Cinema Festival

Cannes 2014 – Mr. Turner, la recensione del film di Mike Leigh sul pittore William Turner

Pubblicato il 15 maggio 2014 di Andrea D'Addio

Difficile immaginare che il genio artistico risieda in persone dalla vita e dai pensieri ordinari. Chi è, o è stato, un artista capace di tracciare con successo un percorso mai calcato da nessun altro prima di lui/lei deve essere per forza una persona originale. William Turner era sicuramente uno di loro. E a tutti i produttori a cui sarà stato chiesto di realizzare un film dedicato alla sua figura, ma risposta sarà probabilmente stata “certo, perché non ci ho pensato prima?”.

Sembra una domanda retorica, ma la risposta, sorprendente, la si trova in Mr. Turner, la pellicola firmata da Mike Leigh presentata in concorso al Festival di Cannes. William Turner, uno dei più importanti pittori del diciottesimo secolo, non ebbe una vita così interessante da farne un film o almeno non uno dalla struttura classica, di quelli che seguono cronologicamente alcune tappe della vita del protagonista fino alla sua morte.

Non c’è un intreccio, non c’è vera maturazione del personaggio (giusto qualche cosa di accennato), non ci sono strappi o momenti che facciano salire l’attenzione dello spettatore se non qualche fugace fiammata destinata a spegnersi dopo pochi secondi. Turner era un uomo burbero, solitario, che – almeno cinematograficamente – comunicava più con i grugniti che con le parole. La sua vera forma espressiva era la pittura, la sua ossessione, ciò per cui sarebbe stato capace di farsi legare all’albero maestro di un veliero durante una tempesta solo per poterne riversare successivamente impressioni ad olio. Rendere la magia dei suoi quadri sul grande schermo è difficile, se non impossibile, significa nobilitare l’immagine statica attraverso il medium delle immagini dinamiche per eccellenza, ovvero il cinema.

Non potendo davvero mostrare sul grande schermo la rappresentazione reale del genio, ovvero i suoi dipinti, manca quel collegamento visivo necessario che faccia pensare che tutto ciò che si sta guardando, ovvero gli sguardi rivolti al paesaggio, le passeggiate e i vari dialoghi che non portano da nessuna parte, meritino di essere osservati e ascoltati. Due ore e quaranta minuti di biopic così sono davvero troppe anche se a raccontarle è la mano sicura e curata fin nei minimi dettagli di Mike Leigh e a trainare il tutto ci sia la splendida interpretazione di Thimothy Spall (il Peter Pettigrew di Harry Potter). Alcune immagini sono molto belle, si nota il desiderio del regista inglese di rifarsi, anche solo idealmente, ai colori e alle suggestioni di Turner, ma non è abbastanza per innalzare il tutto su di un piano di interesse più alto di quello che si può provare a prescindere verso la vita di un pittore di cui, esclusi gli inglesi, si è sempre parlato e visto poco.

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