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Lovelace, la recensione del film sulla pornostar di Gola Profonda

Pubblicato il 07 maggio 2014 di Andrea D'Addio

Lovelace Amanda Seyfried Adam Brody - Foto del film

Nell’improvvisa corsa iniziata un paio di anni fa per “chi fa per primo il film su Linda Lovelace”, i cui contendenti erano, da una parte il duo Rob Epstein e Jeffrey Friedman (con Amanda Seyfried protagonista) e dall’altra Matthew Wilder (che prima aveva scelto Lindsay Lohan e poi Malin Akerman come interprete principale), hanno vinto, come si può vedere, i primi che hanno così avuto modo di adattare la sceneggiatura appositamente scritta da Andy Bellin.

La vita di Linda Lovelace, la prima pornostar statunitense a diventare veramente popolare nel proprio paese grazie ad uno dei primi film erotici con tanto di sceneggiatura (parliamo di Gola Profonda, 1972) è ormai una di quelle storie che, ciclamente, ritornano all’attenzione dell’opinione pubblica. Su di lei i primi riflettori furono puntati a causa del film e dei suoi sequel. Poi, nel 1980, la sua autobiografia, offrì una nuova prospettiva sulle sue scelte passate, vittime, come lei, degli abusi di un marito violento e di una mafia che non era così lontana dal porno come si poteva e voleva credere. Linda Lovelace divenne un’icona del femminismo del decennio, salvo poi ritornare nell’oblio. La sua morte, avvenuta per un incidente stradale nel 2002, ed il documentario Inside Gola Profonda del 2005, offrirono un’ulteriore occasione per raccontare la sua vicenda così come lo è adesso questo nuovo film a lei dedicato.

Lovelace Amanda Seyfried Foto Dal Film 03

Prima del loro primo film di fiction, l’Urlo (biopic sui generis su Allen Ginsberg) Rob Epstein e Jeffrey Friedman erano conosciuti nell’ambiente cinematografico per i loro bei documentari. Non parliamo quindi di due registi tutto fumo e niente impegno, ma al contrario, di due impegnati cineasti sempre attenti a cogliere dettagli e sfumature della realtà circostante. Se con Urlo avevano osato troppo, lasciando che la poesia (peraltro “urlata”) dominasse una pellicola troppo parlata, in questo caso la loro prima preoccupazione sembra sia stata l’estetica. E così, pescando a piene mani dai ritmi e dai toni del Boogie Nights di Wes P.T. Anderson, ecco una prima parte di film fatta di erotismo edulcorato ed un mondo che sembra sempre sorridente sia nei contenuti che nella forma. Nella seconda parte però Lovelace mostra il suo “dietro le quinte”, rilegge tutto quanto prima raccontato da un diverso punto di vista, sicuramente più drammatico, rendendo chiaro a tutti come il patinato di prima fosse una scelta costruita appositamente per dare coerenza ad un racconto in cui si scava sulla personalità della protagonista. Non tutto viene chiarito riguardo alla vita di Linda Lovelace, ma essendo una storia vera sicuramente ci saranno stati dei limiti che non si potevano superare, dove il presumere non è abbastanza. A parte il dimenticabile cameo di James Franco, che pare volere essere presente, anche solo con una battuta, ogni volta che c’è un film sul mondo del porno (nel 2012 fu al Festival di Berlino con About Cherry), il resto del cast, a partire dalla brava Amanda Seyfried, riesce a rendere credibile ambientazione, dubbi e malinconia della situazione.

[La recensione era stata scritta in occasione della presentazione al Festival di Berlino]