Grand Guignol, ottavo nonché ultimo episodio della prima stagione di Penny Dreadful, chiude la trama riguardante Mina Murray, ma anticipa nuovi sviluppi per il prossimo anno…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER
Vanessa Ives (Eva Green) riceve la visita di Dorian Gray (Reeve Carney), ma lo accoglie e lo congeda freddamente, prima di ritrovarlo nella serra dove ebbe luogo uno dei loro primi incontri: Vanessa, pur ammettendo che fra loro esiste una connessione, gli comunica che non potranno frequentarsi. Dal canto suo, Sir Malcolm (Timothy Dalton) prepara l’assalto al teatro Grand Guignol, dove Mina (Olivia Llewellyn) sarebbe tenuta prigioniera dal suo “padrone”: a tal fine, acquista una nuovissima pistola automatica, e nell’armeria incontra Madame Kali (Helen McCrory), con cui sembra stabilire una certa intesa.
Nel frattempo, Calibano (Rory Kinnear) s’illude che Maud (Hannah Tointon) – la giovane attrice del Grand Guignol – sia attratta da lui, e cerca bruscamente di baciarla; di conseguenza Vincent (Alun Armstrong) è costretto a mandarlo via, seppure a malincuore. La Creatura torna quindi da Victor Frankenstein (Harry Treadaway), confessandogli la sua prostrazione per il mostro che si cela dentro il suo cuore, e che lo stimola a compiere azioni orribili: Victor sta per ucciderlo con un colpo di pistola ma, impietosito, gli risparmia la vita, e poi segue Ethan Chandler (Josh Hartnett) al capezzale di Brona Croft (Billie Piper), ormai prossima alla fine. Mentre Ethan si assenta per riempire una bacinella d’acqua, Victor le assicura che esiste una dimensione tra la vita e la morte in cui tutti possono redimersi, ma che per accedervi bisogna pagare un prezzo: il dottore, quindi, la uccide soffocandola con un cuscino, attribuisce la sua morte alla malattia e lascia Ethan a piangerne la perdita, assicurandogli che si occuperà lui del corpo. Com’è prevedibile, lo porta nel suo laboratorio e lo prepara per la “resurrezione”, in modo da garantire a Calibano una compagna immortale.
Sul far della sera, il gruppo si riunisce all’esterno del Grand Guignol, armato di tutto punto. Il teatro è buio e apparentemente deserto, ma un’orda di vampire attacca Ethan sotto al palcoscenico, mentre il padrone si avventa su Malcolm. Ethan, Sembene e Victor sono in difficoltà, ma Malcolm riesce a uccidere il padrone trafiggendolo con la sua lama, e le vampire si ritirano. Sul palcoscenico, Mina si ripresenta agli occhi di suo padre, ma in lei non c’è praticamente nulla di umano: ormai, è consacrata al demonio. Prende in ostaggio Vanessa e si prepara a morderla, ma viene fermata da Malcolm, che le spara e la uccide, preferendo la tormentata umanità di una figlia acquisita (Vanessa) alla mostruosità irrecuperabile della sua figlia naturale (Mina). A casa, Vanessa lo abbraccia, consolando le sue lacrime: non tornerà in Africa, rimarrà a Londra con lei.
Ethan si rifugia nella sua stanza che affaccia sul porto, ma viene circondato da Mr. Roper e Mr. Kidd (Stephen Lord e Julian Black Antelope), due agenti della Pinkerton inviati da suo padre per riportarlo negli Stati Uniti. Purtroppo per loro, nel cielo di Londra splende la luna piena: Ethan si trasforma in licantropo e li massacra entrambi. Intanto, Vanessa si reca da un prete (Henry Goodman) per informarsi circa la pratica dell’esorcismo, ma l’uomo inaspettatamente le confida che essere toccati dalla mano del demonio equivale, in un certo senso, a ricevere il tocco di Dio: entrambe le circostanze, infatti, attribuirebbero al ricevente uno status di eccezionalità, di unicità, di gloria… e lei è proprio sicura di voler tornare a essere normale?
