Agents of S.H.I.E.L.D. – La recensione del 20° episodio: Nothing Personal

Agents of S.H.I.E.L.D. – La recensione del 20° episodio: Nothing Personal

Di Lorenzo Pedrazzi

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Nothing Personal, ventesimo episodio di Agents of S.H.I.E.L.D., ospita Cobie Smulders nel ruolo di Maria Hill, e ci mostra inoltre il ritorno di Deathlok

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER.

Dopo lo smantellamento dello S.H.I.E.L.D., Maria Hill (Cobie Smulders) è stata assunta dalle Stark Industries, ma deve continuamente sottostare alle indagini del Congresso e dei servizi segreti, mentre vari agenti in borghese la seguono come un’ombra. Quando però Melinda Mey (Ming-Na Wen) le chiede di aiutare Coulson (Clark Gregg), comunicandole la sua posizione, Maria non può fare altro che recarsi a Providence con il Colonnello Talbot (Adrian Pasdar) e un’unità delle Forze Speciali, ansiosi di arrestare lui e la sua squadra. Intanto, a Providence, Coulson ha scoperto il tradimento di Ward (Brett Dalton), e sa che lui e Skye (Chloe Bennett) hanno preso l’aereo per decriptare l’hard drive, a cui si può accedere solo da una precisa collocazione geografica. Skye, che sa tutto di Ward, ha un piano per ritardare l’operazione, ma l’intervento di Deathlok (J. August Richards) la metterà con le spalle al muro…

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Ormai, Agents of S.H.I.E.L.D. ha raggiunto una maturazione sufficiente per reggersi sulla sua stessa trama orizzontale (al contrario di ciò che accadeva nella prima parte della stagione), e basta una sequenza come quella del montaggio alternato in cui Fitz e Simmons scoprono il tradimento di Ward, o il dialogo ricco di sottotesti fra Skye e lo stesso Ward nella tavola calda, per stabilire un efficace clima di tensione. La presenza di Maria Hill è un graditissimo valore aggiunto, sia perché Cobie Smulders è molto adeguata nella parte, e le sue incursioni nell’universo Marvel fanno sempre piacere, sia perché conferma il legame costante tra lo show e i film: a partire dal diciottesimo episodio, ogni puntata di Agents of S.H.I.E.L.D. è stata infatti una sorta di sequel di Captain America: The Winter Soldier, poiché ne ha raccontato le conseguenze anche al di là delle avventure di Steve Rogers. E lo stesso Talbot, interpretato con carisma e accento texano da Adrian Pasdar, è il risultato di tali conseguenze. L’inaspettato scontro fisico tra lui e Coulson, aiutato da Maria per fuggire da Providence, non farà altro che rendere la sua caccia più furiosa e risoluta.

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Molto gradito anche il ritorno di Deathlok. Pur non essendo impegnato in grandi scene d’azione, il cyborg risulta decisivo per raggiungere gli obiettivi prefissati: colpisce l’inconsapevole Ward con un dispositivo elettrico che gli ferma il cuore, costringendo quindi Skye a decriptare l’hard drive, poiché la ragazza non vuole certo rendersi responsabile della morte del suo ex compagno, nonostante lo detesti per il suo tradimento. Sarà interessante assistere alla futura evoluzione di Deathlok, disgustato dalle sue stesse azioni ma anche pieno di rancore nei confronti di Skye e dello S.H.I.E.L.D., colpevoli di non aver garantito la sicurezza di suo figlio, ora esposto più che mai alle possibili ritorsioni dell’Hydra, nel caso lui cercasse di ribellarsi. Ward, dal canto suo, dimostra di non essere un mero antagonista bidimensionale (e Brett Dalton è piuttosto efficace nel metterne a nudo la doppiezza): il suo affetto per Skye è reale, e quando viene accusato da lei di essere un nazista – l’Hydra, ricordiamolo, è pur sempre un’organizzazione post-nazista – reagisce con palese smarrimento, sostenendo soltanto di svolgere “una missione”. Dovrebbe sapere, però, quali sono gli obiettivi a lungo termine dell’entità per cui lavora…

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Suggestiva la fuga di Coulson e Skye dall’aereo, quando i due si gettano nel vuoto a bordo di Lola, l’auto volante che abbiamo visto in azione soltanto al termine dell’episodio pilota: tale sequenza supera la media della spettacolarità televisiva, anche se gli effetti speciali con il blue screen non sono certo di livello cinematografico, com’è ovvio per una serie tv. La squadra si ritrova quindi senza un mezzo di trasporto né tantomeno una base operativa, ma in compenso accoglie di nuovo Mey tra le sue fila, pronta anche lei per il gran finale della prima stagione. Insomma, Nothing Personal è un altro episodio di buona qualità, e gli si perdona volentieri qualche piccolo dettaglio poco verosimile, come il fatto che Ward riesca a trovare senza problemi un posto in cui atterrare a Los Angeles nonostante sia un ricarcato internazionale, o il fatto che le azioni di Maria Hill non comportino conseguenze percepibili sulla sua libertà. Nota conclusiva per la scena finale: Coulson scopre di essere stato coinvolto lui stesso nel progetto T.A.H.I.T.I., prima della sua morte, e di aver chiesto l’interruzione delle sperimentazioni perché i soggetti esposti al farmaco mostravano una grave degenerazione psicologica, arginabile soltanto con la rimozione dei ricordi relativi al trattamento. Non una bella prospettiva, per il povero Coulson…

La citazione: «Quella è la logica contorta che ti insegnano quando firmi per diventare un nazista.»

Ho apprezzato: la partecipazione di Maria Hill; il ritorno di Deathlok; il montaggio alternato tra Fitz e Simmons quando scoprono il tradimento di Ward; la conversazione tra Skye e Ward nella tavola calda; il riferimento all’Uomo Cosa quando Maria Hill parla al telefono con Pepper Potts.

Non ho apprezzato: un paio di dettagli poco verosimili.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Agents of S.H.I.E.L.D. sul nostro Episode39 a questo LINK.

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