La seconda stagione di Arrow giunge a una svolta: The Promise racconta un evento fondamentale nel passato di Oliver Queen, le cui conseguenze si ripercuotono sulla sua vita presente…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER
Slade Wilson (Manu Bennet) è tornato, ed è ospite a casa di Oliver (Stephen Amell) per dare il suo appoggio alla candidatura di Moira (Susanna Thompson) alla poltrona di sindaco di Starling City. Naturalmente Oliver non può svelare a sua madre che Slade è un pazzo assassino, e che ha promesso di fargliela pagare per la morte di Shado, quindi è costretto ad assecondare la sua presenza come un bravo padrone di casa, mentre Moira e Thea (Willa Holland) gli mostrano la collezione di dipinti che apparteneva al defunto padre.
Nei flashback sull’isola, ritroviamo Oliver, Slade e Sara (Caity Lotz) che preparano l’assalto alla nave di Anthony Ivo (Dylan Neal). Sara prende Oliver in disparte per intimargli di uccidere Ivo, altrimenti Slade potrebbe scoprire la verità sulla morte di Shado…
Ogni episodio di Arrow è costruito per mezzo di un’alternanza tra passato (i flashback sull’isola) e presente (le avventure di Oliver/Freccia Verde a Starling City), ma The Promise sfrutta questa struttura narrativa con maggiore abilità e consapevolezza rispetto al resto della serie. In questo caso, infatti, i due piani temporali sono pienamente complementari: il passato si focalizza sull’azione, mentre il presente è congelato in una stasi ricca di suspense, nutrita dal conflitto silenzioso tra Oliver e Slade. Se Moira e Thea sono ignare del pericolo che corrono, Oliver invece ne è consapevole, ma non può agire (e quando lo fa, viene nettamente prevaricato dalla forza dell’avversario). Il senso d’impotenza è palpabile, e la tensione non si dissolve nemmeno con l’intervento di Sara e Roy.
Il dialogo fra passato e presente funziona molto bene, poiché il primo giustifica gli eventi del secondo: scopriamo infatti come Slade sia venuto a conoscenza della verità sulla morte di Shado, e di come il rapporto fra lui e Oliver si sia definitivamente rotto, instradandolo sul sentiero che lo avrebbe portato a diventare Deathstroke. Non a caso, proprio in questo episodio assistiamo a due scene iconiche: Slade che indossa per la prima volta la maschera del supercriminale (appartenuta al suo ex compagno d’armi Bill Wintergreen) e Oliver che veste per la prima volta il cappuccio di Freccia Verde (appartenuto a Yao Fei). The Promise, come si evince da questi dettagli, assume quindi una certa importanza rispetto alla mitologia della serie, poiché contibuisce a delinearne alcuni momenti fondamentali.
Certo, non si può negare che i propositi di vendetta di Slade siano un po’ scontati: la storia dell’antagonista che risparmia l’eroe perché “vuole fargli soffrire le stesse pene che ha sofferto lui” è una soluzione molto inflazionata nel genere avventuroso e supereroistico, e sembra utile soprattutto per giustificare la sopravvivenza del protagonista (Slade avrebbe potuto ucciderlo all’istante, invece di lasciarlo vivere). Ma pazienza, si tratta di espedienti ormai ampiamente accettati, per quanto un po’ troppo abusati. L’intrattenimento, comunque, non ne risulta scalfito.
La citazione: «Ucciderti adesso sarebbe un atto di pietà. Non potrai morire finché non avrai sofferto le stesse pene che ho sofferto io, finché non avrai conosciuto la totale disperazione. E questo accadrà, te lo prometto.»
Ho apprezzato: La costruzione che alterna passato e presente; la tensione costante nel segmento del presente.
Non ho apprezzato: i propositi di vendetta di Slade suonano un po’ scontati.
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