Doctor Who, la recensione del secondo episodio: Into the Dalek

Doctor Who, la recensione del secondo episodio: Into the Dalek

Di Lorenzo Pedrazzi

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Into the Dalek, secondo episodio dell’ottava stagione di Doctor Who, approfondisce i dilemmi morali del Dodicesimo Dottore (Peter Capaldi) e introduce il personaggio di Danny Pink (Samuel Anderson), un collega di Clara che prenderà parte ai loro viaggi…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Il Dottore (Peter Capaldi), dopo aver salvato la soldatessa Journey Blue (Zawe Ashton) dall’attacco dei Dalek, viene condotto a bordo di un’astronave-ospedale umana, che si nasconde dai feroci alieni dietro a un asteroide. Il Colonnello Morgan Blue (Michael Smiley), zio di Journey, tiene prigioniero un Dalek che si dichiara ostile alla sua stessa specie, poiché ha scoperto l’immenso potere della vita assistendo alla nascita di una stella. Il Dalek però è ferito mortalmente, e Morgan vuole miniaturizzare il Dottore per introdurlo nel corpo dell’alieno e curarlo, ma il Signore del Tempo ha bisogno dell’aiuto di Clara (Jenna Coleman), che nel frattempo ha conosciuto il nuovo collega Danny Pink (Samuel Anderson), un ex militare diventato insegnante di matematica. I due si mettono d’accordo per uscire, e poco dopo il Dottore la preleva dalla scuola per portarla sull’astronave-ospedale.
Miniaturizzati con Journey e altri due soldati, il Dottore e Clara entrano nel corpo del Dalek, dove incontrano subito l’ostilità degli anticorpi. Uno dei soldati resta ucciso. Il problema del Dalek risiede nel suo cuore radioattivo, il cui danneggiamento ha sconvolto i processi “psicologici” dell’alieno: l’empatia, generalmente soppressa, è infatti libera di esercitare la sua influenza su di lui, rendendolo benevolo. Il Dottore, però, ripara il danno, e il Dalek riprende le sue funzioni abituali, dimostrando così che non può esistere un Dalek “buono”. L’astronave-ospedale è ora in pericolo, poiché l’alieno sta chiamando a sé i suoi compagni, che si preparano all’assalto. Clara colpisce il Dottore con uno schiaffo, accusandolo di autocompiaciuto per essere riuscito a dimostrare che la sua opinione sui Dalek è veritiera. A questo punto, però, il Signore del Tempo capisce che può riattivare nel Dalek il ricordo della stella nascitura, risvegliando nuovamente la sua empatia: così, mentre Clara agisce sul suo database mnemonico per ritrovare quella memoria, lui parla direttamente al Dalek, e gli fornisce accesso alla sua mente per mostrargli le meraviglie dell’universo. Di fronte a tutto questo, l’alieno si converte all’empatia, ma intanto vede anche l’odio che il Dottore nutre per i Dalek, e decide di coltivarlo a sua volta: così, stermina i suoi compagni che stanno attaccando gli umani, e torna sull’astronave madre per cominciare un lento processo di distruzione dall’interno. Journey chiede al Dottore di unirsi a lui, ma la sua idiosincrasia nei confronti dei soldati lo spinge a rifiutare l’offerta. Infine, poco prima di tornare a scuola, Clara gli dice che non sa se lui sia un uomo buono oppure no, ma di sicuro ci sta provando… ed è quello l’importante.

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Into the Dalek parte da un soggetto palesemente derivativo («Sarebbe una buona idea per un film» dice il Dottore, riferendosi a Viaggio allucinante) per svilupparne un discorso che penetra nell’intimità del nuovo Signore del Tempo, evidenziando i conflitti interiori che tormentano la sua rinnovata personalità. E, non a caso, queste problematiche emergono dal suo primo incontro con i Dalek, sua nemesi storica e apparentemente imbattibile: alla ricerca di una radice sentimentale che gli permetta di stabilire la sua vera natura («Clara, sii mia amica e dimmi: sono un brav’uomo?»), il Dottore s’imbatte proprio in quel nemico che suscita in lui il più assoluto disprezzo, il più incondizionato e viscerale odio. Così, Into the Dalek mette in scena una battaglia che, per lui, è soprattutto interiore: il suo carattere mutevole, memore delle prime incarnazioni, oscilla tra sarcasmo ed empatia, mantenendolo in una zona d’ombra che spesso rende indecifrabili le sue vere intenzioni. Di sicuro, non si fa problemi a sacrificare alcuni membri della squadra per un fine superiore, e in tal senso si dimostra ben più cinico e pragmatico rispetto ai suoi due predecessori; al contempo, però, il viso dell’ottimo Peter Capaldi imbriglia tutto il carico di dubbi che si agitano nel cuore del personaggio, e l’attore scozzese è bravissimo a riprodurne l’ambiguità con note imprevedibili e talvolta inquietanti, molto lontane dalla giovialità guascona di David Tennant e Matt Smith. L’incertezza è un elemento costante, nel Dodicesimo Dottore. Basti prendere in considerazione il finale: Clara non sa se lui sia buono oppure no, ma è sicura che ci stia almeno provando; mentre il Dalek scopre il valore della vita, ma la esprime attraverso l’odio distruttivo per i suoi simili, quello stesso odio che ha colto nella mente del Dottore. «Io non sono un Dalek buono, tu sei un Dalek buono» gli dice l’alieno, confermando il velo di ambiguità che offusca l’immagine del Signore del Tempo.

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Molto interessanti sono le dichiarazioni sarcastiche del Dottore nei confronti dei militari, anche se il personaggio di Danny Pink ha la funzione di bilanciare il loro peso critico. Il punto, però, è che Doctor Who resta pur sempre un prodotto di fantascienza progressista, e attinge a una tradizione che storicamente diffida della forza bruta per risolvere i conflitti, contrapponendo la validità del ragionamento scientifico – cui si accompagnano spiccate capacità empatiche – al decisionismo reazionario dei soldati, spesso visti come ostacoli verso una soluzione pacifica. In questo episodio s’innesca una collaborazione fruttuosa per entrambi i fronti, ma il Dottore non abbandona la sua idiosincrasia verso le istituzioni militari, che non ispirano in lui nessuna fiducia: d’altra parte, il Signore del Tempo non è portato per la sottomissione alle regole, o tantomeno per il rispetto della disciplina.

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Insomma, Into the Dalek valorizza il nuovo corso di Doctor Who sfruttando un’idea non certo nuova, ma declinata con intelligenza per approfondire la caratterizzazione del Dodicesimo Dottore. Da segnalare, inoltre, la seconda comparsata di Missy, che accoglie nel suo misterioso Paradiso l’eroica Gretchen, la soldatessa che si è sacrificata per permettere al Dottore, Clara e Journey di proseguire la missione: cosa si nasconde in quell’eden apparentemente idilliaco? Lo scopriremo nel corso della stagione.

La citazione: «Vedo nella tua anima, Dottore. Vedo bellezza, vedo divinità, e vedo… odio!»

Ho apprezzato: l’interpretazione di Peter Capaldi; l’ambiguità del Dottore, che oscilla tra cinismo ed empatia; le note da fantascienza progressista; il Dalek che “vede” nell’anima del Dottore.

Non ho apprezzato: nulla di rilevante.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Doctor Who sul nostro Episode39 a questo LINK.

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