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Gomorra – La Serie, la tv italiana che vogliamo: un commento ai primi due convincenti episodi

Pubblicato il 30 aprile 2014 di Leotruman

È la serie italiana evento del 2014. Parliamo di Gomorra- La Serie, la co-produzione Sky Italia, Cattleya e Fandango che andrà in onda su Sky Atlantic a partire dal 6 maggio. Dodici episodi di un’ora di durata ciascuno, un unico grande arco narrativo, ispirato dal romanzo di Roberto Saviano (che ha contribuito alla genesi della serie), dove tensione, azione e colpi di scena non mancheranno.

Tre registi dietro la macchina da presa: Stefano Sollima (Acab) torna dopo l’acclamato Romanzo Criminale – La Serie a collaborare con Sky in questa nuova produzione dal respiro internazionale. Non a caso è già stata venduta in oltre 50 paesi del mondo (comprata dai Weinstein negli USA) ancor prima della sua messa in onda, record e vanto per il nostro paese. Lo hanno affiancato rispettivamente per tre e due episodi Claudio Cupellini(Una vita tranquilla) e Francesca Comencini (Un giorno migliore).

In occasione di un grande evento che ieri ha monopolizzato il cinema The Space Moderno di Roma per l’intera giornata, è stato tolto il velo sulla serie mostrando alla stampa i primi due episodi e con la conferenza stampa ufficiale che è seguita. Il produttore Riccardo Tozzi di Cattleya ha commentato:

“Con Gomorra finalmente padroneggiamo il linguaggio della serialità tipico delle produzioni americane, ma lo abbiamo contaminato con la nostra tradizione e il radicamento profondo nella nostra realtà, rendendolo più specifico. Un confronto spietato, senza diaframmi, col vero, per nulla didascalico o romanzato, e senza compiacimenti. Sotto il racconto di genere c’è l’universo umano.”

È stato svelato che nei 12 episodi di Gomorra ci saranno tre momenti narrativi diversi, legati a tre diversi personaggi (boss, moglie e figlio). È questo il motivo per il quale sono stati scelti tre registi, con tre diverse sensibilità, per dirigere i vari episodi, supervisionati da Sollima per garantire uno stile visivo unico alla serie.

Differenti sguardi servono per garantire maggiore oggettività al racconto. Gomorra è un unico grande affresco, molto complesso, che aveva bisogno di sguardi diversi per essere compreso pienamente” ha spiegato Sollima, mentre Francesca Comencini ha sottolineato l’aspetto di sfida che il progetto le ha assicurato “Lavorare in collettività con altri due registi, che spezza la solitudine alla quale siamo abituati nella nostra professione. La presenza di scene d’azione per la prima volta nella mia carriera: un progetto unico e per me molto stimolante.” Cupellini ha invece raccontato dell’anno intero vissuto a Napoli per girare la serie, una vera e propria immersione nella realtà a dir poco necessaria per realizzare l’intero progetto che secondo il regista “è una serie estremamente moderna, che mette a fuoco su molte diverse tematiche legate alla realtà e all’attualità. La qualità della scrittura è il punto di forza, ma anche gli attori hanno aiutato moltissimo“.

Roberto Saviano, che con le sue 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo (oltre 2 milioni solo in Italia) è il vero padre della serie, ha partecipato al progetto creativo e narrativo che è solo ispirato al suo libro ma non ne è l’adattamento esteso. Ecco il videocontributo dell’autore mostrato ieri in sala:

Passiamo al commento ai primi due splendidi episodi, senza dubbio il miglior esempio di televisione italiana degli ultimi anni.

Una pompa di benzina. Due uomini non fanno il pieno ma riempiono una tanica. Parlano del più e del meno, di Facebook. Si spostano in macchina sulle note di una canzone neomelodica, che uno dei due canta mentre l’altro disprezza. Arrivano nei dintorni della casa della madre di Salvatore Conte (Marco Palvetti), boss del clan rivale a cena appunto con la madre: eludendo la sicurezza arrivano fino alla soglia del loro appartamento e versano la benzina sotto la porta per poi appiccare un incendio, che in pochi secondi divampa nell’ingresso. Conte e la madre si rifugiano in bagno, ma tutto si trasforma in un inferno. Ciro (Marco d’Amore) e Attilio (Antonio Milo) tornano poi a casa dalle rispettive famiglie, un bacio ai loro bambini e dormono sonni tranquilli. Titoli di testa.

Il prologo di Gomorra in pochi minuti dimostra l‘elevato livello qualitativo della serie su tutti i fronti: regia, scrittura, fotografia, attori, musiche e scenografie. In pochi minuti capiamo di avere davanti un prodotto che non sfigura con le acclamate produzioni HBO, distante anni luce dalle produzioni televisive nostrane alle quali siamo purtroppo abituati in questi anni. Non è un caso che le menti siano le stesse di Romanzo Criminale – La Serie, altro e forse unico esempio degli ultimi anni di tv di grande qualità esportabile (ed esportato) in tutto il mondo.

