Reduce dall’Oscar per la Miglior Regia, Alfonso Cuarón debutta in televisione con il primo episodio di Believe, la serie da lui creata per NBC, e prodotta da J.J. Abrams. Vediamo di cosa si tratta.
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER
Mancano pochi minuti all’esecuzione di Tate (Jake McLaughlin), accusato ingiustamente di aver ucciso due persone, ma nella sua cella si presenta un prete decisamente insolito: si chiama Winter (Delroy Lindo), e gli offre una via di fuga perché vuole incaricarlo di proteggere una bambina, Bo (Johnny Sequoyah), recentemente sopravvissuta all’attacco di un sicario (Katie McClellan) che ha giustiziato i suoi genitori adottivi. Tate ovviamente accetta, e scappa dalla prigione grazie al blackout provocato da Channing (Jamie Chung), una donna che lavora per Winter. Nessuno gli spiega per quale ragione sia stato scelto proprio lui, ma ben presto capisce che l’incarico non sarà semplice: prelevata Bo dall’ospedale in cui era ricoverata, Tate si scontra subito con il sicario, ma riesce a fuggire insieme alla bambina, che sembra possedere delle facoltà molto particolari. Per questa ragione il misterioso Roman Skouras (Kyle MacLachlan), mandante del killer, vuole catturarla a tutti i costi…
Il piano sequenza iniziale reca subito la firma di Alfonso Cuarón, ormai un consolidato maestro nei virtuosismi con la macchina da presa: l’inquadratura scivola morbidamente nell’abitacolo di un’automobile (proprio come accadeva ne I figli degli uomini) per mostrare l’incidente dall’interno della macchina, fino alla comparsa del sicario e all’intervento dei soccorsi, sfoggiando un’abilità tecnica sorprendente che rivaleggia con la celebre scena finale del quarto episodio di True Detective. Si attesta però come l’unico sussulto di una regia che, per il resto, adotta soluzioni visive piuttosto prevedibili, di natura intimista, mettendosi al servizio di una storia che non riesce mai a calamitare l’attenzione.
Colpa di un canovaccio sin troppo abusato, logoro e un po’ stantio, che parte da L’incendiaria di Stephen King per arrivare al recente Beyond Two Souls, passando da Touch e da altri titoli con bambini prodigiosi. L’entità dei poteri di Bo non è chiara (preveggenza, telepatia, telecinesi…), ma la ragazzina sembra portare speranza in tutte le persone che incontra, e persino il rude Tate sente affiorare una lacrima quando la vede per la prima volta. Inutile dire che il loro rapporto nasce sotto una cattiva stella, all’insegna dell’antipatia reciproca (petulante lei, brusco e impaziente lui), ma i due sembrano destinati a vivere grandi avventure insieme, anche perché – come rivela Winter nel finale – Tate è il padre di Bo, e proprio per questa ragione ha ricevuto l’incarico di crescerla e proteggerla. Attorno a loro si sviluppa il solito intreccio di cospiratori e malintenzionati che vogliono sfruttare i poteri della bambina, anche se bisognerà attendere i prossimi episodi per verificare se la serie abbia in serbo qualche valida sorpresa. Per il momento il copione di Cuarón e Mark Friedman si fa notare per alcuni passaggi narrativi alquanto goffi o forzati, a dimostrazione di quanto il regista messicano sia decisamente preferibile come artista visivo, piuttosto che come sceneggiatore: questo episodio pilota attinge sin troppo spesso alla sospensione d’incredulità, costringendoci ad accettare l’inverosimile (sul piano logico) solo per favorire la prosecuzione della storia, e generando così un effetto di straniamento che ostacola l’immersione nei meccanismi del racconto. Le prossime puntate di Believe ci permetteranno di cogliere il quadro della vicenda nella sua interezza, e non è da escludere che la serie possa imboccare una parabola ascendente, ma l’avvio non è certo dei migliori.
La citazione: «Signor Tate, quando l’ha vista per la prima volta ha sentito qualcosa, non è vero?»
Ho apprezzato: il piano sequenza iniziale.
Non ho apprezzato: il soggetto sin troppo abusato; i passaggi narrativi goffi o forzati.
Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Believe sul nostro Episode39 a questo LINK.