Sono pochi gli attori che, con un’incredibile spontaneità, risplendono di arte. Sono pochi gli attori il cui corpo porta scritti addosso i segni della Storia del cinema. Al Pacino è ovviamente uno di questi. E quando si scrive di lui si fa fatica a non abusare di iperboliche venerazioni, ma del resto questa aurea magnetica e divina è tutta opera sua.
Interprete di alcuni dei grandi capolavori visti sul grande schermo negli ultimi 40 anni, l’attore americano è sbarcato al Lido per presentare due film che lo vedono protagonista, o meglio due film che si reggono solidi sulla sua interpretazione: The Humbling (fuori concorso) e Manglehorn (concorso). Il primo è il caustico e ironeggiante racconto di un famoso interprete di teatro in crisi tra ricoveri psichiatrici e una folle storia d’amore con una lesbica; il secondo è la storia di un ferramenta depresso e intrappolato nella vita della piccola provincia nonché nel rimpianto di scelte e amori sbagliati.
Due personaggi diversi, ma che si vedono entrambi costretti a fare i conti, in un clima dove tragedia e commedia spesso si contaminano, con l’età ormai avanzata e dunque con il proprio passato, gli errori e le occasioni mancate. In The Humbling, poi, il dramma dell’invecchiamento scorre parallelo alla crisi creativa del protagonista Simon Axler: un attore dal passato glorioso che non riesce più né a salire sul palcoscenico né a vivere una vita normale come se i suoi personaggi al cinema e a teatro avesse cannabilizzato la sua identità. Così ha raccontato Al Pacino:
In The Humbling sono un uomo piena di opportunità perdute che sta invecchiando e che soprattutto sta vedendo svanire la passione per il suo lavoro, la recitazione. Questo lo mette in profonda crisi e lo fa scivolare nella depressione. In un certo senso, è una situazione che si verifica spesso nella vita reale: gli attori teatrali soprattutto necessitano di una grande memoria e col tempo si fa sempre più sentire la stanchezza di ricordarsi le battute e di ripetere lo stesso monologo per settimane e settimane. È un logorio
Anche Al Pacino è ora vittima di una crisi artistica della terza età? No. Certo la carriera d’attore avanza su salite e discese, ma l’attore ha tenuto a precisare che «L’aereo della mia carriera non sta ancora atterrando. E poi, anche se guardo al mio passato, a dove sono venuto e ai miei problemi da giovane, mi ritengo fortunato. Ho ben pochi rimpianti. Se ci penso bene questa mattina ho pensato di smettere di recitare ma poi sono arrivato a Venezia e la grande accoglienza di gente qui al Lido mi ha fatto cambiare idea…»
Nessuna depressione per Al, dunque. O meglio, come scherza lui alla domanda se si sia mai sentito depresso come i due protagonisti di The Humbling e Manglehorn: «chissà, forse sono stato depresso, però non me ne sono accorto! Forse non ne ero consapevole…». La vita d’attore è stata un’esperienza unica per Al Pacino che ricorda con visibile affetto i primi passi nel mondo dello spettacolo allievo dall’Actors Studio: «era un luogo straordinario dove chiunque poteva approdare e sperimentare le sue capacità. Era tutto gratis, io non avevo un dollaro e mi hanno regalato perfino le scarpe mentre la fondazione James Dean mi pagava l’affitto dell’appartamento».
E qual è lo stato di salute del cinema di oggi per Al Pacino? «Quello spirito di cinema oggi non c’è più. Non voglio dire che oggi sia paggio, semplicemente è molto diverso» ha dichiarato l’attore continuando:
Non voglio generalizzare anche perché non so molto di come funzioni oggi Hollywood. Certo è ovvio che negli Studios il peso del lato economico sia predominante, ma è un po’ tutto il mondo che va in quella direzione. Gli Studios così come li ha resi grandi Orson Welles non esistono più. Poi, davvero, conosco poco del sistema perché ormai non giro più molto a Hollywood, preferisco fare opere diverse di quelle che poi vengono presentate al Festival come quello di Venezia. Però ripeto, non voglio dire che sia peggio: Hollywood produce film fantastici. Recentemente ho visto Guardiani della Galassia: ci ho portato mio figlio, io non ci sarei mai andato di mia spontanea volontà ma devo ammettere che mi sono divertito davvero molto a vederlo.