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Masters of Sex, la recensione del quarto episodio: Dirty Jobs

Pubblicato il 07 agosto 2014 di Lorenzo Pedrazzi

Dirty Jobs, quarto episodio della seconda stagione di Masters of Sex, potrebbe segnare una svolta decisiva nel proseguimento delle ricerche di William Masters (Michael Sheen) e Virginia Johnson (Lizzy Caplan)…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Virginia (Lizzy Caplan) è ansiosa di riprendere gli studi sulla sessualità presso il Memorial Hospital, ma William (Michael Sheen) non è ancora riuscito a convincere il viscido Douglas Greathouse (Danny Huston) ad assumerla, nonostante lui sostenga di averne parlato con il consiglio di amministrazione dell’ospedale. Ma Douglas è interessato soltanto ad assistere alle prestazioni sessuali dei soggetti volontari, e non prende sul serio la ricerca di William e Virginia: così, raduna alcuni colleghi per osservare una giovane donna che pratica l’autoerotismo, ma William, sentendosi sminuito nel suo lavoro, lo prende a pugni sul volto, e Douglas gli giura che da ora in poi non riuscirà mai a trovare nessun ospedale del Midwest che sia disposto ad accoglierlo.
Virginia, nel frattempo, riesce a malapena a pagarsi l’affitto, ed è costretta a vendere pillole dimagranti per sbarcare il lunario. Il Dr. Austin Langham (Teddy Sears) ha visto lei e William nell’hotel dove si recano per fare l’amore, e ha capito subito che hanno una relazione clandestina: convinto che lo sappia già, ne parla con la Dr.ssa Lillian DePaul (Julianne Nicholson), che si sente segretamente tradita da Virginia, e la incalza per farle confessare questo segreto. Virginia, però, non dice nulla, e Lillian, convinta di non avere la sua fiducia, decide di cedere il programma per la diffusione del pap test al Dr. Papanikolaou (René Auberjonois), inventore dell’esame stesso. Austin parla con William, e gli consiglia di non abbandonare la sua famiglia per una relazione extraconiugale, ma lui ha ben altro per la testa: sua moglie Libby (Caitlin FitzGerald) si sente minacciata dall’abilità della giovane tata Coral (Keke Palmer), e la costringe a lavarsi i capelli con uno shampoo antipidocchi perché sostiene che sia stata lei ad attaccarli al piccolo John; inoltre, ora William deve cercare un altro lavoro, e l’unico ospedale disposto ad assumerlo è il Buell Green Hospital, un istituto afroamericano. Parallelamente, Gene Moretti (Greg Grunberg) scopre che sua moglie Betty (Annaleigh Ashford) non può avere figli, e le confessa che non si è innamorato di lei perché la credeva una “brava ragazza cristiana”, ma semplicemente perché la considerava la sua anima gemella…

Se il terzo episodio si risolveva quasi interamente nel dialogo fisico e verbale tra William e Virginia, che incarnavano i poli conflittuali del maschile e del femminile, Dirty Jobs agisce per compensazione, e riabbraccia una struttura narrativa più convenzionale: i contatti fra i due partner sono ridotti al minimo, mentre le loro vite scorrono parallele in un percorso a ostacoli che li conduce alla rovina professionale. Dediti l’uno all’altra, o quantomeno alla ricerca che li unisce, William e Virginia perdono i rispettivi lavori poiché non possono scendere a compromessi, e hanno un assoluto bisogno reciproco (anche sul piano dei rapporti carnali: dal sesso ricavano entrambi grande soddisfazione). Naturalmente, le cause della rottura sono molto diverse: William si scontra con l’ottusità mentale e gli istinti lubrichi di un uomo rozzo, Douglas Greathouse, variante pruriginosa di quella comunità scientifica che non riesce a prendere sul serio gli studi sulla sessualità, e li archivia come lo sfogo eccentrico di un professionista represso; mentre Virginia continua a soffrire la sua condizione subordinata, in quanto donna che “osa” ambire a una carriera nell’America degli anni Cinquanta, ma deve misurarsi con una cultura palesemente fallocentrica. Il contrasto con Lillian nasce però da un teorica “sovversione” nelle dinamiche della solidarietà femminile, poiché la dottoressa, apertasi per la prima volta con un altro essere umano, pretende da Virginia lo stesso grado di fiducia, e si sente tradita dal fatto che lei abbia continuato ad avere una relazione – poco importa se professionale o sessuale – con William. I due protagonisti si fanno terra bruciata intorno, e l’unica soluzione possibile consiste nell’affiliarsi ai “reietti” della medicina, l’ospedale afroamericano di Buell Green, emblema di una società non soltanto classista e sessista, ma anche razzista.

La stessa Libby, peraltro, si sta rivelando sempre più affine a tali “principi”. La sua trasformazione in casalinga frustrata lascia qualche perplessità (nella prima stagione sia era dimostrata mentalmente ben più aperta), ma gli sceneggiatori sono bravi a concentrare il suo livore su piccoli dettagli, come la pronuncia del verbo ask (“chiedere”) nel parlato di Coral, o la questione dei pidocchi. Certo, questo mutamento appare strumentale: William e Virginia diventeranno sempre più simili a una vera coppia, e la caratterizzazione di Libby come personaggio meschino, quasi un’antagonista che agisce in seno alla vita di William, renderà molto più accettabile (a livello empatico) la futura separazione dei due coniugi… ammesso che la serie riesca ad arrivarci. Di grande tenerezza, all’opposto, è invece la vicenda che riguarda Gene e Betty: il momento in cui si confrontano durante la cena, e lui le confessa di averla conosciuta in un bordello (dimostrando così di non avere pregiudizi sulle sue origini), è alquanto toccante, e concede per la prima volta una sfumatura emotiva a due personaggi che, finora, avevano svolto la funzione di spalle comiche. D’altra parte, anche le figure di contorno meritano una dignità caratteriale.

La citazione: «Questa è una ricerca scientifica, non la serata porno della confraternita.»

Ho apprezzato: le interpretazioni di Lizzy Caplan e Michael Sheen; il confronto tra Gene e Betty; il parallelismo tra le difficoltà professionali di William e Virginia.

Non ho apprezzato: la trasformazione di Libby.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Masters of Sex sul nostro Episode39 a questo LINK.