8 Marzo, una ricorrenza che forse con il tempo ha perso parte del suo significato originale ma che ci ricorda come la questione femminile sia ancora degna di attenzione. In alcuni paesi del mondo, l’uguglianza non esiste neppure formalmente, ma anche dalle nostre parti se pensiamo che secondo un calcolo approssimativo la suddivisione del potere è all’incirca dell’80% in mano agli uomini ed il 20% alle donne, ci fa capire come la parità sia ancora lontana.
E stupisce scoprire che anche nell’universo videoludico siamo ancora più lontani da una certa parità di genere fa veramente specie. Partiamo con l’abbattere un luogo comune intanto: oramai l’utenza videoludica è quasi parimente rappresentata. Negli USA gli ultimi sondaggi parlano del 38% di videogiocatrici, quindi non troppo lontane dall’essere numericamente alla stegua dei gamers maschi.
Nonostante quindi lo stereotipo del videogiocatore esclusivamente o quasi maschio è stato superato dalla realtà, l’industria produttrice è molto più retrograda. Un interessantissimo articolo del sito Gamasutra (che a sua volta riprende uno studio che trovate in forma completa qui), ha infatti svelato che tra i 150 titoli più venduti degli ultimi anni prendendo in considerazione al loro interno oltre 5.000 personaggi virtuali, la percentuale di personaggi femminili tra protagonisti e ruoli secondari non va oltre il 10-15%. Percentuale veramente ridotta se poi pensiamo che spesso alcuni personaggi femminili hanno tutte le “features” della donna oggetto.
Eppure, da videogiocatore maschio, non si riesce a comprendere questo ostracismo nei confronti di personaggi femminili. Vien subito da pensare, pensando agli ultimissimi titoli giocati, a Tomb Raider Definitive Edition dove è stato un vero piacere avere come alter ego una Lara Croft meno super maggiorata, meno fumettosa, più fragile e più reale.
Tornando un pò indietro nel tempo, ai primi anni di Playstation 3, impossibile dimenticare il carisma della protagonista di Heavenly Sword, Nariko per poi passare alle protagoniste di Mirror’s Edge e Bayonetta, tutte accolte con favore anche dai videogiocatori maschi (tranne ovviamente sparute eccezioni).
E’ quindi abbastanza evidente come quindi in realtà non sia un problema di pubblico quanto di timore immotivato dei publisher che temono di perdere una fetta di utenza nel caso in cui si proponga una protagonista femminile.
Ribaltando il concetto invece, è ipotizzabile che addirittura oggi ci possa essere un maggior interesse nei confronti di un videogame con protagonista una donna, anche per un eccesso di maschi stereotipati come alter ego che a volte risultano essere decisamente deja vù. E voi cosa ne pensate in merito? Aspettiamo le vostre opinioni qui di seguito!