ScreenWeek dal Giappone.
In Giappone uscirà in settembre, come al solito con un certo ritardo rispetto a Stati Uniti ed Europa, mentre in Italia Apes Revolution Il pianeta delle scimmie debutterà il prossimo 30 luglio. Mentre molto conosciuti sono naturalmente tutti i lungometraggi dedicati al mondo delle scimmie, pochi conoscono la serie televisiva giapponese che fu trasmessa negli anni settanta sull’onda della popolarità del film con Charlton Heston e dei suoi seguiti, e realizzata dalla Tsuburaya Pro, la casa di produzione fondata da Tsuburaya Eiji. La serie, intitolata Saru no gundan (L’armata delle scimmie), si compone di 26 episodi di circa 30 minuti l’uno, andati in onda dall’ottobre del 1974 al marzo del 1975 ed è chiaramente ispirata al libro di Pierre Boulle e soprattutto a Il pianeta delle scimmie, il film diretto da da Franklin J. Schaffne nel 1968. Quest’ultimo ed i suoi quattro sequel fino al 1973 riscossero un notevole successo di pubblico nel paese del Sol Levante, erano del resto gli anni in cui anche le case di produzione nipponiche cercavano di “muoversi” nello spazio con la realizzazione di lungometraggi nello stile della space opera. Questo interesse, parallelamente allo sviluppo, all’incremento ed alla relativa disponibilità degli effetti speciali, di cui la sopra nominata Tsuburaya Production era la regina incontrastata, assieme al vero e proprio boom della televisione che si andava affrancando dal grande schermo, si incrociarono per portare alla realizzazione de L’armata delle scimmie.
La storia ricorda da vicino quella originale della pellicola con una donna e due bambini che si risvegliano dopo un terribile terremoto in un lontano futuro, dove il nostro pianeta è popolato e dominato dalle scimmie. Una delle differenze fre i lungometraggi e questa serie TV, oltre al tocco da serie B così caro a tanta produzione televisiva e cinematografica di quegli anni, è anche un reiterato apparire di UFO nei cieli del pianeta ed il loro intervenire nelle avventure dei tre umani.
Nel 1987 la serie è stata editata in un lungometraggio intitolato Times of The Apes, qui è possibile vedere un video (in inglese) che presenta la pellicola: