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Mr. Peabody e Sherman – Un commento al film della DreamWorks Animation

Pubblicato il 15 marzo 2014 di Marlen Vazzoler

Chi ha avuto il piacere di seguire il cartone animato di L’improbabile storia di Peabody, andato in onda tra gli anni cinquanta e sessanta all’interno del programma contenitore Rocky e Bullwinkle, potrà rivivere le emozioni dello show creato da Ted Key grazie al nuovo film prodotto dalla DreamWorks Animation, Mr. Peabody & Sherman che nei suoi primi dieci minuti ricrea il primo episodio del cartone animato originale.
In questa sequenza iniziale vengono ripresi alcuni momenti tipici dello show ma allo stesso tempo vengono gettate le basi di questa moderna versione della storia dei due protagonisti. Due elementi saltano subito all’occhio, Peabody è meno saccente rispetto alla versione originale, e il suo rapporto con il figlio adottivo Sherman non è più quello tra un cane e il suo ‘animale domestico’, a questo proposito troviamo una simpatica citazione nella scena ambientata nelle cucine di Versailles, ma quello tra un padre e un figlio, il tema cardine di questa pellicola. Un’altra novità è rappresentata dalla nuova macchina del tempo, prima Peabody e Sherman attraversano semplicemente una porta per raggiungere la loro destinazione, mentre in questo caso è stata creata una vera e propria navicella che percorre i tunnel spazio-temporali. Se nello show i due protagonisti contribuivano a creare la storia che oggi noi conosciamo, in questo caso diventano ‘semplici spettatori’ degli eventi che accadono attorno a loro.
Ma il motore della storia non sono i due protagonisti, ma il personaggio creato da Craig Wrigh, Penny, la bulla compagna di classe di Sherman che permette di approfondire il legame tra i due protagonisti e le implicazioni che derivano dall’adozione di un bambino da parte di un cane. Nel corso del film seguiamo l’evoluzione del rapporto tra Sherman e Penny, da compagni di classe che non si sopportano e detestano, ad amici che si supportano l’uno con l’altro, anche se Sherman continua ad essere spinto dall’intraprendenza di Penny. Contemporaneamente seguiamo la trasformazione di Penny in una persona completamente diversa a quella che ci era stata presentata, e la maturazione di Sherman, che proprio grazie a Penny riesce a credere nelle sue capacità, mentre Peabody riesce finalmente ad essere onesto con i suoi sentimenti.
Tra i personaggi secondari particolare importanza assumono l’assistente dei sevizi sociali, la signora Grunion, una versione rivisitata del padrone dell’orfanotrofio comparso nel primo episodio della serie animata, che vuole impedire l’adozione di Sherman. In questo caso il suo ruolo viene un po’ più ampliato ma principalmente usato come strumento per far andare avanti la narrazione, e Leonardo da Vinci che con la costruzione del suo terrificante bambino ci mostra come potrebbe essere diventato Peabody se non avesse mai adottato Sherman.
A differenza dei film precedenti, pensiamo ai Croods o a Turbo, l’animazione è molto più semplice, pensiamo agli sfondi o agli stessi personaggi. Il character design è più moderno, sono stati abbandonati i corpi tozzi della serie animata per il tipico design stilizzato usato dallo studio, già visto in pellicole come Mostri contro Alieni. Nella pellicola, in particolar modo nella sequenza finale, viene mantenuta la tradizione della DreamWorks Animation nell’usare termini ed elementi pop. La colonna sonora di Danny Elfman è invece un po’ sottotono, a parte alcune tracce come ‘Dinner Party‘, ‘The Flying Machine‘. Il doppiaggio italiano è davvero buono, in particolare le voci di Massimo Lopez (Peabody) e Luca Biagini (Leonardo Da Vinci).
Solo nella sequenza in cui Peabody ripercorre il suo passato con Sherman sotto le note di ‘Beautiful Boy‘ di John Lennon riusciamo a riconoscere il regista Rob Minkoff, che avevamo così apprezzato in Il re leone, in questa sequenza assistiamo ad una perfetta combinazione tra musica e animazione. Nel complesso il film non è un capolavoro ma un esperienza davvero piacevole, in cui risulta difficile non lasciarsi coinvolgere.
Chi rimarrà fino alla fine dei titoli di coda vedrà un piccolo omaggio allo show originale, mentre poco prima della fine del film, i fan di L’improbabile storia di Peabody potranno riconoscere un personaggio che compariva nella sigla di chiusura, il baffetto con lo spazzolone.