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Una visita alla mostra sullo Studio Ghibli

Pubblicato il 18 agosto 2014 di Redazione

Screenweek dal Giappone

In un momento in cui le cose per lo Studio Ghibli stanno cambiando radicalmente, dopo quasi trent’anni di attività, l’abbandono delle scene di Miyazaki Hayao e la conseguente ristrutturazione dell’unità produttiva, nella capitale giapponese abbiamo visitato una mostra dedicata agli edifici e le strutture abitative che nel corso degli anni sono apparse nei lavori dello studio nipponico.
L’Edo-Tokyo Open Air Architectural Museum (Edo-Tokyo Tatemono-en) è una struttura completamente immersa nel verde del parco di Koganei, uno dei più grandi della metropoli giapponese, si trova a circa 30 minuti in treno dalla stazione di Shinjuku e non troppo lontano da Mitaka, la zona in cui è situato il Museo dello Studio Ghibli.

La mostra dedicata agli edifici ed alle abitazioni presenti nei lungometraggi dello studio fondato nel 1985, si presenta per il visitatore appassionato come un piccolo viaggio nel tempo ed un’esplorazione di alcuni importantissimi ma forse poco noti aspetti delle opere di Miyazaki e soci, anzi permette proprio di scoprire l’importanza del lavoro che lo studio ha portato avanti in questi anni nel suo insieme. Viaggio nel tempo perchè il percorso della mostra è strutturato all’indietro, dalle opere più recenti, When Marnie Was There, Princess Kaguya e S’alza il vento fino a Nausicaa nella valle del vento, anche se in realtà come si sa, si tratta di un lavoro realizzato prima della fondazione dello Studio.

Per ogni opera sono presentate alcune bozze preparatorie, gli ekonte, i disegni usati nei film e, quando questo è possibile, cioè nei lavori più vecchi, anche le cel dipinte a mano. Ciò che colpisce anche il più attento conoscitore dello Studio Ghibli è senza dubbio il colore, le tonalità, la densità ed il contrasto della tavolozza usata per tratteggiare case misteriose, paesaggi, boschi incantati, mercati in riva al mare, vecchi edifici colonici, interni dettagliati fino alla follia e chi più ne ha più ne metta. Quando è possibile gustare tutto questo ad occhio nudo, la sensazione che se ne ha è davvero impressionante, si tratta di vere e proprie opere d’arte a sè stanti, tratteggiando il paesaggio e le abitazioni in cui i personaggi e la storia si svilupperanno, ci si rende conto di come più della metà dell’atmosfera incantata dei lungometraggi Ghibli siano dovute proprio al lavoro di creazione di queste ambientazioni e che è proprio questa cura maniacale per i fondali e gli interni che caratterizza uno degli aspetti più significativi e riconoscibili dello studio giapponese.

Si diceva che il percorso dentro la mostra è un tuffo che dal presente ci porta al passato, ebbene si comincia proprio con alcuni disegni usati per l’ultimo film Ghibli, When Marnie Was There e si continua poi con S’alza il vento di Miyazaki e The Tale of Princess Kaguya per poi passare a Ponyo sulla scogliera, Arrietty – il mondo segreto sotto il pavimento. Questo percorso indietro nel tempo che ci rivela anche il cambiamento delle tecniche di disegno e l’evoluzione dell’arte animata nel corso di tre decenni, è punteggiata da alcune ricostruzioni in miniatura delle abitazioni e degli edifici più famosi apparsi nei vari film, una per ogni stanza. A dire il vero c’è anche una grande riproduzione di un lavoro che Ghibli non è come Heidi, le montagne e la casetta dove la piccola bambina vive con il nonno occupano tutta la parete, ma i modelli che più attirano l’attenzione dei visitatori sono certamente la casa di Totoro, l’enorme edificio de La città incantata, le abitazioni in paglia e legno de Principessa Mononoke e quelle che abbiamo visto in Nausicaa nella valle del vento. Anche qui il livello di precisione e di dettaglio è molto alto, le caratteristiche artistiche del lavoro certosino dello Studio Ghibli sono state ben trasportate anche nella realizzazione di questi piccoli gioielli di modellistica e di sensibilità.

Finito il percorso dentro la mostra sembra davvero di esser passati attraverso ed aver fatto un tuffo nella storia del glorioso studio nipponico e quindi dell’animazione mondiale. Un lieve senso di felice malinconia si prova all’uscita, con Miyazaki e Takahata ormai praticamente ritiratisi dalle scene e con un futuro ancora incerto per lo Studio Ghibli, ma con la consapevolezza che anche se dovesse chiudere, andare in letargo o cambiare completamente, ciò che è stato fatto non può essere cancellato e forse questo è proprio il momento più adatto per cambiare, nel 2015 si festeggierà il trentennale della fondazione dello studio, l’occasione giusta per tirare una linea ed andare avanti.

(Images copyright Studio Ghibli)