Recensioni

Married, la recensione dell’episodio pilota

Pubblicato il 21 luglio 2014 di Lorenzo Pedrazzi

Su FX ha debuttato Married, interessante comedy di Andrew Gurland con Nat Faxon e Judy Greer nel ruolo di una coppia che affronta le difficoltà quotidiane del matrimonio. Se l’idea di base non è certo innovativa, l’approccio dello sceneggiatore è invece molto convincente…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Russ e Lina Bowman (Nat Faxon e Judy Greer) sono una coppia come tante, con tre bambine e una carente vita sessuale. O, forse, inesistente: ogni sera, a letto, Russ cerca di convincere Lina a fare l’amore, ma lei lo respinge di continuo, preferendo rilassarsi con romanzi o film di vampiri e lupi mannari. Troppo stanca per soddisfarlo, Lina arriva addirittura a suggerirgli di trovarsi un’amante per sfogare i suoi desideri. Nat però non vuole, anche se i suoi migliori amici, Jess (Jenny Slate) e AJ (Brett Gelman) gli consigliano di approfittarne. Jess è sposata con un amico di suo padre, quindi un uomo molto più grande di lei, che non ha la forza di soddisfarla; mentre AJ, divorziato e con una figlia, frequenta prostitute e dominatrici sessuali. In ogni caso, Jess consiglia a Russ di farsi tagliare la poco attraente peluria che gli spunta dalle orecchie, e così Russ si reca in un centro di bellezza, dove conosce Isis (Karolin Luna), una giovane donna che ha perso il bambino di cui era incinta, e che avrebbe chiamato Charlie. Russ la porta fuori per un gelato, e poi le compra un cagnolino a cui lei dà lo stesso nome di suo figlio. A casa della ragazza, Russ viene interrotto mentre sta per fare sesso con lei, perché Lina gli intima di tornare. Poi, mentre Isis è in ospedale per assistere la nonna malata, il suo ex fidanzato obbliga Russ a riprendersi il cagnolino, e lui lo regala alle sue figlie, che hanno appena perso il pesce Norman. Per tagliare i ponti con Isis (che nel frattempo gli ha inviato delle foto “sexy” con alle spalle la nonna nel letto dell’ospedale), Russ le dice che il cagnolino è stato investito da un camion, precipitandola nella disperazione. E Lina, intanto, continua a negarsi.

Le commedie televisive lavorano spesso su tematiche di ordine comune, isolando i problemi più diffusi nel loro contesto socio-anagrafico di riferimento per metterli in scena con gusto ironico e paradossale, a volte sfiorando le corde della satira. Per gli adolescenti ci sono le questioni legate alla crescita e all’accettazione sociale; per i trentenni, le difficoltà sul piano lavorativo e l’arduo passaggio alle responsabilità della vita adulta; mentre per le coppie sposate, che spesso hanno superato gli “anta”, affiorano i problemi tipici della routine di coppia, dove gli obblighi familiari assorbono tutte le energie, e l’intesa sessuale è ormai un lontano ricordo. Married comincia proprio da qui, da una premessa estremamente stereotipata, un cliché che già molte altre serie, non solo comiche, hanno affrontato: basti pensare al recente (e fallimentare) Friends with Better Lives, per farsi un’idea. Eppure, Married ha l’accortezza di distinguersi già per il formato e per l’impostazione registica: camera singola, inquadrature finto-documentaristiche da cinema indie, ambientazioni molto verosimili e per nulla patinate. In questo scenario, risulta ancora più straniante lo stile comico dello sceneggiatore Andrew Gurland (lo stesso – strano a dirsi – de L’ultimo esorcismo), che rifiuta l’apparato stucchevole di molte sit-com incentrate sui problemi di coppia, e adotta invece uno spirito mordace, un umorismo cinico che sfocia, a tratti, nel politicamente scorretto. Le battute vengono pronunciate con naturalezza, le gag hanno un’apparenza quasi casuale, e Nat Faxon risulta molto credibile nel ruolo del marito imbranato ma sinceramente innamorato, contrapposto al pragmatismo scostante di Judy Greer, che sembra reggere l’intero peso della famiglia sulle sue spalle.

Apprezzabile è anche la scioltezza con cui Russ e Lina affrontano i loro problemi, evitando scenate o melodrammi: l’approccio di Gurland è sostanzialmente antiretorico (esemplare, in tal senso, la noncuranza con cui Lina suggerisce al marito di trovarsi un’amante), e si focalizza su soluzioni costruttive piuttosto che distruttive, anche se non sempre le proposte dei due coniugi coincidono; semplicemente, sono arrivati a un punto in cui il sesso è diventato un’entità separata dalla loro vita matrimoniale, e persino un eventuale tradimento non avrebbe alcun peso, poiché resterebbe confinato alla sfera della carne (cui Lina non ripone più molto interesse), e non scalfirebbe la loro unione. Le bambine, la casa e le commissioni quotidiane hanno ben altra importanza. L’episodio pilota, se mai, è sin troppo impreciso nel delineare il contesto economico e professionale dei due personaggi: non capiamo che lavoro facciano, né se lavorino entrambi (anzi, sembra quasi che nessuno dei due abbia una professione). Analogamente, non è chiaro per quale motivo Russ abbia bisogno di farsi prestare 400 dollari da un amico per comprare il cagnolino a Iris, e questo dimostra quanto sia nebuloso tale aspetto dei protagonisti. Resta però un avvio molto promettente, dove non mancano le risate – spesso a denti stretti – né alcune scelte abbastanza originali, come quella di inserire una donna, Jess, nella compagnia goliardica di Russ: non a caso, però, i suoi consigli suonano molto più maschili che femminili.
Da segnalare, in chiusura, il cameo di Alexandra Daddario, che compare fugacemente nel ruolo di una cameriera: considerando che si tratta di un’attrice ormai abbastanza nota, è curioso vederla in una parte così minimale.

La citazione: «Anche quando facciamo sesso, non è vero sesso, capisci? È una via di mezzo tra il sesso per pietà e la necrofilia.»

Ho apprezzato: l’umorismo cinico; l’approccio antiretorico; la verosimiglianza delle ambientazioni; l’interpretazione dei due protagonisti.

Non ho apprezzato: la trascuratezza nel delineare il contesto economico-professionale.