Recensioni

Dominion, la recensione dell’episodio pilota

Pubblicato il 23 giugno 2014 di Lorenzo Pedrazzi

Su Syfy ha debuttato Dominion, la serie basata sul film Legion: l’episodio pilota ci introduce in un futuro post-apocalittico dove sta per riaccendersi la guerra tra uomini e angeli…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Sono trascorsi venticinque anni dalla “scomparsa” di Dio: gli angeli ritennero l’umanità responsabile, e Gabriele (Carl Beukes), sostenuto dagli angeli di grado inferiore, mosse guerra agli uomini per reclamare il dominio sulla Terra. L’Arcangelo Michele (Tom Wisdom), però, si schierò in difesa dell’umanità, e salvò un bambino destinato a diventare il salvatore dei suoi simili, riconoscibile dai marchi sulla pelle. Ora, i superstiti vivono arroccati in città fortificate, come Vega, sorta sulle ceneri di Las Vegas, dove risiede lo stesso Michele. Vega è strutturata in rigide caste, e Alex Lannen (Christopher Egan) è stato costretto a diventare un soldato dopo la partenza di suo padre Jeep (Langley Kirkwood), che lo ha relegato – in quanto orfano – al livello più basso della scala sociale. Alex fa parte dell’esercito di Michele, ed è innamorato di Claire Riesen (Roxanne McKee), figlia del potente Generale Edward Riesen (Alan Dale): i due ragazzi vogliono sposarsi, e Claire è convinta che suo padre sarà d’accordo, ma scopre di essere promessa a William Whele (Luke Allen-Gale), rampollo dell’altra grande famiglia di Vega, di cui fa parte anche l’ambiguo senatore David Whele (Anthony Head). Quest’ultimo ha convocato una delegazione di New Delphi, un’altra città fortificata, per venderle la tecnologia per costruire un reattore nucleare, ma non sa che fra loro c’è anche un angelo sotto mentite spoglie. Nel frattempo, in città ritorna Jeep, che sulla pelle riporta i marchi dell’eletto: viene accolto da Michele, ma gli comunica che non è ancora riuscito a decifrarli, e che è giunto il momento di svelare chi sia il vero eletto. La situazione precipita durante i festeggiamenti del Giubileo, in cui Vega celebra la sua forza e offre intrattenimento ai cittadini: un angelo di grado inferiore, portato dentro le mura da Whele per farlo combattere in un’arena, viene controllato a distanza da Gabriele, e scatena il panico prima che Michele riesca a ucciderlo. Intanto, tre angeli guidati dal temibile Furiad (Anton David Jeftha) penetrano in volo nella città, e Michele, pur battendo Furiad in duello, non riesce a impedir loro di distruggere il reattore nucleare. L’angelo sotto copertura uccide Jeep davanti agli occhi di Alex, Claire, William, Edward, David e altri, e i marchi si trasferiscono automaticamente sulla pelle del ragazzo: è lui l’eletto, ma riuscirà a decifrarli? Osservandoli, Alex vede che i segni si tramutano in una scritta che gli consiglia di non fidarsi di chi gli sta vicino, e decide quindi di non dire nulla a Michele. David non crede nel salvatore, e ha intenzione di procedere con le sue oscure macchinazioni, mentre William si scopre essere, in realtà, il figlio di Gabriele, inviato a Vega per scoprire l’identità dell’eletto…

Sicuramente qualcuno si ricorderà di Legion, lo stucchevole action-fantasy di Scott Stewart con Paul Bettany nel ruolo di un combattivo Arcangelo Michele: ebbene, Dominion ne costituisce il seguito ufficiale, realizzato con la benedizione dello stesso Stewart (produttore esecutivo nonché regista dell’episodio pilota) e con il medesimo gusto per il pastiche visivo e narrativo. La serie, creata da Vaun Wilmott, centrifuga infatti molteplici impulsi referenziali per cercare un proprio stile: il contesto post-apocalittico racchiude un’ambientazione distopica (Vega è un’oligarchia basata sulla disparità sociale, dove la “base” non ha nemmeno i mezzi per la sussistenza), mentre la guerra tra umani e angeli richiama alla mente gli scenari di Supernatural, e l’avvento del salvatore – più che assumere una valenza cristologica – sembra citare l’ascesa dell’eletto in Matrix. Anche lo stile visivo è parimenti eterogeneo, poiché mescola qualche tenue sussulto futuristico (le tecnologie, in realtà, non sono particolarmente fantascientifiche) e costumi che paiono riprodurre le vestigia del passato, sia negli abiti cerimoniali di Vega sia nella corazze indossate dagli angeli. In generale, però, le idee non sono molto chiare, e il risultato appare piuttosto anonimo e freddo, privo di un’identità precisa che possa definire lo spirito dello show.

Accompagnata da effetti speciali altalenanti e da discrete scene d’azione, Dominion scade poi in una sceneggiatura pedante e didascalica, che si prende più di un’ora per sciogliere la matassa del pilot e svelarci ciò che sapevamo già in partenza (quantomeno perché lo avevamo intuito): Alex è l’eletto che si nasconde dietro alla maschera inespressiva di Christopher Egan, e la serie si configura quindi come il suo percorso formativo verso l’accettazione delle responsabilità che tale ruolo comporta. Più inaspettata è invece la rivelazione che riguarda William, ma i rapporti tra i personaggi e le loro caratterizzazioni viaggiano su binari logori e stereotipati, dove il comportamento dei protagonisti è ampiamente prevedibile, e basta un’occhiata per carpirne l’oscurità o la limpidezza. Esemplare, in tal senso, il David Whele di Anthony Head (che interpretava Rupert Giles in Buffy), solito politicante manipolatore che si frappone tra l’eletto e la profezia, tra i sogni d’amore di Alex e la loro concretizzazione. Il finale ha perlomeno il dono dell’ambiguità, fondamentale nella costruzione di un cliffhanger… anche se, francamente, non suscita molto interesse per gli sviluppi futuri dello show.

La citazione: «Siamo i nemici naturali degli angeli. Non sarà finita fino a quando non ci estingueremo noi o loro.»

Ho apprezzato: il finale ambiguo.

Non ho apprezzato: il poco efficace pastiche visivo e narrativo; l’interpretazione di Christopher Egan; la caratterizzazione stereotipata dei personaggi e delle loro relazioni.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Dominion sul nostro Episode39 a questo LINK.