The Equalizer – Il “vendicatore” Denzel Washington e Antoine Fuqua presentano il film a Roma

The Equalizer – Il “vendicatore” Denzel Washington e Antoine Fuqua presentano il film a Roma

Di Leotruman

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È uno degli action movie più attesi dell’autunno e tra pochi giorni uscirà in patria e poi anche nel nostro paese (il 9 ottobre). Parliamo di The Equalizer – Il Vendicatore, il thriller diretto da Antoine Fuqua che adatta per il cinema una nota serie tv trasmessa nella seconda metà degli anni ’80 e conosciuta in Italia sotto il titolo di Un Giustiziere a New York.

Il regista è sbarcato a Roma insieme alla star del film: il due volte premio Oscar Denzel Washingtonuno degli attori più celebri e amati al mondo, nonché re del botteghino visti i costanti ed eccellenti risultati raggiunti dalle sue pellicole nella lunga carriera di interprete.

Questa volta Washington riveste un ruolo particolarmente fisico che lo vede interpretare l’ex spia in pensione Robert McCall, che si trova invischiato con la mafia russa per aver aiutato una giovane prostituta (la talentuosa Chloe Moretz).

Ecco alcuni highlights dalla conferenza stampa del film, che svelano dettagli non solo sul film ma anche sulla vita e la carriera dell’attore:

denzel washington the equalizer roma

Hai lavorato spesso gli stessi registi: una tua scelta, o sono loro che dopo aver lavorato con te non riescono più a farne a meno? 

Denzel Washington: È vero, ho lavorato cinque volte Tony Scott, quattro volte con Spike Lee, tre volte con Edward Zwick, due con Johatham Demme e con Antoine. Mi sento a mio agio con loro, sono tutti bravissimi registi, e il beneficio di nuove collaborazioni è quindi reciproco.

Il protagonista è molto forte e addestrato, e nel film compi incredibili scene d’azione. È stato difficile prepararsi al ruolo?

DW: Io pratico la boxe da 20 anni, e sono abituato a questo tipo di allenamento. Non ho avuto grossi problemi.

Il tuo personaggio sembra essere un giustiziere implacabile, infallibile. Ma anche anche un forte lato umano: come hai fatto a renderlo così bene sullo schermo?

DW: Robert come tutti noi lui ha dei problemi, li abbiamo tutti. Ma ha anche un cuore buono, e lo vediamo aiutare tutte le persone che ha intorno: aiuta il collega a perdere peso, la giovane prostituta, e non solo. È mosso nelle sue azioni da questo cuore buono, anche se nel profondo è una persona molto agitata e sola. Trova un’amica, e decide di aiutarla.

Sei in genere uno spettatore appassionato di questo genere di film? Quali sono le tue ossessioni?

DW: Io paradossalmente non vedo molti film. Quando ho letto lo script la prima volta ho visto che l’aspetto ossessivo nel suo comportamento non era presente, e l’ho sviluppato io e ci ho lavorato ulteriormente sul set. Il personaggio ha dei grandi traumi, si sente in colpa per la perdita della moglie e per le azioni terribili che ha compiuto nella sua vita. Questo senso di colpa poteva essere tradotto nell’ossessione-compulsione. Perché ha il caos nella sua mente, e pensa che mettendo in ordine gli oggetti che lo circondano possa trovare pace.

Cosa ha significato per te il cinema di Tony Scott?

DW: Tony era un caro amico, un grandissimo regista. Era bellissimo lavorare con lui, e mi manca molto. Ho molti bei ricordi del tempo passato insieme, era uno spirito generoso, ed è molto triste il modo in cui ci ha lasciato.

Pistola, mani nude, coltelo, cavatappi, martello, filo spinato, forbice, trapano, specchi, corrente… volevate entrare nel Guinnes per varietà di armi usate in un film? 

DW: Molte sono state improvvisate. Il regista e il coordinatore degli stunt men quando hanno camminato per il negozio dove è ambientata la scena finale, hanno avuto molte idee. La metà di ciò che vedete sul grande schermo è nata proprio sul set.

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Mai provato questo sentimento di vendetta nei confronti di qualcuno? Se per un giorno potessi essere un vendicatore, qual è la prima cosa che vorresti sistemare?

DW: Naturalmente, ma non come il personaggio. Tutti abbiamo la sensazione di voler pareggiare i conti, da bambini e non solo. Non c’è però solo una cosa che vorrei sistemare, anzi non penso che gli essere umani debbano praticare la vendetta, ma invece l’aiuto. Se ciascuno di noi tendesse la mano per aiutare chi è di fianco, non ci sarebbe più bisogno di vendetta.

Gli occhi importantissimi per la caratterizzazione del personaggio. Ci sono inquadrature dove leggiamo tutto del personaggio: odio, rabbia, pietà…

DW: Infatti è un percorso che inizia all’interno, non all’esterno. Il regista ha usato camere speciali per le inquadrature degli occhi, e lui è un fan di Sergio Leone: non ho fatto prove.

Come vivi la tua professione di attore?

DW: Non mi prendo seriamente, ma prendo il mio lavoro seriamente. È intrattenimento, ma voglio fare un buon lavoro. Io do il massimo, voglio che il pubblico stacchi per un paio d’ore quando entra in sala. So quanto è difficile avere al giorno d’oggi i soldi per andare al cinema, e per questo voglio dare il massimo per il pubblico.