I primi due episodi (evitiamo spoiler perché i colpi di scena sono già molti e scioccanti), sono visti da due punti di vista diversi: il primo è quello di Ciro, prezioso e fidato soldato del clan, conosciuto come l’Immortale perché scampato a innumerevoli attentati uscendone sempre indenne. Il secondo invece da Salvatore Savastano (Fortunato Cerlino), boss del potente clan dei Savastano, impegnato in attività criminali particolarmente variegate, dalla droga sino agli appalti truccati, che vive insieme alla moglie Imma (Maria Pia Calzone) e il figlio Genny (Salvatore Esposito). A quanto pare questo espediente proseguirà per tutta la serie, in modo da avere un quadro sempre più completo delle intricate vicende e degli sfaccettati personaggi.

Non è Romanzo Criminale, non è una serie d’epoca dove il passato contestualizzato in un tempo e in un luogo poteva garantire un certo grado di empatia con gli “affascinanti” senza conseguenze. Gomorra è crudo, violento e reale come la realtà attuale: la Camorra non permette identificazioni e i suoi stessi protagonisti sono immersi in un gorgo senza fine di tradimenti, sospetto, efferatezze, follia che non lascia spazio che al nostro assistere interessato e attonito allo stesso tempo. Niente è come sembra, e l’evoluzione dei personaggi sembra essere drastica e veloce quasi quanto la vita dei “soldati” camorristi sacrificabili dai boss non per un bene superiore o comune, ma semplicemente per la loro sete sfrenata di potere e ricchezza. Ed è proprio l’egoismo di fondo della malavita napoletana a portare a continue rivolte, tradimenti e colpi di scena a dir poco tragici nella realtà (che supera sempre la fantasia), ma in quanto fiction sul piccolo schermo coinvolgenti e pronti a tenerci incollati per le 12 ore di durata della serie.

I notiziari accessi in sottofondo sui megaschermi da 50 pollici nei loro salotti, in particolare quello dei Savastano, che trasmettono le immagini degli attentati e delle tragedie di cui sono artefici e allo stesso tempo completamente ignorati dai membri della famiglia perché le questioni a tavola sono il cambio del divano o la moto nuova del figlio, sono il simbolo della loro vita vissuta in una realtà alternativa. Un mondo dei quali si credono i sovrani assoluti, dove la legge non esiste anzi la fanno loro, un mondo dove la scala di valori è completamente stravolta. Certo, c’è il figlio che sa di non essere all’altezza del padre, e una moglie pronta a tutto per difendere la sua famiglia, ma la Camorra non è lo specchio Napoli, non è il volto Campania: è una Gomorra fatta di appartamenti lussuosi all’interno delle apparentemente diroccate Vele di Scampia, di una villetta in stile mediterraneo arredata orgogliosamente con una rivisitazione trash del barocco, di orgogliose ritorsioni che si rivelano solo stupide e inutili, di una violenza senza fine che ormai ha perso il suo obiettivo (se mai lo ha avuto).

Gli attori non sono i soliti volti noti al grande pubblico, ma di certo non parliamo di esordienti. Molti vengono da una lunga carriera teatrale, e sono tutti bravissimi (il livello sembra essere ancora più elevato di Romanzo Criminale). Menzione, almeno per questi due episodi dove il suo ruolo è stato centrale, per Marco d’Amore, a dir poco convincente con il suo tormentato Ciro. La regia di Stefano Sollima è solida e mai scontata, non solo nelle movimentate scene d’azione ma anche nelle più intime. Oltre a regia, scrittura e recitazione, quello che convince maggiormente è la qualità della produzione: sicuramente il budget è elevato, ma finalmente si vede ben speso in scenografie, dettagli, comparse e nell’intera creazione del mondo di Gomorra.

Per guadagnare, non solo dal punto di vista finanziario, si deve investire. Ma investimenti di questo tipo, viste le vendite preventive record ricordo già avvenute in oltre 50 paesi del mondo, pagano e sono l’unico modo per investire sul futuro e tornare ad esportare con orgoglio i prodotti italiani (vedi anche nel mondo del cinema i casi de La Grande Bellezza e Il Capitale Umano, due esempi di progetti autoriali accompagnati da produzioni di elevata qualità e attenzione su tutti i fronti che ne permette la fruizione globale. Tutto il resto è già dimenticato o dimenticabile.

Gomorra – La Serie andrà in onda su Sky Atlantic HD a partire dal 6 Maggio mentre in chiaro sarà trasmessa successivamente da La7. Potete rimanere aggiornati sulla serie e commentare gli episodi sul nostro Episode39.

Ecco il trailer: