Giunta al decimo episodio della quinta stagione, Community azzarda il sequel di una delle sue puntate più memorabili: con Advanced Advanced Dungeons & Dragons ci inoltriamo in una nuova partita a Dungeons & Dragons, i cui obiettivi naturalmente trascendono il gioco stesso…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER.
Il Comitato per la Salvaguardia di Greendale scopre che il professor Buzz Hickey e suo figlio Hank non si parlano più, e infatti il professore non ha nemmeno ricevuto l’invito per la festa di compleanno di suo nipote. Poiché Hank è un appassionato di Dungeons & Dragons, il gruppo decide di organizzare una partita a casa di Abed e Anne per aiutarli a riavvicinarsi: ovviamente Abed è il Dungeon Master, e tutto è pensato per fare in modo che padre e figlio collaborino all’interno del gioco, ma Hank spariglia le carte e riassegna i personaggi, complicando le cose. Separati in due gruppi, i giocatori dovranno superare molte avversità per uccidere il malvagio Negromante… peccato però che, invece di collaborare, Hank e Buzz entrino in competizione!
Ogni fan di Community ricorda bene Advanced Dungeons & Dragons, quel piccolo capolavoro in cui i protagonisti (all’epoca un “gruppo di studio”) organizzavano una partita di D&D per salvare la vita al povero “Fat” Neil, sull’orlo del suicidio a causa della depressione, ma che ora «grazie a noi è ancora in giro, a fare questo e quello sullo sfondo», come dice Jeff all’inizio dell’episodio… proprio mentre Neil appare – per l’appunto – sullo sfondo in veste di comparsa, secondo quel tipico umorismo metanarrativo che ormai ha fatto la storia di questo show. L’idea di realizzarne un sequel – o meglio, di produrre un altro episodio basato sul medesimo soggetto – è sempre rischiosa, anche se Community è una serie che ha già dimostrato di saper superare se stessa (basti pensare alle puntate con il paintball); stavolta, però, l’obiettivo non può dirsi raggiunto: Advanced Advanced Dungeons & Dragons è un episodio divertente, a tratti brillante, superiore alla media della comicità televisiva odierna, ma che non può pretendere di paragonarsi all’originale, né sul piano dell’umorismo né su quello dell’epicità (esatto, l’originale riusciva persino a far vibrare le corde dell’epica).
A frenare l’episodio è soprattutto l’epilogo, un po’ affrettato e sostanzialmente irrisolto, insieme ad alcune gag che non sembrano andare a segno, soprattutto se paragonate agli standard di uno show di così alto livello. Certo, le buone idee non mancano. Il preside Pelton magnetizza l’attenzione quando prende troppo sul serio il suo ruolo nel gioco (è il figlio del personaggio di Jeff), sfruttandolo come scusa per avvicinarsi morbosamente al suo “amato” con una girandola di doppi sensi neanche troppo velati: «Se io strofino la lama magica di famiglia mentre tu strofini l’elsa, due fasci di luce gemelli ci riveleranno la posizione dell’altro. Ogni notte strofinerò pensando a te, pregando che il fato notturno ci trovi a strofinare insieme». Inutile dire che Jim Rush è, come sempre, bravissimo. Delirante anche il montaggio serrato che narra la battaglia del pre-finale, quando i giocatori si lanciano addosso armi e incantesimi assurdi, descrivendo ogni singola azione con gesti e urla concitate. Il risultato è molto godibile, e David Cross – attore comico di grande esperienza – funziona bene nel ruolo di Hank, ma si sente la mancanza di quel guizzo geniale che permetterebbe di fissare l’episodio nella memoria degli spettatori.
La citazione: «È difficile realizzare un sequel soddosfacente. Molti geni si sono mortificati per la loro supponenza, e questa è la perfetta occasione per dimostrare la mia superiorità.»
Ho apprezzato: il preside Pelton/Jim Rush; la gag metanarrativa con “Fat” Neil; la delirante battaglia del pre-finale.
Non ho apprezzato: l’epilogo un po’ trascurato; qualche gag meno riuscita del solito.
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