Recensioni

Penny Dreadful, la recensione del primo episodio: Night Work

Pubblicato il 30 aprile 2014 di Lorenzo Pedrazzi

John Logan alla sceneggiatura, Sam Mendes alla produzione e Juan Antonio Bayona alla regia, oltre ad attori come Josh Hatnett, Eva Green e Timothy Dalton fra i protagonisti: nomi di grande prestigio per lanciare Penny Dreadful, macabra e affascinante serie horror che, già dal primo episodio, promette molto bene…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Londra, 1891. Ethan Chandler (Josh Hatnett) è un abile pistolero americano che lavora per un circo itinerante, e trascorre il suo tempo seducendo giovani signore o stordendosi con gli alcolici. Durante la tappa londinese del tour europeo, Ethan viene contattato dalla misteriosa Vanessa Ives (Eva Green), che gli propone un lavoro notturno per conto di Sir Malcolm (Timothy Dalton), un ricco gentiluomo che ha perso sua figlia, rapita da quella che sembra a tutti gli effetti una setta di vampiri. Ethan accetta ma, dopo uno scontro violento con alcune creature, fra cui un inquietante vampiro che riporta una serie di geroglifici egizi incisi sotto la pelle, la ragazza non si trova. Il cadavere del mostro viene esaminato dal Dr. Victor Frankenstein (Harry Treadaway), un ricercatore ossessionato dal confine tra la vita e la morte, e Sir Malcolm capisce che sia lui sia Ethan potrebbero fornire un contributo importante alla sua missione: cerca quindi di ingaggiarli entrambi, ma i due uomini sono titubanti. Ethan subisce però il fascino di Vanessa, che sembra possedere poteri divinatori…

Traducibile come “spaventi da un penny”, il nome penny dreadful indicava, nel Regno Unito del XIX secolo, tutte quelle pubblicazioni di bassissima qualità – spesso sgrammaticate e adorne d’illustrazioni grossolane – che costavano un solo penny, ed erano molto diffuse tra il proletariato e la borghesia impiegatizia: si trattava di racconti horror molto truci, enfatici e piuttosto brevi (poiché destinati a riempire lo scarso tempo libero dei lavoratori), eppure sono stati in grado di lasciare un marchio indelebile sull’immaginario collettivo e sulla cultura popolare; non a caso, alcuni personaggi celebri come Sweeney Todd hanno esordito proprio fra le pagine dei penny dreadful. Con il senno di poi, non è difficile identificarli come i precursori del genere pulp, nato in America negli anni Venti del secolo scorso.

Ebbene, l’interesse di John Logan per queste pubblicazioni non è certo una novità (è stato proprio lui a scrivere Sweeney Todd di Tim Burton), ma un prodotto come Penny Dreadful è frutto di un’ulteriore rielaborazione creativa, felicemente sintetizzata dalla qualità del primo episodio, Night Work. Similmente alla Lega degli Straordinari Gentlemen, la serie riunisce alcuni celebri personaggi letterari nel contesto storico della Londra Vittoriana, assumendo però una piega di natura orrorifica, più che avventurosa: i protagonisti esplorano «un mondo a metà tra quello che conosciamo e quello che temiamo», misurandosi al contempo con la propria alienazione di outsider incompresi (come il Dr. Frankenstein, unico a perseguire l’utopia superomistica del dominio umano sulla natura) o sconfitti dalla vita (è il caso di Ethan Chandler, decaduto dalle sue ricchezze e relegato a un’esistenza raminga). Night Work ha un avvio magnetico e folgorante, poiché ci mette di fronte all’orrore senza alcuna spiegazione, calandoci interamente nel punto di vista di Ethan; in seguito, la trama si dipana a partire dalla missione di Sir Malcolm, pronto a tutto per riavere sua figlia, anche se l’alone di mistero è ben più fitto attorno alla figura di Vanessa Ives. Interpretata con il consueto charme da Eva Green, Vanessa è un personaggio enigmatico, in contatto perenne con forze ultraterrene, e tutte le sue scene in solitudine – quando prega in ginocchio davanti a un crocifisso, e dal muro sgorgano centinaia di ragni – sono inquietanti e piuttosto criptiche, nonché probabilmente simboliche rispetto al suo tormento spirituale.

La regia di Juan Antonio Bayona valorizza il fascino conturbante dell’atmosfera vittoriana, ma raggiunge il suo apice nella memorabile sequenza finale, giocata sulla raffinata alternanza tra long take e controcampi: il risveglio della “creatura” del Dr. Frankenstein contraddice tutti i cliché cinematografici di questo iconico momento, sostituendo alle urla dello scienziato una calma e un silenzio abbacinanti, oltre che estremamente emotivi, come dimostra il gesto della creatura quando “raccoglie” la lacrima del suo creatore. La creatura stessa, poi, è molto lontana dallo stereotipo visivo che appartiene al nostro immaginario: fragile e nuda, barcollante come un bambino che muove i primi passi, esprime subito le emozioni attraverso lo sguardo, stabilendo un canale di comunicazione non verbale con il suo creatore. L’eleganza ipnotica di questa scena non fa che confermare la natura visceralmente “post-moderna” di Penny Dreadful: sceneggiatore di tutti gli otto episodi, John Logan rilegge il “pulp” ottocentesco alla luce di un intrattenimento adulto e autocosciente, personale e citazionista, che risale alle origini del “mito” (non solo letterario, ma anche storico e folcloristico) per reinterpretarne i tratti fondamentali, coadiuvato da valori produttivi di alto livello. Insomma, da non perdere.

La citazione: «Il vizio è la mia patria. Siamo cantastorie.»

Ho apprezzato: l’ottimo cast; la rilettura di creature e personaggi iconici; l’eleganza della regia; la splendida sequenza finale; la qualità di scenografie e costumi.

Non ho apprezzato: nulla di rilevante.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Penny Dreadful sul nostro Episode39 a questo LINK.