La chiave interpretativa di Penny Dreadful sta tutta nelle parole che chiudono questa prima stagione, pronunciate dall’enigmatico prete a cui si rivolge Vanessa per ottenere un esorcismo: «Do you really want to be normal?». D’altra parte, la serie di John Logan affronta certi topoi del genere horror solo per convenzione, poiché il vero punto focale, il baricentro dello show, coincide con un discorso sulla “diversità”, che diventa inevitabilmente sinonimo di “eccezionalità”. Tutti i personaggi principali, ognuno a modo proprio, sono unici ed eccentrici, nonché tormentati da ciò che li rende speciali: Ethan convive con una maledizione che lo ha costretto a rinnegare le sue radici geografiche, e che lascia tracce ferine anche nella sua vita quotidiana; Victor è consumato dall’ossessione di sconfiggere la morte e creare la vita, aspirazioni divine che gli si ritorcono contro; Malcolm ambisce a una grandezza che può rivelarsi soltanto nell’esercizio della scoperta, nell’esplorazione di luoghi sconosciuti, sacrificando però il valore degli affetti; Dorian è annoiato dall’eterno dipanarsi della sua vita immortale, e tormentato da ciò che non può ottenere, dunque corteggia la morte come rimedio all’alienazione quotidiana; mentre Vanessa cela un’impronta diabolica che la fa costantemente cadere in tentazione, consapevole che ogni slancio sensuale potrebbe far riemergere il demone dentro di lei. Simile, infine, anche la situazione in cui vive Calibano, che in un toccante monologo confessa la duplice natura del suo cuore, diviso tra impulsi abominevoli e scorci sentimentali. In generale, comunque, tutti i personaggi sono animati da una doppiezza che grava perennemente sulle loro azioni, rendendoli ambigui anche nell’espressione dei più nobili intenti. Per alcuni, tale doppiezza è velata e sottile, ma per altri emerge in modo molto più esplicito: è il caso di Ethan, che vediamo finalmente trasformarsi in licantropo nell’epilogo dell’episodio, come avevamo già ampiamente intuito nelle puntate precedenti.
Anime in pena condannate alla solitudine, i protagonisti vedono infrangersi anche l’utopia dei legami emotivi. Nessuno di loro, infatti, corona l’idillio del suo sogno d’amore (sia che si tratti di amore sensuale o genitoriale): Ethan perde Brona, Vanessa si nega il piacere della compagnia di Dorian (per evitare che riaffiori la possessione demoniaca), Calibano viene respinto da Maud (e non sappiamo se avrà maggior fortuna con la rediviva Brona), mentre Malcolm è costretto a uccidere sua figlia Mina per liberararla dalla maledizione vampiresca. A tal proposito, la trama principale della stagione – incentrata proprio sulla ricerca della ragazza – può dirsi conclusa, anche se la minaccia apocalittica di Amon-Ra resta apertissima. Grand Guignol chiude l’arco narrativo in modo coerente rispetto alle linee guida della serie, lavorando più sui dialoghi che sulla tensione, sull’indagine dei personaggi più che sull’azione, peraltro un po’ caotica e tutta concentrata nella sequenza all’interno del teatro. Alcuni momenti possono lasciare un’impressione di eccessivo immobilismo, di una ricerca pretestuosa del lirismo sterile e fine a se stesso, ma sono i personaggi e pretendere questo genere di linguaggio: il loro mondo interiore può esprimersi solo attraverso l’astrazione poetica, la speculazione intimista o filosofica, lo stile aulico, le simbologie raffinate. O, più in generale, la commistione di registri anche molto distanti, come il feuilleton e la grande letteratura, che coesistono in Penny Dreadful con pari dignità, dando il giusto spazio sia all’intrigo del mistero sia allo sviluppo delle psicologie. L’epilogo che stacca sul nero dopo aver inquadrato il volto combattuto e silente di Eva Green, così nebuloso e consapevolmente poco risolutivo, ne rappresenta la chiusura ideale, in attesa della seconda stagione.
La citazione: «Questo volto martoriato rflette a malapena quell’abominio che è il mio cuore. Oh, mio creatore. Perché non mi hai fatto di pietra e acciaio? Perché mi hai permesso di provare sentimenti? Preferirei essere il cadavere che ero un tempo, piuttosto che l’uomo che sono adesso.»
Ho apprezzato: l’epilogo con Eva Green; la doppiezza e la solitudine alienante dei personaggi.
Non ho apprezzato: il lirismo pretestuoso di alcuni dialoghi.
Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Penny Dreadful sul nostro Episode39 a questo LINK.