Per Antoine Fuqua hai recitato sia nel ruolo del cattivo (Training Day) che in quello del buono (The Equalizer). Quale preferisci?

DW: Il cattivo si diverte di più! Può fare tutto e dire quello che gli pare… In ogni caso ho insistito per cambiare il finale di Training Day: era diverso lui non moriva, allora ho insistito per cambiarlo. Credo che il prezzo di un peccato simile sia la morte.

Tendi a non firmare contratti che prevedano più di un film fin dall’inizio: quanto è difficile nella Hollywood di oggi?

DW: Non è impossibile. Deciderà il pubblico su The Equalizer, e poi deciderò io. La cosa più importante per me è sempre la sceneggiatura: se la sceneggiatura è buona, tutto è possibile.

Ci sono dei ruoli che hai rifiutato e che poi si sono rivelati grandi successi? 

DW: Ci sono un paio di script che ho rifiutato e poi sono stati dei grandi successi: Seven ad esempio, che mi sembrava così cattivo, e Michael Clayton, perché era un’opera prima e non me la sentivo. Si sono poi rivelati due grandissimi film grazie al lavoro di David Fincher e Tony Gilroy.

Ecco invece cosa ci ha raccontato il regista (ricordiamo tra i suoi lavori anche Attacco al Potere e King Arthur):

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Hai una grande passione per Sergio Leone. Hai inserito suoi riferimenti artistici nel film?

ANTOINE FUQUA: Quando ero piccolo ho visto tutti i suoi film, adoro il suo stile. Trovavo che fossero opere realizzate in maniera eccezionale, anche se allora non sapevo nulla di come si realizzasse un film, ma mi piaceva il ritmo, l’umorismo. Da ragazzino trovavo bello il fatto che sebbene si trattasse di un pistolero, facesse sempre la cosa giusta.

Quali cambiamenti ha portato Denzel alla psicologia del personaggio?

AF: Denzel mi chiamò, aveva letto lo script e fu lui stesso a chiedermi di realizzare il film. Aveva un’idea, ci siamo messi seduti, ci siamo messi a parlare… lui ha aggiunto cambiamenti, cose (la rasatura, l’ossessione…). Ha scelto anche alcuni tipi di abbigliamento, e tutta una serie di dettagli che si sono aggiunti strada facendo e sono stati utilissimi.

Come lavora con gli attori per ottenere quello che vuole sul set? È uno di quei registi che spiega molto dei personaggi, o tende a ripetere fino al raggiungimento del risultato ottimale?

AF: Io preferisco parlare molto con gli attori prima delle riprese. Mi piace molto fare ricerche sui personaggi prima di girare, alla fine però anche a loro dico “sorprendetemi”. E poi sul set arrivano con un tatuaggio, un tic, una particolare mania che caratterizza ulteriormente il personaggio. Mi piace l’idea di libertà.

Non solo villain di matrice russa, ma anche la polizia: vediamo intervenire solo personaggi corrotti, e non si può non pensare a Training Day…

AF: Non amo le istituzioni, ma amo gli officiali di polizia. Non quelli cattivi, ma quelli che fanno le cose giuste. Non mi piacciono coloro che abusano il potere, a qualsiasi livello. I poliziotti, quelli che girano per strada e hanno il contatto con le persone, hanno fatto un giuramento e a volte li vedi fare il contrario. Io enfatizzo e metto in luce tutto ciò, e per questo ho un rapporto di odio-amore.

The Equalizer Roma Denzel Washington_opt

Training Day era ambientato a Los Angeles, mentre The Equalizer a Boston. Quali sono le differenze e cosa è stato cambiato dallo script iniziale?

AF: Boston era già scelta come ambientazione, e anche la mafia russa come antagonista. Boston è un grande personaggio, è la città dell’istruzione, ma anche degli operai. È una piccola città ma con tanti tanti segreti, ed è presente la mafia russa, irlandese, italiana… ma anche tanti operai, ed è molto facile sparire proprio come fa Robert. È un luogo pieno di segreti.

Ci sono state difficoltà sul set?

AF: La cosa più difficile è stata semplicemente il primo giorno di riprese, con Denzel non lavoravo da molto tempo. Come regista sei sempre nervoso il primo giorno, ed ero ansioso se avremmo ritrovato il rapporto che ci aveva unito con il precedente film, e sudavo come un matto. Poi è andato tutto benissimo.

Quali sono i tuoi registi di riferimento? Se avessi carta bianca per remake, quale rifaresti per dare il tuo tocco?

AF: Sicuramente Scorsese, Lumet, ma sono stato anche influenzato da Coppola, e da classici come Nemico Pubblico, lo Scarface originale… Beh il mio prossimo film è il remake de I Magnifici Sette, quindi questa chance ce l’ho già! Quando mi sento depresso ad Hollywood mi riguardo Nuovo Cinema Paradiso. Anch’io da piccolo per allontanarmi dalle strade di Pittsburgh entravo al cinema per allontanarmi dai pericoli… ma è un film che non rifarei in ogni caso. Forse invecchiando potrei realizzare un film che parla di un ragazzino che vaga per le strade americane e si innamora del cinema.

Tornate a trovarci per ulteriori novità sul film!

The Equalizer – Il Vendicatore uscirà in Italia il 9 ottobre, a breve distanza dall’uscita americana. QUI trovate la pagina Facebook italiana mentre QUI la scheda sul sito Warner Bros.

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