Questa settimana AMC ha trasmesso il primo episodio di Turn, serie tv che racconta la nascita della prima rete spionistica nella storia degli Stati Uniti, durante la Guerra d’Indipendenza Americana. Un dramma storico che non disdegna i risvolti spettacolari…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER.
Autunno del 1776. Abraham Woodhall (Jamie Bell) è un agricoltore di Setauket, New York, sposato e con un figlio piccolo. La sua provincia è sotto il controllo britannico, ma Abe, figlio del giudice Richard Woodhall (Kevin McNally), è stato istruito per obbedire alle regole, e desidera solo vivere una vita tranquilla con la sua famiglia. Un giorno, però, si reca alla taverna della sua amica d’infanzia – nonché ex fidanzata – Anna Strong (Heather Lind), e cerca di difendere suo marito Selah (Robert Beitzel) dall’aggressione di un ufficiale britannico, finendo in catene. Suo padre lo fa liberare, ma Abe vuole guadagnare abbastanza denaro per ripianare il suo debito con Selah, ancora prigioniero, così parte per vendere un carico di cavolfiori sul mercato nero. Il suo vecchio amico Ben Tallmadge (Seth Numrich), ora un maggiore dell’esercito coloniale, lo cattura e gli propone di diventare una spia: dovrà comunicare a un corriere gli spostamenti degli inglesi, in modo che i coloni possano anticiparne le mosse in battaglia. Abe non è certo entusiasta dell’idea, ma accetta anche per aiutare Anna, tormentata da un ufficiale britannico – il Capitano John Graves Simcoe (Samuel Roukin) – che vuole prendere il posto di suo marito…
Reduce dal disastro di Terra Nova, lo sceneggiatore Craig Silverstein volge lo sguardo alle radici della storia americana con questa nuova serie per AMC, Turn, che risale alla genesi dell’intelligence statunitense: Abraham Woodhall, Ben Tallmadge e altri amici d’infanzia fonderanno infatti il cosiddetto Culper Ring, una rete spionistica concepita da Tallmadge per comunicare al Generale George Washington le attività dell’esercito britannico a New York. L’episodio pilota è diretto con professionalità da Rupert Wyatt, regista de L’alba del pianeta delle scimmie, che imbastisce qualche sequenza suggestiva (la fuga iniziale di Tallmadge, con il lago tinto di sangue) e gioca abilmente sull’alternanza tra interni ed esterni, dove i primi appaiono soffocanti, angusti e alquanto cupi, mentre i secondi si aprono alla luce autunnale e agli scorci naturalistici del paesaggio americano, respirando a pieni polmoni.
Per lo spettatore statunitense è un vero e proprio ripasso di storia, valorizzato da una componente spettacolare che favorisce l’intrattenimento: Turn cerca una mediazione tra verosimiglianza storica e semplicità fruitiva, riuscendo nel suo intento grazie alla buona ricostruzione d’epoca (costumi, scenografie) e all’attenzione per i dettagli intimi della vita di Woodhall, destinato a diventare un eroe nazionale più per cause circostanziali che per una concreta volontà patriottica. Certo, Silverstein attinge a un immaginario un po’ stereotipato per garantire la fruibilità del prodotto: la caratterizzazione del Capitano John Graves Simcoe, in particolare, è piuttosto banalizzante, poiché riduce il personaggio alla dimensione di tipico antagonista gretto e meschino, utile per catalizzare l’odio del pubblico, ma troppo “costruito” per risultare credibile.
Nel complesso, comunque, si tratta di un valido esordio per la serie di AMC, anche se forse l’episodio pilota eccede in qualche lunghezza di troppo (dura più di un’ora), mentre l’argomento di natura storica, così visceralmente legato al retaggio statunitense, rischia di pregiudicarne l’esportabilità oltre i confini americani.
La citazione: «Tutto ciò che ti chiedo è di combattere per quello in cui credi.»
Ho apprezzato: la buona ricostruzione storica; l’equilibrio fra verosimiglianza e spettacolarità.
Non ho apprezzato: qualche lunghezza di troppo; la banalizzazione di alcuni personaggi.
Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Turn sul nostro Episode39 a questo LINK.