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Crisis, la recensione del secondo episodio: If You Are Watching This I Am Dead

Pubblicato il 26 marzo 2014 di Lorenzo Pedrazzi

If You Are Watching This I Am Dead, terzo episodio di Crisis, conferma le buone impressioni del pilot: la serie di Rand Ravich è tesa e godibile.

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Francis Gibson (Dermot Mulroney), ex analista della CIA, tiene sotto scacco i genitori dei ragazzi rapiti, e li manovra per i propri scopi. A Meg Fitch (Gillian Anderson) viene imposto un riscatto di venti milioni di dollari, ma la donna scopre che i rapitori non hanno alcuna intenzione di liberare sua figlia, poiché avranno bisogno di lei anche per altre operazioni: dopo aver consegnato il denaro, le viene infatti assegnato un incarico segreto. Nel frattempo, l’ambasciatore pakistano (Faran Tahir) viene obbligato a custodire un misterioso pacchetto all’interno della sua ambasciata, ma non ha la minima idea di cosa contenga. L’agente dell’FBI Susie Dunn (Rachael Taylor) e il suo nuovo partner Marcus Finley (Luke Gross), sopravvissuto al rapimento dopo aver salvato il piccolo Anton, intervengono in suo aiuto, ma scoprono qualcosa di decisamente inaspettato…

Tra le nuove serie di questa metà stagione, Crisis è quella che offre l’intrattenimento più solido e incalzante: merito di una sceneggiatura che ravviva l’attenzione con buoni colpi di scena e improvvisi capovolgimenti narrativi, mantenendo un clima di tensione ed emergenza costanti. Le trame elaborate da Rand Ravich possono apparire contorte, ma risultano pienamente sensate ai fini dell’intreccio, e trasmettono l’impressione che ci sia sempre qualcosa in più da scoprire, qualche ulteriore verità da svelare. Il finale di If You Are Watching This I Am Dead ne è la dimostrazione: Susie Dunn e Marcus Finley trovano i corpi di alcuni soldati americani nascosti nell’ambasciata pakistana, privi di sensi, e Frances Gibson ci rivela che fanno parte di un programma segreto a cui collaborava lui stesso, ai tempi della CIA. In questo modo, l’intera operazione si configura come un tentativo di restaurare la sua immagine, la sua reputazione e il suo rapporto con i familiari, in particolare la figlia Beth Ann, presente fra gli ostaggi. Questo fa di lui un antagonista fragile, emotivo e sfaccettato, che riesce persino ad attirare l’empatia del pubblico e suscitare compassione, nonostante l’evidente gravità delle sue azioni. Inoltre, non gli manca il senso dell’onore: quando la missione per recuperare i soldati fallisce, decide di liberare ugualmente il figlio dell’ambasciatore, poiché riconosce che il fallimento è stato suo, non dei genitori del ragazzo.

Tra conflitti di classe (Beth Ann e il suo amico, al contrario dei compagni, non sono figli della Washington privilegiata) e ricatti crescenti (Meg, donna potente, è una pedina preziosa nelle mani di Gibson), l’episodio procede con ritmo apprezzabile, e trova i suoi eroi nell’inedita coppia composta da Susie e Marcus, gli unici in grado di scardinare le macchinazioni dei rapitori. Per il momento, la serie si sta dimostrando molto efficace nei suoi propositi di puro svago, soprattutto grazie alla confezione tecnica professionale e alla buona qualità della scrittura. Di sicuro può reggere bene anche sulla distanza delle tredici puntate.

La citazione: «Tecnicamente non è vero, che la paura deteriora l’integrità della memoria umana. Anzi, l’azione del sistema della corteccia surrenale causa uno stato di iperallerta. Questo è ciò che è successo. Finley mi ha salvato. Ha ucciso l’uomo che voleva prendermi.»

Ho apprezzato: le sfaccettature dell’antagonista; la trama incalzante.

Non ho apprezzato: nulla di rilevante.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Crisis sul nostro Episode39 a questo LINK.