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The Strain, la recensione del quinto episodio: Runaways

Pubblicato il 12 agosto 2014 di Lorenzo Pedrazzi

Runaways, quinto episodio di The Strain, comincia a entrare nel vivo della sua trama apocalittica: l’infezione vampiresca si sta ormai diffondendo in tutta Manhattan…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Il Dr. Ephraim Goodweather (Corey Stoll) si fa raccontare da strong>Abraham Setrakian (David Bradley) la verità sulla misteriosa infezione che trasforma le vittime in mostri ematofagi. Abraham gli rivela di aver incontrato il Maestro (ovvero il “paziente” zero”, il primo vampiro) mentre era prigioniero di un campo di concentramento nazista, e di averne sentito parlare per la prima volta da sua nonna, che chiamava queste creature strigoi (“vampiro” in rumeno). In seguito, Abraham consegna a Ephraim una sparachiodi caricata con proiettili d’argento, che hanno il potere di ferire gli strigoi, e insieme si recano a casa di strong>Ansel Barbour (Nikolai Witschl), uno dei sopravvissuti: dopo aver trovato sua moglie Ann-Marie (Alex Paxton-Beesley) impiccata dentro alla casa, affrontano Ansel nel capanno degli attrezzi e lo uccidono. Ephraim riprende il tutto con il cellulare, per avere una prova da mostrare al suo capo, il Dr. Everett Barnes (Daniel Kash).
Intanto, gli altri sopravvissuti si sono trasformati in strigoi, o si apprestano a farlo: la rockstar uccide due persone, mentre l’avvocatessa comincia a guardare i suoi figli con un insano appetito, ma la governante, intuendo che qualcosa non va, li porta via in tutta fretta. Dal canto suo, Vasiliy Fet (Kevin Durand) si salva per un pelo da un’attacco di mostri nel sottosuolo, mentre la Dr.ssa Nora Martinez (Mia Maestro) si reca in visita da sua madre in una casa di cura. La donna è confusa, non capisce per quale ragione si trovi in quel luogo, ma Nora è costretta a portarla via non appena uno strigoi comincia ad aggredire il personale e i pazienti, segno che l’epidemia si sta diffondendo in fretta.
Ephraim, dopo aver salutato Abraham, mostra il video a Everett, che però vuole farlo arrestare per l’omicidio del pilota dell’aereo. Aiutato da un redento Jim Kent (Sean Astin), Ephraim riesce a scappare, nascondendosi tra la folla come un fuggiasco…

Con Runaways, la serie di Guillermo Del Toro e Chuck Hogan centra il suo episodio più equilibrato, poiché non si perde in farraginose trame parallele (le vicende di Gus, per intenderci) ma si concentra sulla trama principale, o sulle sottotrame correlate all’infezione vampiresca. Di contro, i flashback ambientati nei campi di concentramento appaiono come il risvolto più debole: pur essendo funzionali alla costruzione del quadro completo (poiché mostrano i primi contatti tra il giovane Abraham e il Maestro), tendono a banalizzare sia il contesto storico sia la caratterizzazione dei personaggi secondari, offrendo – almeno per ora – una digressione breve e superficiale. Inoltre, alcuni snodi narrativi lasciano emergere la medesima trascuratezza, soprattutto nel finale: com’è possibile che Ephraim venga accusato dell’omicidio del pilota, mentre il video con lo strigoi non suscita nessun tipo di reazione? Senza dimenticare, inoltre, che il cadavere dell’uomo è rimasto in ospedale, e le sue evidenti mutazioni dovrebbero far sorgere qualche dubbio nella mente dei dottori.

Al di là di questi dettagli, che sono comunque trascurabili, il quinto episodio di The Strain bilancia con abilità l’approfondimento dei protagonisti (il passato di Abraham, la situazione familiare di Nora) e lo sviluppo della trama orizzontale, che comincia a recare le tracce di un’apocalisse imminente. Burattinaio indiscusso della crisi è il Maestro, esperto nella manipolazione e nella disinformazione, che sfrutta il potere mediatico degli umani contro loro stessi, dissimulando la verità per generare capri espiatori da offrire in pasto all’opinione pubblica: insomma, un Dracula che si tiene al passo coi tempi, ma non privo di elementi tradizionali (la vulnerabilità all’argento e alla luce solare), e che sa sfruttare a proprio vantaggio tutta la sfera emotiva e attitudinale del comportamento umano, amore compreso (le vittime dell’infezione, come guidate da un istinto primordiale, tornano dai propri cari e traggono giovamento dalla loro fiducia incondizionata, uccidendoli). Mentre Ephraim arranca alle sue spalle, ancora stordito dalla verità dei fatti, Abraham sembra essere l’unico in grado di affrontare la situazione, e continua a regalare i momenti migliori della serie. D’altra parte, la sua lingua è persino più affilata della spada che nasconde nel bastone da passeggio: ogni sua parola è una sentenza, e i commenti sarcastici che rivolge a Ephraim (di cui troverete un esempio nella citazione sottostante) sono sempre incisivi. Il vincitore dello show è lui, senza alcun dubbio.

La citazione: «Quindi lei, oltre a essere romantico, è anche poco pratico. Meraviglioso.»

Ho apprezzato: Abraham; la focalizzazione sulla trama principale; le prime tracce apocalittiche; l’unione di elementi tradizionali e moderni.

Non ho apprezzato: i flashback; lo snodo narrativo del finale.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di The Strain sul nostro Episode39 a questo LINK.