Asterion, settimo episodio della seconda stagione di Masters of Sex, adotta una costruzione narrativa insolita per la serie, e copre due anni nella vita privata e professionale di William Masters (Michael Sheen) e Virginia Johnson (Lizzy Caplan)…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER
Sono trascorsi cinque mesi da quando William (Michael Sheen) ha deciso di lasciare il Buell Green Hospital per aprire uno studio medico indipendente, trovando spazio in un palazzo che sorge in un quartiere un po’ malfamato. Le pazienti però latitano, le entrate sono misere, e il rapporto con Virginia (Lizzy Caplan) è ormai freddo e ostile, poiché Bill non accetta che lei abbia una vita sentimentale e sessuale al di fuori del loro rapporto. Intanto, Betty (Annaleigh Ashford) si è separata dal marito, e viene assunta nello studio di Bill per occuparsi dei libri contabili e di altre questioni burocratico-finanziarie, mentre Lester (Kevin Christy) è tornato da Los Angeles con i sogni e il cuore infranti, ma deciso a supportare Bill e Virginia nella loro ricerca, girando nel frattempo un documentario che ne racconti la storia. Libby (Caitlin FitzGerald) desidera espandere la famiglia, e dopo un anno la ritroviamo con una bambina neonata fra le braccia. Le entrate dello studio medico salgono improvvisamente del 20%, e anche se Betty se ne prende il merito, Bill sa bene che è stata sua madre Estabrooks (Ann Dowd) a foraggiare la clinica, utilizzando il denaro di suo padre. Nel frattempo, però, Bill è tormentato da un problema fisico che non riesce a risolvere: da quando ha interrotto la sua relazione sessuale con Virginia, non riesce più a raggiungere l’erezione. Prova anche a frequentare una prostituta, ma è inutile. Nel vedere Virginia al fianco di altri uomini, Bill precipita nella frustrazione, e accusa la sua socia di avere un cuore “piccolo e volubile”, capace solo di passare da un uomo all’altro. Virginia però non perde la calma, e cerca di fargli capire la sua, di frustrazione: lei non ha mai avuto nessuno da cui tornare, nessuno che l’aspettasse a casa, mentre Bill invece ha sempre avuto Libby. «A parte i miei figli» gli dice Virginia, «tutto ciò che ho è permanentemente, inesorabilmente legato a questo lavoro, il nostro lavoro… a te». E gli propone nuovamente di incontrarsi al Plaza Hotel, dove però Bill dichiara di volersi soltanto riabituare al suo corpo, dandole piacere senza riceverne in cambio, almeno all’inizio; infine, per potersi permettere la camera dell’hotel, si offre come medico di guardia dell’albergo, e il concierge gli fa capire di sapere benissimo che lui, in realtà, è William Masters. Poi, alla festa di compleanno del suo primogenito, Bill si riconcilia con sua madre, mentre Libby invita Virginia e i suoi bambini in una casa sul lago che i Lefleys le hanno offerto in prestito. «È più piacevole stare in compagnia di Bill, quando ci sei anche tu» le dice.
Sfaccettato e volutamente disorganico, Asterion inanella due ellissi temporali – di un anno ciascuna – che ci portano fino al 1960, a cui corrisponde un rinnovamento estetico in fatto di abiti, arredamenti e acconciature. Le ellissi, peraltro, assumono una forma piuttosto audace: Betty ci guida fra i locali del palazzo che ospita lo studio di Bill, ma un efficace gioco di montaggio svela il trascorrere del tempo attraverso il mutamento degli esercizi commerciali e dell’aspetto esteriore della donna (vestiti, pettinature), o aggiungendo elementi nuovi che suscitano un fugace senso di straniamento (l’improvvisa apparizione della figlia neonata fra le braccia di Libby). Questo espediente permette agli sceneggiatori di sintetizzare due anni nelle vite di Bill e Virginia; due anni privi di incontri clandestini e di sfoghi sessuali in una camera d’albergo, corrosi dalla frustrazione e da un’evidente paralisi sentimentale, poiché Bill e Libby soffrono di solitudine pur all’interno del loro matrimonio, mentre Virginia alterna relazioni superficiali con uomini di cui non ricorda nemmeno il nome. La conclusione è paradossale: di fronte a così tante rivoluzioni, mentre i personaggi sono talmente carichi di livore da raggiungere la soglia critica di sopportazione, lo status quo ritorna quello di sempre, con Bill e Virginia impegnati nei loro incontri segreti, e nuove prospettive per il futuro della loro ricerca (come l’idea di accettare qualunque candidato, in modo da non precludersi lo studio di esperienze sessuali potenzialmente interessanti).
Nonostante le sottotrame che si accumulano una sull’altra (l’insoddisfazione di Libby, la carriera di Betty, il documentario di Lester, il fallimentare ritorno di Austin ai piedi della moglie), il nucleo dell’episodio resta sempre focalizzato su Bill e Virginia, e sul disperato bisogno reciproco che li caratterizza. Per Bill si tratta anche – ma non solo – di una palese esigenza fisica: il corpo di Virginia è l’unico che riesca a soddisfarlo, anzi, l’unico che riesca a stimolare in lui un appagante desiderio sessuale; inoltre, Virginia è l’unica in grado di colmare le sue lacune, anticipare le sue necessità e intervenire laddove lui si senta segretamente incapace. D’altra parte, Bill è per lei il simbolo di una vita che non limita le sue aspirazioni alla quiete familiare o alla conquista di un partner (condizione in cui erano relegate molte donne dell’epoca), ma volge lo sguardo anche alla realizzazione personale, all’affermazione di sé attraverso il proprio lavoro e la propria passione. In questo coacervo di sentimenti inespressi, l’egotismo di Bill rischia di congelare la situazione in modo definitivo, e tocca quindi a Virginia porgere la mano, aprendo nuove strade che possano giovare a entrambi. Si concede di nuovo, ma Bill preferisce limitarsi – per una volta – a darle piacere senza riceverne, ormai disabituato al contatto con quel corpo che ha tormentato i suoi pensieri: l’algida precisione con cui descrive le pratiche sessuali a cui la sottoporrà, conservando la sua maschera impassibile, è l’emblema di un personaggio emotivamente sterile, eppure assetato di quel calore che soltanto Virginia è capace di dargli.
La citazione: «È difficile dire quando inizi tu e finisco io. Ti appartengo molto più di quanto tu ti renda conto.»
Ho apprezzato: le due ellissi temporali; la progressiva emancipazione di Betty; Virginia che confessa a Bill di appartenergli.
Non ho apprezzato: nulla di rilevante.
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