Articolo a cura di Chiara Isabella Spagnoli Gabardi.
Il Tribeca Film Festival ha accolto ‘NOW: In the Wings on a World Stage’, il documentario dove Jeremy Whelehan cattura la tournée teatrale che glorifica l’irriproducibilità della performance sul palcoscenico. “Now”, ovvero “ora” n’è l’epitomo. Non solo viene evocato l’incipit del dramma “Now is the winter of our discontent” (“Ora l’inverno del nostro scontento”), ma viene rimarcata la fuggevolezza della rappresentazione teatrale. Anche le ali, “Wings”, hanno un significato ambivalente: rappresentano le quinte e al contempo evocano le fazioni, dal momento che gli interpreti hanno formazioni teatrali differenti.
Questa è l’atmosfera che si respira attraverso la tournée durata 10 mesi, che ha coinvolto le vite di 20 attori britannici e statunitensi, tra cui Kevin Spacey, nonché tutta la troupe che ha lavorato dietro le quinte. Il film permette di osservare l’intera ed effimera mise en scène, e di condividere le riflessioni degli interpreti erranti, mentre si trovano a confronto con il pubblico dei diversi paesi in cui approda il dramma Shakespeariano, nell’arco di 200 rappresentazioni tenutesi in una dozzina di città.
Il progetto stava molto a cuore a Kevin Spacey, come lui stesso ha rimarcato:
“Ho lavorato a questi 90 minuti nell’arco degli ultimi anni. Il film rivela cosa significa essere un attore all’interno di una compagnia, le prove generali, le trasferte, dall’Old Vic di Londra al Brooklyn Academy of Music, attraversando l’anfiteatro di Epidauro, il deserto di Doha, la Grande Muraglia Cinese, Istanbul, Sydney, Napoli e San Francisco. C’è una moltitudine di sfide che si affrontano in ogni nuova città in cui si approda. Ci sono tante lacrime e tante risate. Si diventa una famiglia nel momento in cui condividiamo momenti indimenticabili, mentre esprimiamo la nostra disciplina attraverso tre continenti.”
Dal momento che la popolare serie televisiva ‘House of Cards’, che vede protagonista Kevin Spacey nei panni del cinico Frank Underwood, è da poco disponibile con la seconda stagione su Netflix (in Italia la prima su Sky Atlantic), la co-protagonista Robin Wright ha voluto supportare il collega alla première del documentario, mostrandosi al suo fianco sul red carpet. Spacey ha spiegato che calarsi nei panni del Riccardo III ha fortemente contribuito alla costruzione del personaggio di Frank Underwood:
“La tecnica Shakespeariana è dotata di sottili distinzioni. I monologhi dell’Amleto sono indirizzati al pubblico in maniera contemplativa, mentre nel Riccardo III c’è una complicità che s’instaura con lo spettatore, guardandolo dritto negli occhi. Questa tecnica l’ho utilizzata in ‘House of Cards’ quando il mio sguardo era rivolto alla macchina da presa.”
L’attore due volte premio Oscar chiosa incoraggiando le persone a tornare a teatro:
“Mi auguro che questo possa far capire al mio pubblico quanto mi stia a cuore il teatro, e chi ha amato i grandi attori cinematografici non potrà dimenticare che hanno imparato la loro arte proprio sul palcoscenico, mi riferisco a stelle come Fred Astaire, Bette Davis, Katherine Hepburn, Marlon Brando e Al Pacino. Da sempre il teatro è la fonte dalla quale il cinema attinge i migliori talenti.” Indubbiamente il documentario di Jeremy Whelehan ha consacrato l’appartenenza di Kevin Spacey a questa costellazione di talenti.”
Potete seguire e commentare tutti gli episodi di House of Cards sul nostro Episode39.