Non sono cattiva, è che ho avuto un’infanzia tormentata. Ok, non è detto proprio in questi termini ma tale è il succo di Incompresa, il nuovo film dell’attrice, regista e, inevitabile ricordarlo, figlia d’arte Asia Argento, presentato al 67º Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard.
Per quanto non esplicitamente biografica, la storia ricalca in modo palese quella dell’autrice: la giovane protagonista, Aria (secondo nome della Argento) è l’ultima arrivata in una famiglia di artisti: la madre, una fatale, irresponsabile e schizzata Charlotte Gainsbourg, è una pianista di fama internazionale mentre il padre, interpretato da Gabriel Garko, è un attore di grande bellezza ma di scarso talento, frustrato e scaramantico fino all’ossesso. Entrambi hanno altre figlie da precedenti matrimoni, tanto che la piccola Aria, a meno di 10 anni è costretta già a badare a se stessa per la scarsa cura e i modi brutali che le riservano tutti i suoi parenti. Derisa anche a scuola per i celebri natali, la sua vita sembra un incubo preadolescenziale consumato in una gabbia dorata e asettica, fatta di anaffettività e disattenzione.
Ora, non è proprio il massimo mescolare in una recensione il piano filmico con ciò che si sa del regista. In questo caso però è davvero difficile scindere i livelli e non trovare qualcosa di un po’ patetico nel rappresentare in modo così privo di complessità un’infanzia, specialmente se si tratta, almeno a grandi linee, della propria e se i drammi di cui ci si lamenta fanno capo ai capricci di un’alta borghesia artistoide. Superando il fastidio per la scelta del soggetto del film, rimane una sorta di teen movie solo vagamente più allucinato, un Tempo delle Mele che incontra il filone “genitori ricchi insensibili”, come d’altra parte indica lo stesso titolo quasi identico all’Incompreso di Comencini del ’66.
Un’opera che manca dunque clamorosamente di spessore, con personaggi che più si sforzano di essere veri più risultano tagliati con accettate un po’ infantili. Un po’ come gli scarabocchi punkettari che la piccola Aria fa a un certo punto sul muro di casa: forse sinceri e catartici a livello personale, ma sempre approssimativi e carichi di un tumulto interno mal metabolizzato. Due genitori che si vomitano addosso insulti scurrili e strattonano la figlia piccola come un sacco di patate saranno anche esistiti nelle vite di tanti bambini, ma ritratti in questo modo risultano stereotipi senza alcuna presa sullo spettatore. Unico plus del film, la fotografia di Nicola Pecorini (collaboratore fisso di Terry Gilliam), di cui ci sembrano aver beneficiano le sequenze più surreali e grottesche del film.
Vi ricordiamo che Incompresa è ora nell sale italiane, distribuito da Good Films.
[La recensione è stata scritta in occasione del Festival di Cannes]