Continua la marcia satirica di Silicon Valley, che nel terzo episodio, Articles of Incorporation, conferma le qualità già espresse nelle puntate precedenti…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER
Richard (Thomas Middleditch) ha un assoluto bisogno d’incassare i duecentomila dollari di Peter Gregory (Christopher Evan Welch), ma prima deve fondare la sua società, Pied Piper… peccato però che il nome sia già in uso presso il signor Arnold Garris (Casey Sander), proprietario di un’impresa d’irrigazione per campi agricoli. Richard si reca quindi dal signor Garris, che acconsente a vendergli il nome per mille dollari, salvo poi cambiare idea quando pensa che il giovane programmatore sia un multimilionario dell’informatica, e ne pretende da lui ben duecentocinquantamila. Nel frattempo Gavin Belson (Matt Ross) e Hooli annunciano il lancio del loro nuovo sistema di compressione, mentre Erlich (T.J. Miller) ingurgita una manciata di funghi allucinogeni per trovare un nome migliore di Pied Piper…
Articles of Incorporation pone in evidenza un contrasto netto e forse irrisolvibile: quello tra la generazione dei padri, legati alla terra e al vecchio concetto di “virilità”, e la generazione dei figli, nativi digitali che faticano di fronte alle sfide della socialità e dell’esperienza diretta, come dimostrano i balbettii di Richard durante l’incontro con Arnold. «Mi ricordi mio figlio, anche lui ha l’Asperger» gli dice l’uomo, evidenziando così l’abisso che separa il suo mondo da quello della Silicon Valley («se ne stanno tutti a fissare i propri cellulari, nessuno si masturba più sulle riviste»). L’intero episodio è giocato sull’assenza di spina dorsale che accomuna Richard ai suoi coinquilini, e che li porta a nascondersi dietro a un angolo quando Arnold si precipita a casa loro per affrontarli, pensando di trovare un grattacielo con la sede di una compagnia miliardaria. Richard recupera però un po’ di forza decisionale, e alla fine riesce a riportare l’accordo alle sue condizioni iniziali: Silicon Valley è, in fondo, un racconto formativo, e il ragazzo impara progressivamente a farsi “uomo” attraverso l’esperienza. Certo, la strada è lunga. A causa delle sparate di Erlich (personaggio insopportabile perché parassitario, ma utile nell’economia della serie), i giovani della Bay Area cominciano a vedere in Richard un modello da seguire, salvo poi scoprire che non ha un soldo: la dura realtà delle cose stride con la lucentezza romantica dei sogni, e non è consigliabile lasciare un lavoro sicuro per inseguire un progetto le cui potenzialità sono molto discutibili. È il caso, ad esempio, del commesso del supermercato che si licenzia perché, “ispirato” da Richard, sceglie di dedicarsi allo sviluppo di una ridicola applicazione per trovare la propria macchina nei parcheggi, ma che si rivela soltanto un banalissimo blocco note.
Il segmento che coinvolge Erlich non è certo fondamentale (anche se il termine “technolojesus” mi ha strappato una risata), ma il gioiellino è la sottotrama che ha per protagonista Peter Gregory: i rappresentanti di una delle sue società gli fanno visita perché hanno bisogno di quindici milioni di dollari per evitare il fallimento, ma Gregory li tiene in attesa per delle ore, mentre esamina ogni singolo panino di Burger King apparentemente senza alcuna ragione. Ma una ragione c’è: notando i semi di sesamo sul pane, Gregory elabora un investimento che, grazie all’acquisto dei semi di sesamo indonesiani, gli permette di guadagnare sessanta milioni di dollari, quindici dei quali vengono girati alla società bisognosa. Insomma, dietro alle bizzarrie, all’imbarazzo e alle abitudini eccentriche, c’è pur sempre il genio.
La citazione: «Small is the new big.»
Ho apprezzato: la qualità delle gag; il confronto tra Arnold e Richard; il segmento con Peter Gregory.
Non ho apprezzato: il segmento con Erlich, non particolarmente ispirato.
Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Silicon Valley sul nostro Episode39 a questo LINK.