Cinema

Rosemary’s Baby, la recensione del primo episodio: Night One

Pubblicato il 15 maggio 2014 di Lorenzo Pedrazzi

NBC ha trasmesso la prima parte di Rosemary’s Baby, miniserie di quattro ore ispirata al celebre capolavoro di Roman Polanski e all’omonimo romanzo di Ira Levin. Un adattamento che, per ora, si rivela alquanto superfluo…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Rosemary (Zoe Saldana) e Guy Woodhouse (Patrick J. Adams) hanno appena perso il loro bambino, che non è sopravvissuto alla gravidanza. Quando Guy trova lavoro come insegnante universitario a Parigi, l’opportunità di cambiare aria e ricominciare da capo è troppo ghiotta, senza contare che Guy ha un assoluto bisogno di guadagnare qualche soldo, poiché il romanzo che sta scrivendo – e che avrebbe già un editore – procede molto a rilento. Nella capitale francese, Rosemary è felice di ritrovare l’amica Julie (Christina Cole), che lavora nella stessa università di Guy, e comincia ad abituarsi alla sua nuova vita: l’appartamento in cui vivono è piccolo, la lingua pare un ostacolo insormontabile, ma nel complesso Rosemary ha riconquistato la sua serenità. Le cose, però, migliorano ulteriormente quando recupera il portafogli di Margaux Castevet (Carole Bouquet), una signora affascinante e molto generosa che, insieme al marito Roman (Oscar Isaac), accoglie i Woodhouse a braccia aperte: li invita a una festa, gli regala un gatto, e infine, quando il loro appartamentino va a fuoco a causa di un guasto della cucina, mette a loro disposizione un grande ed elegante appartamento nello stesso palazzo in cui vivono loro. Inoltre, Roman riesce a far pubblicare il romanzo di Guy presso un editore importante, e lo aiuta a ottenere un impiego più prestigioso all’università… il fatto che l’altra candidata per la medesima posizione, una professoressa più preparata di lui, abbia tentato di uccidere il rettore durante il colloquio, suicidandosi poi con un tagliacarte, è un dettaglio di poco conto. Intanto, felici per la svolta che ha preso la loro vita, Guy e Rosemary decidono di riprovare ad avere un bambino, e Margaux si dimostra particolarmente felice di dare una mano, fornendo amuleti propiziatori e zuppe della fertilità. Finché, una notte, Rosemary non comincia a fare l’amore con suo marito… ma un’altra entità prende il suo posto.

Più che rifare il film del 1968, o adattare fedelmente il romanzo di Levin, gli sceneggiatori Scott Abbott e James Wong preferiscono sfruttarne il soggetto per raccontare una propria versione della storia, mutando l’ambientazione (da New York a Parigi), il mestiere di Guy (da attore a insegnante/scrittore) e anche la caratterizzazione dei coniugi Castevet, qui tratteggiati come i benefattori dei protagonisti, artefici della loro felicità e del loro destino. Carole Bouquet e Oscar Isaac s’impongono subito come l’intuizione migliore di questo adattamento: raffinati ed eleganti, generosi e ambigui, esprimono ogni reazione attraverso il linguaggio non verbale (soprattutto l’attrice francese) e tessono la loro trama con piccoli gesti dall’apparenza innocente. Di contro, le interpretazioni di Zoe Saldana e Patrick J. Adams sono troppo esili per convincere davvero, ma se l’attrice di Avatar risulta quantomeno credibile nel ruolo di vittima inconsapevole, Adams invece appare eccessivamente anonimo.

Attorno a loro ruota una produzione che si affida alla regista Agnieszka Holland per valorizzare le sfumature psicologiche della storia, ma non trova in lei uno sguardo sufficientemente inquieto per trasmettere un minimo senso di delirio e di paranoia febbricitante, nemmeno quando sembra citare un altro capolavoro polanskiano, The Tenant, riferimento inevitabile per l’ambientazione parigina. La regia è sterile, priva di tocchi visionari, e non riesce a trarre vantaggio dall’atmosfera potenzialmente soffocante del condominio dei Castevet, sprecando inoltre tutte le scene oniriche con soluzioni banali e poco incisive. È quindi paradossale che, con un soggetto del genere (e considerando anche l’eleganza adottata da Polanski nell’affrontarlo), le sequenze più disturbanti siano quelle splatter, che non si risparmiano certo nell’esposizione del sangue o delle interiora umane. Ma quando si parla di Rosemary’s Baby, la focalizzazione dovrebbe concentrarsi su aspetti ben più sottili e ambigui, lontanissimi dall’esplicita brutalità del gore.

La citazione: «Questo non è un sogno. Questo è reale.»

Ho apprezzato: le interpretazioni di Carole Bouquet e Oscar Isaac.

Non ho apprezzato: la regia sterile; l’atmosfera anonima; le interpretazioni dei protagonisti.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Rosemary’s Baby sul nostro Episode39 a questo LINK.