Corre oggi un anniversario molto importante della storia dell’IRA e del movimento indipendentista irlandese Sinn Féin, trentatré anni fa il 1 marzo del 1981 cominciò il secondo sciopero della fame dei detenuti repubblicani irlandesi che erano stati privati nel 1976 dello stato di prigionieri politici dal governo britannico.
Il braccio di ferro tra i prigionieri e il primo ministro inglese Margaret Tatcher era basato sull’approvazione delle Five Demands (cinque richieste):
-il diritto di non indossare la divisa carceraria;
-il diritto di non svolgere il lavoro carcerario;
-il diritto di libera associazione con gli altri detenuti e di perseguire attività educative e ricreative;
-il diritto di ricevere una visita, una lettera e un pacco alla settimana;
-il completo ripristino delle riduzioni perse attraverso la protesta.
Bobby Sands fu il primo detenuto, un ex comandante dell’IRA, a rifiutare il cibo. Ma a differenza del primo sciopero altri prigionieri si unirono alla protesta ad intervalli regolari, sperando di poter ottenere un maggior supporto da parte del pubblico e di dare una pressione maggiore alla Tatcher.
Dopo la morte del nazionalista indipendente Frank Maguire, il Sinn Féin e il Social Democratic Labour Party decisero di candidare Sands come unico candidato nazionalista contro Harry West, il candidato dell’Ulster Unionist Party. Sands vinse la campagna elettorale e diventò un membro del parlamento britannico ma, nonostante il risultato ottenuto e le pressioni internazionali sul governo, la Tatcher non cedette.
“Non siamo preparati a considerare uno stato speciale per alcuni gruppi di persone che sono state condannate per dei crimini. Il crimine è un crimine, non è politico”.
Dopo 66 giorni di digiuno, il 5 maggio del 1981 Sands morì nell’ospedale della prigione, suicidandosi. Mentre la situazione in Irlanda del Nord non faceva che degenerare, il governo decise di utilizzare degli intermediari per fermare la protesta ma senza successo. Ma il 31 luglio avvenne fatto che pochi mesi dopo avrebbe portato alla cessazione dello sciopero della fame. La madre di Paddy Quinn autorizzò l’intervento dei medici affinché gli salvassero la vita, dopo essere entrato in coma, sfruttando il loro diritto sancito dalla legge britannica. Il 20 agosto la situazione venne ripetuta nel caso di Patrick McGeown e il 6 settembre si registrò il quarto caso.
Quando la maggior parte delle famiglie dichiarò che avrebbero autorizzato l’intervento medico, i detenuti compresero di non aver altra scelta e decisero di interrompere il loro digiuno il 3 ottobre del 1981 alle 15:15. Ma la loro azione non fu inutile, tre giorni dopo vennero fatte delle concessioni parziali ai prigionieri, come poter indossare i propri vestiti. Ma solo nel 1983, dopo il sabotaggio dei prigionieri e la fuga dalla prigione Maze, venne garantita l’ultima richiesta, la chiusura delle officine della prigione.
Il governo repubblicano capì la necessità di affiancare alla lotta armata una strategia politica, che consisteva nella partecipazione alle elezioni, portando al rafforzamento del Sinn Féin e all’eventuale processo di pace del 1998.
Tre film hanno raccontato il secondo sciopero della fame:
Una scelta d’amore (1996)
scritto da Terry George e da Jim Sheridan in cui seguiamo due madri interpretate da Helen Mirren e Fionnula Flanagan mentre tentano di salvare la vita dei loro figli.
H3 (2001)
co-sceneggiato da un ex detenuto che aveva partecipato al digiuno Laurence McKeown.
Hunger (2008)
di Steve McQueen, interpretato da Michael Fassbender, Stuart Graham, Frank McCusker, Brian Milligan, Liam McMahon.
La pellicola più conosciuta fra le tre, vinse la Caméra d’or per la miglior opera prima al 61º Festival di Cannes, il Sydney Film Prize al Sydney Film Festival, il Grand Prix al Belgian Syndicate of Cinema Critics, come miglior film al Evening Standard British Film Awards, uno dei due BAFTA a cui era stato candidato, e sei degli otto IFTA a cui era stato nominato.
Il film è finalmente arrivato in Italia nel 2012, grazie alla Bim.