Riparte la caccia al Re Giallo: in After You’ve Gone, penultimo episodio della prima stagione di True Detective, Rust Cohle e Marty Hart tornano a indagare insieme…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER
Rust (Matthew McConaughey) e Marty (Woody Harrelson) tornano a guardarsi negli occhi dopo dieci anni, separati da un tavolino e qualche birra. Rust si sente in debito nei confronti delle vittime del Re Giallo, e ritiene che Marty debba condividere questo fardello con lui: l’assassino, infatti, è ancora libero, ed è protetto da qualcuno di potente, legato alla famiglia del defunto reverendo Tuttle. Marty ritiene che siano soltanto congetture, ma cambia idea non appena Rust gli mostra le orribili immagini e il raccapricciante video che ha trovato nella casa del reverendo. Ormai non ci sono più scuse: dovranno lavorare ancora insieme – ma stavolta clandestinamente – per trovare il serial killer…
«E come in tanti sogni, alla fine c’è un mostro». Così Rust concludeva il suo monologo al termine del terzo episodio, sull’inquietante immagine di Reggie Ledoux che si aggirava nella sua tana. Ebbene, anche After You’ve Gone si chiude sull’inquadratura di un “orco”: è l’uomo sfigurato, con cui peraltro Rust è già entrato in contatto nel terzo episodio, fuori dalla Light of the Way School. La grandezza di True Detective è evidente anche da questi dettagli, che richiedono memoria e dedizione per essere ricondotti al posto giusto nella mitologia della serie.
Una mitologia che si fa sempre più oscura ed esoterica: quando Marty e Rust fanno visita alla ex governante di Sam Tuttle, padre del reverendo, la donna scivola in un delirio verbale che prende forma nella parola «Carcosa» e nella frase «Gioite, la morte non è la fine», macabramente simile alla cantilena pronunciata da Ledoux quando venne catturato dai due detective, «Ora siete a Carcosa». Questa misteriosa località è il dominio del Re Giallo, ed entrambi i termini affondano le radici nella letteratura americana: Carcosa è una cittadina fittizia citata da Ambrose Bierce nel racconto An Inhabitant of Carcosa, ed è stata utilizzata più diffusamente da Robert W. Chambers nel suo libro di racconti horror intitolato – guarda caso – The King in Yellow. L’elemento orrorifico, insomma, si fa sempre più intenso, mentre le indagini dei protagonisti scrutano sempre più a fondo nell’abisso. D’altra parte, After You’ve Gone costituisce un altro punto di non ritorno per la serie di Nic Pizzolatto e Cary Joji Fukunaga: Rust e Marty oltrepassano una linea da cui non potranno mai tornare indietro, accettando la responsabilità di un compito che soltanto loro possono assolvere. Perché ormai è chiaro, ce ne accorgiamo anche nei brevi segmenti che raccontano la loro quotidianità (Marty che consuma una cena precotta davanti alla televisione, Rust che vive nel suo isolamento eremitico): i nostri “eroi” sono due uomini miserabili. Soli, abbandonati, senza nulla da perdere, conservano un forte senso di responsabilità e una solida fibra morale. Emblematica la sequenza in cui Marty visiona il filmato che mostra l’omicidio (e stupro) rituale della piccola Marie Fonteneau: noi spettatori non vediamo la registrazione direttamente, ma ne osserviamo gli effetti sul volto del detective, sconvolto, rabbioso, esterrefatto, e questo è sufficiente per intuirne il contenuto. Messi di fronte all’orrore, questi uomini hanno almeno la dignità di reagire. Se non loro, chi altri?
La citazione: «Alla fine il tempo avrà la meglio su tutti noi. Tu però devi averlo fatto incazzare un bel po’.»
Ho apprezzato: la ruvida solidarietà tra miserabili; l’apparizione finale dell’uomo sfigurato.
Non ho apprezzato: la presenza di Maggie è ininfluente.
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