrea Di Stefano insieme ad un sereno e divertente Benicio Del Toro, ma anche agli adorabili e bravissimi Josh Hutcherson e Claudia Traisac, hanno risposto in conferenza ad alcune domande:

Peeta e Nick sono simili, perché entrambi cercano proteggere ragazza che amano. Assomigli a loro?

Josh Hutcherson: I protagonisti delle love story sono spesso personaggi che cercano di difendere il loro amore. Peeta e Nick sono diversi, ma lottano in ciò che credono. Questo aspetto li rende simili, anche se sono due personaggi diversi.

Quanto conoscevate Escobar prima di girare il film? Quanto si ispira alla vera storia del trafficante?

Regista: Il punto partenza è stato la vera storia. Ho iniziato a interessarmi della storia di Pablo Escobar quando una persona che ho conosciuto mi ha raccontato la sua di storia: credeva di essere suo amico, e poi Pablo ha provato ad ucciderlo. Questo è stato un criminale che non seguiva le classiche regole dei criminali, come quella di non uccidere persone care e di fiducia. Ho iniziato quindi a studiare il personaggio, a tratti quasi mitologico. Mi interessava e ho deciso di un film su di lui, ma allo stesso tempo anche su un’anima pura, che era arrivata a conoscere Pablo, e che per causa sua è disceso fino agli inferi.

JH: Non sapevo molto di Pablo Escobar. Era uno dei più grossi trafficanti di droga, ma allo stesso tempo era un po’ come un Robin Hood, che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Girando il film ho compreso le cose terribili che faceva, come terrorizzava persone, come conquistava la loro fiducia e per poi usarla per i suoi fini. Ho visto il suo aspetto mostruoso, e non l’idolo che sembrava ad alcuni. Era un mostro.

Perché finisci sempre per interpretare cattivi? È una scelta che dipende dalla tua fisicità o dal tuo modo di recitare?

Benicio DelToro: Scelgo ruoli da cattivo perché in fondo in fondo sono un cattivo ragazzo! Ovviamente scherzo, la colpa è di Andrea di Stefano che ha pensato a me, e lo stesso vale per tutti gli altri film. È colpa dei registi che mi pensano sempre per interpretare il cattivo!

Com’è nato questo progetto?

Regista: In realtà è nato in modo molto semplice. Ho scritto la sceneggiatura cinque anni fa, ho trovato un produttore, l’ho mandato agli attori e ho girato il film. La mia più grande qualità è stata proprio la testardaggine, volevo realizzare questo progetto e ce l’ho fatta.

Josh sei già stato diretto da Benicio in 7 Days in Havana, come è stato trovarsi al suo fianco come attore?

BDT: Io in realtà non dirigo gli attori! Io li lascio liberi di fare quello che vogliono, poi al massimo taglio in fase montaggio. È difficile creare un senso di verità davanti la macchina da presa, ma lui cerca la verità, e quando lo metti davanti alla macchina Josh riesce a dare sempre il meglio.

JH: Ci siamo divertiti molto su quel set, giravamo a Cuba. Benicio Del Toro è stato un regista fantastico, mi ha dato molta libertà permettendomi di esprimermi al massimo come attore. È stato un lavoro fantastico…

È stato difficile recitare anche in spagnolo?

JH: Sono americano e parlo solo l’inglese quindi lo spagnolo è stato una bella sfida come attore! Il set era però internazionale. e c’erano molti spagnoli intorno a me disposti ad aiutarmi. Mi sono comunque concentrato più sulle battute che sulla comprensione dello spagnolo, anche se sto gradualmente migliorando.

Come ti sei preparato per interpretare il personaggio?

BDT: La ricerca e la documentazione sono essenziali. Quello che rende unico questo film è che vediamo la storia di Pablo raccontata dal punto di vista di Nick, l’impostazione è diversa. Escobar era come un microcosmo: si presentava come un tipo di persona, e poi era suo opposto. Abbiamo cercato di capire cosa ha fatto realmente per la Colombia, d è interessante e sempre divertente per un attore, continuare a scoprire cose nuove girando film.

Progetti futuri? Benicio vorresti tornare ad interpretare Il Collezionista nei prossimi cinecomic Marvel?

JH: Sto leggendo molte sceneggiature, articoli e non solo. Cerco storie originali, anche da produrre. Per ora non ho fretta, non ho ancora letto niente di interessante quindi aspettiamo.

BDT:  La verità è che non sappiamo niente del nostro futuro, viviamo giorno per giorno: è questa la vita dell’attore! Mi piacerebbe tornare a interpretare il personaggio de I guardiani della galassia: spero di interpretarlo ancora, perché quando fai un personaggio non ci entri se non all’ultimo minuto. Ora finalmente mi sembra di averlo capito e voglio ritrovarlo.

Cosa ne pensi del personaggi di Maria? Quando capisce realmente chi è lo zio?

CT: Il mio personaggio vive un terribile conflitto perché all’inizio venera Escobar, ma quando viene a sapere i terribili crimini di cui è responsabile capisce che deve seguire Nick e uscire una volta e per tutte da quel mondo.

Tirando le somme, chi era Pablo Escobar? Che idea ti sei fatto?

BDT: Pablo Escobar era una grandissima contraddizione, ma soprattuto l’idea che mi sono fatto è che è stato un enorme spreco di talento. Abbiamo realizzato il film per intrattenere,  non è un documentario. Ma mostra anche le grandi sofferenze che ha portato in Colombia. Ha aiutato molti bisognosi e questo spiega perché molti ancora lo idolatrino come un eroe, come Robin Hood. Non si possono criticare queste persone perché bisogna mettersi nei loro panni, visto che ha dato loro alloggi e ospedali, come è stato mostrato a inizio film. Ma la sua è una storia triste, un personaggio che ha preso la strada sbagliata e che ha creato enormi disagi sociali. Un vero e proprio spreco di talento…

Paradise Lost rappresenta il debutto alla regia per Andrea di Stefano, e sbarcherà a novembre nelle sale americane (prossimamente in quelle italiane).