The Strain, la recensione del decimo episodio: Loved Ones

The Strain, la recensione del decimo episodio: Loved Ones

Di Lorenzo Pedrazzi

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Loved Ones, decimo episodio di The Strain, svela la sorte di Kelly e anticipa inquietanti sviluppi per il futuro della serie…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Il piccolo Zach (Ben Hyland), figlio di Ephraim (Corey Stoll), riesce a rintracciare il cellulare di sua madre Kelly (Natalie Brown) attraverso un’applicazione on-line, sfruttando la connessione a internet che funziona solo a tratti. Eph decide quindi di recarsi sul posto, dove trova il cellulare nelle mani di una senzatetto: dopo averle medicato un’ustione, riesce a farsi accompagnare nel luogo dove la donna ha rinvenuto il telefono, vicino all’automobile di Kelly. Lei, però, non c’è.
Scopriamo infatti che, il giorno prima, Kelly è stata attaccata in casa da Matt, al quale è riuscita a sfuggire colpendolo al volto con un punteruolo. Dalla ferita, però, è fuoriuscito un parassita che si è introdotto nell’occhio della donna, infettandola. In seguito, Kelly ha vagato confusamente per la città, finché la sete non l’ha portata ad aggredire l’amica Diana (Inga Cadranel) e suo figlio per nutrirsi del loro sangue, infettandoli a loro volta. Guidata dalla voce del Maestro, Kelly lo ha poi raggiunto nel sottosuolo di New York: sembra che lo strigoi abbia grandi piani per lei.
Tornando al presente, Vasily Fet (Kevin Durand) e Dutch Velders (Ruta Gedmintas) entrano con l’inganno nel grattacielo del Gruppo Stoneheart per ripristinare internet e gli altri mezzi di comunicazione, ma vengono immediatamente bloccati dagli uomini di Eldritch Palmer (Jonathan Hyde), che convoca Dutch e le confessa i suoi piani per l’immortalità. La ragazza lo colpisce con un pugno, e viene portata via dal suo assistente personale, il signor Fitzwilliam (Roger R. Cross), a cui viene dato l’incarico di uccidere sia lei sia Vasily. Fitzwilliam, però, li lascia andare: pur essendo fedele al suo capo, non ne approva le scelte, e riconosce che Dutch e Vasily sono nel giusto.
Intanto, Eph segue gli indizi fino alla casa di Diana, dov’è costretto a uccidere lei e suo figlio, ormai trasformati in vampiri. In mano a Diana trova il ciondolo che Kelly portava al collo, e così capisce che per sua moglie non c’è più niente da fare. Tornato al banco dei pegni, aggredisce verbalmente Dutch, che decide di andarsene, poi consegna il cellulare di Kelly a Zack. Il bambino lo usa per guardare alcune foto che lo ritraggono con sua madre, e un video del suo ultimo compleanno, quando lei gli aveva regalato la bicicletta che desiderava tanto.

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Con Loved Ones, come si può intuire dal titolo, la serie di Guillermo Del Toro e Chuck Hogan torna a concentrare l’attenzione sull’intimità dei personaggi, ma stavolta le sfumature emotive sono più coinvolgenti, anche perché ben integrate nello sviluppo della trama. La costruzione del racconto, inoltre, è piuttosto efficace: l’episodio è basato infatti sull’alternanza fra il tempo presente e il tempo passato, stabilendo un parallelismo fra gli indizi scoperti da Ephraim e l’effettiva narrazione dei loro retroscena, con la sventurata Kelly che degrada progressivamente verso la condizione mostruosa, pur restrando aggrappata – con la disperazione del naufrago travolto dalla tempesta – ai poveri residui della sua umanità. Questa discesa nell’abisso è resa più dolente dalla consapevolezza che là fuori, mentre lei si è già trasformata in uno strigoi, suo marito e suo figlio sperano ancora di ritrovarla viva e in salute: sono stati a un passo dalla salvezza (Eph le aveva detto di fuggire dalla città), si sono cercati, ma non si sono trovati; e ora Kelly è diventata uno strumento nelle mani del Maestro, il quale sembra avere grandi piani per lei.

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Si tratta quindi di una puntata in cui solo all’apparenza succede poco, ma in realtà si verificano due svolte alquanto significative: da un lato la sopracitata trasformazione di Kelly (con tutte le conseguenze emotive e narrative del caso), e dall’altro la rivelazione dei dubbi di Fitzwilliam, che potrebbe diventare un fattore di erosione all’interno dello stesso Gruppo Stoneheart. Il fatto, però, è che per la prima volta The Strain riesce a confezionare un episodio privo di cali di ritmo – o di tensione – senza affidarsi al carisma di Abraham (che compare brevemente solo in un paio di scene) o alle sequenze d’azione (sporadiche), ma focalizzandosi sul privato di Eph, Kelly e Zack, che poi dovrebbero costituire il nucleo sentimentale dello show. Episodio di transizione, insomma, ma ben strutturato ed efficace.

La citazione: «Se hackerare significa esplorare i limiti del possibile, allora sto per ottenere quello che chiamereste l’hackeraggio supremo.»

Ho apprezzato: la costruzione alternata fra passato e presente; i risvolti emotivi; la sottile attrazione fra Dutch e Vasily.

Non ho apprezzato: nulla di rilevante.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di The Strain sul nostro Episode39 a questo LINK.

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