È una commedia assolutamente non banale Padre Vostro. Non banale, e con una bella densità d’interesse. Siamo infatti di fronte a un piccolo film che arriva dalla Croazia, nazione giovanissima e dall’identità in costruzione, dove le contraddizioni locali (ma anche universali, dalla paura verso immigrazione all’ipocrisia delle istituzioni, la Chiesa in primis) sono esasperate attraverso un’ironia surreale.
Il regista Vinko Brešan adatta per il cinema la pièce teatrale dell’amico Mate Matišić e racconta una “storia di sacerdoti, aghi e preservativi”. Protagonista è infatti un giovane prete che, spinto dalla vocazione ma anche da un po’ di egoistica voglia di rivalsa, decide di combattere la scarsa natalità di una sperduta isola della Dalmazia con metodi ben poco ortodossi: ossia bucando clandestinamente i profilattici in vendita con un ago. Grazie al suo intervento, tutt’altro che divino, il miracolo della vita si riaccende sull’isola. Peccato che l’ago del sacerdote finirà per pungere con diverse tragedie la tranquillità dell’isola.
Nella loro totale ambiguità, nei loro immancabili peccati, nella loro generosità che nasconde sempre un retrogusto egoista, sono molto sfaccettati e ben scritti i personaggi di Padre Vostro: non ci sono eroi senza macchia, non ci sono Santi in questo film. Anzi. Ma soprattutto i ruoli dei presunti buoni e cattivi si confondono a vicenda creando un caos che, oltre che essere divertente, è anche strumento di riflessione. Il protagonista in particolare – ossia questo sacerdote alle prime armi, disorientato e arrivista, dalle buone intenzioni ma dalle pericolose azioni – restituisce appieno un animo torbido e turbolento, e questo anche grazie alla convincente interpretazione di Krešimir Mikić.
In particolare nella prima parte, Padre Vostro è un film molto divertente, costellato di scene ben orchestrate e battute riuscite. Una comicità dell’assurdo che ricorda vagamente quella di Emir Kusturic e Aki Kaurismaki, altri registi di paesi marginali-periferici, ma non riesce ad averne la stessa carica poetica, gli stessi personaggi veraci, gli stessi sentimenti ruvidi. Nella pellicola di Brešan è invece tutto un po’ troppo “bellino” (ci si passi il termine volutamente semplicistico ma qui calzante) con visi puliti e paesaggi da cartolina. Ma soprattutto, la svolta tragica con attacco sociale incorporato sul finale arriva in maniera un po’ troppo calcolata e sì colpisce con un bel pugno la pancia dello spettatore ma poi il colpo si riassorbe in fretta. E i lividi di riflessione si riassorbono con velocità. In conclusione, una commedia molto gradevole, con un’ironia sagace, ma dove il messaggio di denuncia sociale non riesce ad attecchire nelle coscienze.